Intervista

Il viaggio e l'arte dell'autostop

Prendiamoci un tè con una viaggiatrice di grande esperienza, Anqi è un'attivista cinese che ha scelto di essere l'esempio materiale di come i soldi non siano così importanti quanto lo è superare le proprie paure.

Il viaggio e l'arte dell'autostop

Durante i miei lunghi anni di viaggi e di contatti diretti coi viaggiatori difficilmente ho incontrato qualcuno come Anqi, ragazza nata in Yunnan ma di fatto cittadina del mondo.

Essa incarna perfettamente la filosofia del backpacking, ovvero viaggiare zaino in spalla, con tutto ciò che di positivo possiamo trovare in questo modo di vivere.

Prima che si metta "on the the road again", approfittiamo del tempo di un tè per farle qualche domanda.

 

Ciao Anqi… sai dirci quando e come è cominciato il tuo incontenibile bisogno di girovagare ed esplorare il mondo?

Probabilmente ebbe inizio quando ero ancora una bambina. C’era un programma in tv che ricordo ancora bene, che mostrava vari scenari di ogni parte del mondo. Sono sempre stata molto affascinata da questo e ho in qualche modo sempre coltivato il desiderio di visitare personalmente quei posti. 

Tuttavia prima dei diciotto anni potrei dire di essere stata a malapena al di fuori della mia provincia, lo Yunnan. Solo i bambini ricchi potevano sognare di viaggiare. Dopo la maturita’ andai all’Universita’ di Pechino e cominciai pian piano a viaggiare per le vacanze coi soldi risparmiati durante il semestre.

Pian piano cominciai a scoprire progetti di volontariato e cose simili che mi avrebbero permesso di viaggiare. Durante gli anni universitari riusci’ a ricevere un finanziamento per uno scambio culturale in Austria e fu a quell punto che cominciai ad entrare in contatto con tutta una rete di persone che viaggiano e vivono in modi alternativi.

E’ stata una rivelazione, una trasformazione. Mi resi conto che i soldi non sono davvero importanti alla fin fine e che anche con pochi soldi le persone possono viaggiare, ad esempio con l’autostop, col couchsurfing, facendo dumpsterdiving, con l’arte di strada, eccetera. Tutto ciò rende il viaggio oltretutto più divertente ed eccitante.

 

Quanti modi diversi di viaggiare hai sperimentato?

Autospot attraverso l’Eurasia, in treno attraverso la Siberia… perlopiu’ direi una combinazione di autostop, trasporti pubblici, camminare, couchsurfing, woofing, lavoro in cambio di alloggio o cibo e cose simili. Dipende dalle situazioni.

 

Perché fare l’autostop quando tutti associano questo modo di viaggiare ad una lunga lista si seri rischi?

All’inizio la scelta era data dai limiti economici, ma presto capii che era uno dei modi migliori per entrare davvero in contatto con la gente del posto, con tutti quelli che altrimenti non mi sarebbe mai stato possibile interagire.

E’ un modo per fare l’abitudine al fatto che tutto è transitorio ed impermanente e che a conti fatti non esistono certezze nella vita, niente a cui aggrapparsi, si è completamente alla mercè dell’universo.

Penso inoltre che gli autostoppisti esistono per incoraggiare qualità umane come la fiducia, il coraggio e la generosità.

Nell’ambiente si usa dire “l’autostoppista è li per permetterti di compiere la tua buona azione quotidiana”. In molti casi la gente mi ha offerto passaggi con sospetto (i media hanno fomentato molte paure) e tutto e’ finito con una grande amicizia. Interazioni del genere sono molto salutari da entrambe le prospettive, non ci sono veri motivi per avere paura.

Creare questo tipo di fiducia orizzontale è importante per dare corpo ad una societa’ sana, non basata sull’autorita’ e gli interessi (… ecco il mio lato anarchico…).

 

Quani Paesi hai visitato e in che modo sono “diversamente viaggiabili”?

Forse una cinquantina? Non ho mai tenuto un vero conto. Alla fine tutte le persone hanno paura e speranza, fiducia e sospetto, in tutti i Paesi.

