Intervista

I bottoni di carta della famiglia Bonfanti

I bottoni di carta riciclata di Fratelli Bonfanti rientrano nel progetto Eco Buttons e nascono da un presupposto fondamentale: è possibile e doveroso ottenere eccellenza in campo artigianale senza gravare ulteriormente sull'ambiente.

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©Fratelli Bonfanti

Fin dal primo dopoguerra, in una traversa del quartiere Barriera di Milano a Torino c'è un'impresa che, con i suoi bottoni, ha saputo portare il pregio della lavorazione artigianale made in Italy oltre i confini nazionali.

Spente ormai settantacinque candeline, il bottonificio Fratelli Bonfanti è un'azienda di famiglia giunta alla terza generazione: fondata da Walter Bonfanti, passò poi nelle mani dei figli Elio e Mario Bonfanti, guadagnandosi anno dopo anno il riconoscimento delle migliori sartorie e case di moda italiane e straniere.

Oggi, la gestione del bottonificio coinvolge anche Serena e Chiara, figlie di Mario. Insieme, la famiglia porta avanti la tradizione, guardando al futuro e alle rinnovate necessità di questo mondo in continuo mutamento.

L'ultima intuizione, in ordine di tempo, è un progetto che mira alla sostenibilità e alla salvaguardia dell'ambiente. Si chiama Eco Buttons e, con i suoi bottoni in carta riciclata e non solo, parte dal presupposto che è possibile ottenere l'eccellenza di prodotto a partire da materiali naturali- cruelty free perché recuperati a fine vita- e riciclati. 

Abbiamo rivolto alcune domande a Elio Bonfanti, legale rappresentante dell'azienda che ci ha raccontato l'origine e gli obiettivi dell'idea. 
 

Come avete avuto l’idea degli Eco Buttons e in che cosa consiste il progetto?

Nel lontano 1852 il discorso di un Capo indiano d’America recitava così: "la Terra su cui viviamo non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, ma l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli”:  un sentire ecologico finalmente concreto a più di 160 anni di distanza è un approdo assolutamente irrinunciabile

Riciclare e riutilizzare secondo la teoria per la quale tutto si crea e nulla si distrugge dovrà, per non impoverire ulteriormente le risorse del Pianeta, diventare nei prossimi anni la stella polare della società civile.

Noi abbiamo iniziato ad affiancare ai materiali abitualmente usati per fare bottoni una linea di prodotti realizzati con materie prime eco-compatibili ed eco sostenibili.

I cascami di risulta da molte lavorazioni come la canapa, il cotone, il legno e il corno grazie ad un produttore di materia prima estero che ci affianca, hanno ri-acquisito nobiltà e, attraverso mani esperte, hanno ripreso forma. Nella fattispecie quella dei nostri bottoni.
 

E per quel che riguarda i bottoni di carta?

Sempre nell’ottica del riutilizzo, la stessa cosa è avvenuta con la carta straccia che, da questo fornitore di materie prime, è stata opportunamente trattata per renderla consistente e non idrosolubile. Dando così vita a quella che noi in gergo chiamiamo “una nuova macchia di imitazione corno”.

Il bottone che abbiamo scelto di proporre con questo materiale è un bel B.O (translitterazione di Bouton Homme), bottone classico da uomo che, con questa sfumatura, acquisisce un nuovo sprint adatto sia a capi classici che sportivi.
 

I vostri bottoni rappresentano un’eccellenza del Made in Italy nel mondo. Che cosa significa portare avanti un’impresa familiare di questo tipo nel 2021?

In questo che è il settantacinquesimo anniversario della nostra azienda ci troviamo nel pieno di una rivoluzione commerciale, dove in molti settori il commercio online sta iniziando a farla da padrone.

Fortunatamente il mercato della merceria- che è il nostro principale interlocutore- è un mercato abbastanza al riparo da questo fenomeno, in quanto vive di una realtà dove la vendita deve essere servita e dove nel post vendita il consiglio esperto del negoziante dà al prodotto un valore aggiunto incomparabile.
 

Quali sono le principali sfide e quali le maggiori opportunità rispetto al passato?

Non parlerei di maggiori opportunità rispetto al passato, ma differenti forme di opportunità commerciali e produttive che si sono venute a creare.

La sfida è di saperle cogliere, ricavandone nuovi insegnamenti e cercando di essere il più possibile contemporanei, seppur settantacinquenni.