Piante antivirali emergenti: studi su andrografis, sambuco e pelargonium
L'arrivo dei primi freddi può portare raffreddore, tosse e altri sintomi influenzali, ma alcune piante antivirali emergenti possono aiutare a prevenire e trattare tali sintomi.
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Piante antivirali emergenti
Raffreddore, tosse, febbre e altri malanni stagionali sono sintomi di infezioni virali, sono cioè causati dal contatto con virus che si trovano normalmente nell’ambiente.
Con l’arrivo dei primi freddi si diventa più vulnerabili all’attacco di questi virus e, anche se i sintomi sono generalmente lievi e transitori, risultano comunque debilitanti. Inoltre, alcuni virus tendono a dare infezioni recidivanti, come nel caso dell’herpes.
Per questi motivi si cercano rimedi, anche naturali, per trovare sollievo, e un esempio sono le piante antivirali emergenti, cioè quelle piante officinali che hanno dimostrato una potenziale azione contro i virus.
Tra queste troviamo Andrographis paniculata, pianta erbacea originaria dell’Asia meridionale, comunemente chiamata chinetta verde o re dell’amaro, molto usata nella medicina ayurvedica per le vie respiratorie e in generale per le infezioni lievi.
Altra pianta potenzialmente utile contro le infezioni virali è il sambuco (Sambucus nigra), da sempre impiegato nella tradizione popolare come rimedio contro influenza e raffreddore.
Infine, il Pelargonium sidoides, pianta sudafricana conosciuta come pelargonio o geranio africano, è tradizionalmente utilizzato per le affezioni respiratorie.
Queste piante, insieme a diverse altre, presentano attività antinfiammatoria, antiossidante, antibatterica e antivirale, ma la valutazione della loro efficacia non è così semplice.
Studi scientifici
Esistono studi sull’attività delle piante, ma le prove sulla reale efficacia e sicurezza sono ancora limitate. Questo perché la maggior parte delle ricerche viene condotta in silico, in vitro o su animali, mentre gli studi clinici sull’uomo sono ancora scarsi.
Studiare le piante non è semplice, poiché esse contengono un fitocomplesso, cioè un insieme di sostanze attive spesso molto numerose.
Per valutarne l’azione occorre quindi isolare i principi ritenuti responsabili degli effetti, condurre studi per comprenderne l’assorbimento, l’attività sui target biologici, il meccanismo d’azione e la sicurezza, e stabilire poi un dosaggio efficace e privo di effetti collaterali.
Nel caso di Andrographis paniculata, ad esempio, esistono studi in vitro, in silico e alcuni clinici che ne valutano l’efficacia antivirale, in particolare contro virus influenzali, herpes, epatiti, HIV e, più recentemente, anche contro SARS-CoV-2. Il composto attivo principale, l’andrographolide, e i suoi derivati mostrano un’azione che va dall’inibizione della replicazione virale all’interferenza con enzimi virali, ma gli studi clinici sono ancora pochi e con esiti contrastanti.
Per quanto riguarda il sambuco, la pianta ha mostrato in laboratorio attività contro virus influenzali e altri ceppi virali grazie soprattutto ai suoi polifenoli, antociani e flavonoidi, ma l’evidenza clinica è ancora debole e non sufficiente per un’indicazione antivirale riconosciuta.
Il pelargonio, invece, sembra interferire con la replicazione di diversi virus respiratori e stimolare la risposta immunitaria delle cellule. L’azione antivirale non è equiparabile a quella di un farmaco specifico e le evidenze cliniche restano limitate.
Le proprietà di molte piante sono tuttora oggetto di ricerca, ma il loro impiego resta fondato soprattutto sull’uso tradizionale e popolare.
Modalità d’assunzione e precauzioni
Per quanto riguarda modalità d’assunzione, proprietà e controindicazioni, si fa generalmente riferimento all’EMA, l’Agenzia Europea per i Medicinali, che fornisce indicazioni basate sull’uso tradizionale e sulle evidenze scientifiche disponibili.
Per Andrographis paniculata, la pianta può essere assunta sotto forma di decotto, al dosaggio di 3 grammi di droga grezza due volte al giorno in caso di febbre, oppure come polvere, 1,5–3 grammi tre volte al giorno dopo i pasti, in caso di raffreddore.
Se si utilizza l’estratto secco, il dosaggio va da 600 a 1200 milligrammi al giorno, mentre per la tintura o gli estratti liquidi si utilizzano da 0,5 a 1 millilitro per dose.
Il trattamento può essere protratto fino a dieci giorni. La pianta è controindicata in gravidanza, allattamento e nei bambini e adolescenti. Sono segnalate anche possibili interazioni con farmaci anticoagulanti, antiepilettici e antidepressivi.
I fiori di sambuco sono indicati per i sintomi iniziali del raffreddore comune. Si assumono fino a una settimana sotto forma di tisana, decotto o estratti liquidi.
Per preparare tisane e decotti si usano circa 5 grammi di droga per tazza d’acqua, mentre gli estratti liquidi si somministrano a dosaggi variabili in base alla concentrazione del prodotto.
Il sambuco non è raccomandato in gravidanza, allattamento e nei bambini sotto i 12 anni.
Infine, il pelargonio è impiegato per il trattamento sintomatico del raffreddore comune, sotto forma di estratto liquido o secco della radice, da assumere tre volte al giorno per un massimo di sette giorni.
L’uso è sconsigliato in gravidanza, nei bambini sotto i tre anni e in caso di allergia alla pianta. I dosaggi variano a seconda dell’estratto e dell’età.
Fonti:
Andrographis paniculata, EMA;
Pelargonio, EMA;
Sambuco. EMA.