Ovviamente esistono differenze culturali, diversi status economici, eccetera. In Iran ad esempio le persone hanno una natura particolarmente ospitale e ci tengono a mostrare il lato meno conosciuto del loro Paese: credono che la loro nazione sia mal rappresentata dai media internazionali e sono molto curiosi del mondo esterno.

Questa è una caratteristica tipica dei paesi meno ricchi. Al contrario, in alcune società più moderne o sviluppate (individualiste) le persone sono più riservate e timorose. E’ interessante notare le differenze tra queste culture collettive e individualiste. I popoli più tradizionali e tendenti al collettivo sono più aperti e generosi.

Talvolta anche troppo e può essere tanto piacevole quanto frustrante, dipende delle situazioni.

 

Quali sono le esperienze che chi non viaggia o chi viaggia solo in maniera ortodossa e turistica non proverà mai?

Ricordo un’amica raccontarmi della sua famiglia che non aveva mai viaggiato. Diceva che tutto quello che cercavano lo avevano a casa. In fondo è anche questa una forma di fortuna perché, alla fine, il viaggio più importante è quello interiore.

Sono solo modi diversi di intraprenderlo: alcuni hanno bisogno di viaggiare lontano ed altri no. Sicuramente viaggiare espande i propri orizzonti e ci permette di avere amici di culture e nazionalità diverse, e questo è impagabile.

Viaggiare in modo alternativo aiuta sicuramente a conoscersi meglio e a capire le sfide che il mondo sta vivendo. Viaggiare da nuove prospettive sulla vita, perciò può essere utile quando ci si sente impantanati nella routine di una vita abitudinaria. Ad ogni modo anche viaggiare puo’ diventare una routine fatta di castelli mentali, il che vuol dire perdere il senso stesso del viaggiare.

 

Dicci qualche esperienza interessante avuta facendo autostop in giro per il mondo…

Una volta, facendo autostop in Romania sono stata aggredita da tre autisti consecutivamente. Ero scossa e piena di paura e non mi sentivo di chiedere altri passaggi ma si fece molto buio.

Stavo per prendere un treno quando un uomo si avvicinò nella stazione del carburante dove stavo riposando. In pochi minuti mi ritrovai nella sua auto e mi rilassai. Era un vero galantuomo e improvvisamente crollai a piangere spiegandogli l’accaduto. Si scuso’ e provo’ a spiegarmi che non tutti gli uomini del posto hanno quelle maniere.

Mi portò a casa sua, dalla sua famiglia e il giorno dopo continuai il viaggio con sua moglie. Siamo ancora in contatto e so di avere una “famiglia” in Romania. Talvolta penso che non avrei mai avuto certe speciali connessioni umane se non fossero state precedute da eventi “sfortunati”

Non sai mai cosa la vita ti riserva dietro l’angolo. Una volta, facevo l’autostop nella parte islamica della Cina, sulle montagne, dove non c’era per niente traffico. Dopo ore di attesa fui caricata da un camion pieno di contadini e capre.

Fu una vera sfida viaggiare stretti come sardine su una strada tanto accidentata, ma alla fine la ricompensa fu un invito ad un matrimonio locale, una forte esperienza fatta di musica, buon cibo, abbracci e un letto caldo. Tante storie, connessioni, simili e diverse.

Regali dall’universo. Non saprei elencarle tutte. C’è solo da avere fiducia e lasciarsi andare, questa è l’unica vera difficoltà nella vita. So che l’immagine di una donna che viaggia da sola in alcune societa’ rappresenta un facile bersaglio, una che “se la cerca”.

Ma è importante progredire da una vita di frustrazione e paure verso una in cui si è padrone del proprio destino.

 

Ultimo punto. Dai qualche consiglio a tutti gli autostoppisti e viaggiatori zaino in spalla…

Se la strada chiama, vai. Ma non viaggiare per fuga, per nasconderti o per un ego trip. Autostop e couchsurfing: segui il tuo istinto, non salire su un'auto o accettare un invite a casa se non ti senti completamente a tuo agio.

Credi nel fatto che la tua fiducia in te stesso abbia il potere di cambiare le cattive intenzioni.  Ultimo ma non ultimo, godetevi tutti gli aspetti del viaggio. Xie xie nie!