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Gli effetti allucinogeni della noce moscata

La noce moscata è una spezia molto utilizzata in cucina che può però avere effetti psicotropi e allucinogeni, specialmente se assunta in dosi molto elevate

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La noce moscata: spezia comune e pianta particolare

La noce moscata è il seme essiccato dei frutti di Myristica fragrans Houtt., una pianta della famiglia delle Myristicaceae e originaria delle Molucche, nell’arcipelago indonesiano.

I frutti della noce moscata sono piccole drupe racchiuse in un arillo rossastro chiamato macis, usato anch’esso come spezia, così come il seme, che viene adoperato in polvere o grattugiato al momento per dare sapore a besciamella, purè di patate, dolci, vin brulé e altre ricette.

La noce moscata è nota per il suo aroma intenso, motivo per cui è apprezzata in cucina, ma possiede anche proprietà ed effetti meno conosciuti.

Al di là del suo ruolo gastronomico, la noce moscata ha infatti una lunga storia d’uso nella medicina tradizionale, in particolare in Oriente. In erboristeria, soprattutto nella medicina ayurvedica, viene impiegata per le sue proprietà digestive e carminative e può avere effetti anche sul sistema nervoso, con un’azione psicoattiva potenzialmente allucinogena.

L’intensità di questa azione dipende dalla quantità assunta, ma anche dal modo in cui l’olio essenziale della pianta viene metabolizzato, poiché esistono differenze individuali che possono aumentare o ridurre la vulnerabilità ai suoi effetti.
 

Composizione chimica e sostanze attive

Le proprietà della noce moscata derivano dalla presenza di un olio essenziale composto da principi attivi come miristicina, elemicina e piccole quantità di safrolo.

Si tratta di molecole aromatiche appartenenti alla stessa famiglia chimica di alcune sostanze psicoattive naturali, come l’anetolo e il safrolo presenti anche in altre spezie aromatiche, tra cui anice e prezzemolo.

A dosi elevate, queste molecole possono agire sul cervello modificando la percezione sensoriale e l’umore.

La miristicina, in particolare, è considerata la principale responsabile degli effetti psicotropi.

L’ipotesi è che questa sostanza, in seguito al metabolismo, possa trasformarsi in composti simili all’anfetamina MDA, anche se questo meccanismo non è stato ancora confermato in modo definitivo nell’uomo.

Inoltre, la miristicina interferisce con alcuni enzimi che metabolizzano i neurotrasmettitori, come la monoamino-ossidasi (MAO), e un suo eccesso può provocare alterazioni chimiche a livello cerebrale.

Queste sostanze sono comunque presenti nella spezia in concentrazioni molto basse, e un uso culinario non comporta rischi. Se però si assumono dosi eccessive di noce moscata, la concentrazione di questi composti nel sangue può salire fino a livelli tossici, con effetti che variano in base al metabolismo individuale.

 

Effetti psicotropi documentati

Gli effetti allucinogeni della noce moscata sono descritti da tempo, compaiono in letteratura scientifica fin dal XIX secolo e sono stati documentati numerosi casi di intossicazione, spesso dovuti all’ingestione intenzionale di quantità elevate, nell’ordine di 5-10 grammi di polvere, equivalenti a circa una o due noci intere.

Poiché gli effetti dipendono non solo dalla quantità ma anche dalle caratteristiche individuali, la stessa dose può causare lievi disturbi in alcune persone e crisi tossiche in altre.

Dopo alcune ore dall’assunzione, possono quindi comparire sintomi di intossicazione come confusione mentale, sonnolenza, alterazioni della percezione visiva o uditiva, euforia o, al contrario, stati di forte ansia e disorientamento. Altri sintomi includono nausea, tachicardia, secchezza delle fauci, vertigini e difficoltà di coordinazione.

Gli effetti possono comparire lentamente e persistere anche due o tre giorni, accompagnati da senso di stanchezza e malessere generale.

L’assunzione contemporanea di alcol o farmaci psicotropi può amplificare notevolmente la risposta, aggravando i sintomi, che variano in modo imprevedibile da persona a persona.

 

Rischi e tossicità

Le intossicazioni da noce moscata non sono rare, ma quasi mai accidentali. Infatti, i casi di intossicazione si verificano per lo più in seguito all’assunzione volontaria di grandi quantità, spesso con l’intento di sperimentarne gli effetti psicotropi.

Il risultato, però, difficilmente porta all’euforia desiderata, bensì a un’intossicazione con sintomi spiacevoli e potenzialmente pericolosi. Le sostanze contenute nella spezia, in particolare la miristicina, possono interferire con il funzionamento di fegato e reni, aumentare la frequenza cardiaca, alterare la pressione arteriosa e provocare convulsioni o, nei casi più gravi, addirittura la morte.

Il rischio aumenta se la noce moscata viene assunta insieme ad altri stimolanti o antidepressivi, specialmente quelli che agiscono sulla serotonina o inibiscono la MAO, poiché la combinazione può provocare crisi ipertensive o sindrome serotoninergica.

 

Consumo sicuro in cucina

Nel contesto gastronomico, la noce moscata è considerata sicura, poiché le quantità impiegate normalmente in cucina sono dell’ordine di pochi centesimi di grammo, dosi migliaia di volte inferiori a quelle che provocano effetti tossici.

In queste proporzioni, la spezia sprigiona soltanto il proprio aroma e le sue blande proprietà digestive.

Chi soffre di malattie epatiche o renali, chi assume antidepressivi o è in gravidanza dovrebbe comunque usarla con moderazione e chiedere consiglio al proprio medico o erborista, come per qualsiasi pianta a uso tradizionale ma, anche in questi casi, i rischi legati all’uso culinario sono minimi.