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Beluga, la barca stampata in 3D con plastica riciclata

Beluga è la prima barca a vela stampata in 3D interamente con materiale plastico riciclato. Nata dalla collaborazione tra le due aziende Caracol e NextChem, utilizza una tecnologia all'avanguardia che permette di minimizzare gli scarti e- garantendo l'upcycling del prodotto a fine vita- sposa i principi dell'economia circolare.

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Credit foto
©nikkytok -123rf

Il suo nome è Beluga e ha fatto il suo debutto in società lo scorso 4 settembre, durante la Milano Design Week. Si tratta della prima barca a vela stampata in 3D con materiale plastico riciclabile e, attraverso una tecnologia all'avanguardia, si propone di estendere il concetto di sostenibilità del mondo velistico da regata fino ad abbracciare i principi dell'economia circolare.
 

Beluga, identikit e segni particolari

Avanguardistica perché stampata in 3D con materiale plastico riciclato, Beluga è una piccola imbarcazione nera, lunga 280 cm, assimilabile a una deriva da regata. Possiede uno scafo in polietilene in cui si innestano un albero, per una vela da 4,5 metri quadri, e il timone rimovibile. 

Il progetto, ideato e sviluppato in appena tre mesi, è unico nel suo genere. Porta la duplice firma di Caracol- startup italiana dell'industria digitale, specializzata in soluzioni avanzate per la manifattura additiva- e NextChem, società per le tecnologie della Chimica verde e della Transizione energetica. 

Unendo le forze e le proprie competenze, le aziende hanno realizzato un mezzo estremamente sostenibile, nato dal materiale riciclato di NextChem MyReplast™, capace di trasformare i rifiuti plastici in nuovi prodotti. Il risultato presenta caratteristiche meccaniche e chimico-fisiche talmente elevate da non far rimpiangere i polimeri originari di origine fossile. 

La tecnologia di stampa 3D di Caracol, invece, si occupa di dare forma ai granuli MyReplast™,  attraverso un procedimento robotico (il brevettato Additive Manufacturing) in grado di produrre lo scafo di Beluga in monoscocca, con risvolti ambientali notevoli. Realizzare lo scafo in un unico pezzo consente, infatti, di minimizzare gli scarti, inevitabili con il tradizionale utilizzo di stampi.  

Il pezzo che esce dagli ugelli dei robot, inoltre, è  in materiale riciclato rinforzato da fibra di vetro, scelta che permette di evitare l'uso  di materiali come la vetroresina, per la quale non esistono ancora metodi di riciclo efficaci. Lo scafo viene, poi, rifinito a mano per conferirgli la necessaria impermeabilità e conseguente tenuta in acqua.
 

Tecnologia, design e performance

In quanto barca a vela utilizzabile in regata, Beluga deve essere pronta a sopportare sollecitazioni notevoli. Per verificarne le prestazioni, l'imbarcazione è stata testata dagli atleti del gruppo agonistico del circolo velistico Yacht Club Santo Stefano di Porto Santo Stefano, in provincia di Grosseto.

L’imbarcazione, presentata durante la Milano Design Week, è rimasta esposta fino al 10 settembre in una location nel cuore dell’Isola Design District, dove diversi ospiti ed esperti del settore hanno raccontato il progetto e dibattuto dei molteplici temi a esso collegati: dall’innovazione in ambito manifatturiero alla circular economy, al recupero del materiale plastico.
 

Sostenibilità ed economia circolare

La sostenibilità del materiale che compone Beluga non si esaurisce nella sua origine. In piena ottica di economia circolare, infatti, al termine della sua vita sportiva potrà essere nuovamente triturato e utilizzato come materia prima per dar vita a un nuovo prodotto in plastica.

L'attenzione per l'ambiente è, d'altro canto, centrale nel progetto.  Ha spiegato l'amministratore delegato e co-fondatore di Caracol Francesco De Stefano: "Durante la pandemia abbiamo avuto tempo tutti quanti di ripensare al nostro stile di vita. Il Covid-19 ci ha bloccati anche nella pratica dei nostri sport preferiti e creato forti criticità nelle supply chain che tuttora condizionano fortemente l'attività del nostro manifatturiero. L'unico aspetto positivo è forse che quando ci siamo chiusi in casa le nostre città sono rifiorite, il cielo è tornato più limpido e anche il mare si è ripulito. Ma ora che stiamo ripartendo, con l'obiettivo di rendere il pianeta più pulito e di ridurre il nostro impatto ormai insostenibile, ci stiamo accorgendo che dare nuova vita ai nostri rifiuti non è assolutamente facile. E che l'impiego di materiali riciclati è ancora troppo limitato".