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Attacchi di panico nei bambini, cosa fare

Gli attacchi di panico possono presentarsi anche in età pediatrica. Le cause possono essere diverse, per esempio un trauma, un lutto, oppure un’ansia particolare legata a una fase della crescita. Tali episodi possono essere sporadici o frequenti e manifestarsi in modo diverso da soggetto a soggetto.

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Gli attacchi di panico possono presentarsi anche in età pediatrica. Le cause possono essere diverse, per esempio un trauma, un lutto, oppure un’ansia particolare legata a una fase della crescita. Tali episodi possono essere sporadici o frequenti e manifestarsi in modo diverso da soggetto a soggetto.

 

 

Caratteristiche dell’attacco di panico 

Un attacco di panico è un episodio improvviso di paura o ansia che può manifestarsi con sintomi fisici e psicologici molto intensi tanto da essere facilmente scambiato per un attacco cardiaco. Si può verificare in modo imprevisto e senza alcun motivo apparente, o può essere scatenato da situazioni o pensieri specifici. 

 

Nella maggior parte dei casi, si tratta di episodi isolati che possono essere superati senza alcuna conseguenza. Attacchi di panico frequenti e ricorrenti possono però innescare il disturbo da panico: la persona diventa consapevole di questi episodi, teme che succedano di nuovo e quindi cerca di tenersi alla larga dalle situazioni che possono scatenarli. Così facendo, però, vive in un costante stato di preoccupazione e si auto-isola, compromettendo la propria vita sociale. 

 

I sintomi dell’attacco di panico  

Vediamo ora come si manifesta un attacco di panico nei bambini:

  • agitazione;
  • battito cardiaco accelerato;
  • respiro affannoso;
  • sensazione di soffocamento;
  • tremori o brividi;
  • vertigini;
  • forte sudorazione;
  • dolore al petto;
  • formicolio o intorpidimento alle mani o ai piedi;
  • paura di morire o di impazzire;
  • urla;
  • pianto;
  • iperventilazione.

 

Questi sintomi sono molto intensi, talvolta intollerabili, ma di per sé non corrispondono ad alcun problema fisico e non sono quindi pericolosi.

 

L’ansia nei bambini 

Prima di approfondire i disturbi d’ansia in età evolutiva, è il caso di fare un passo indietro e capire esattamente cosa si intende per ansia

 

Questo termine talvolta è usato come sinonimo di paura ma, in realtà, si tratta di due emozioni differenti: la paura è l’agitazione che viene innescata da qualcosa di noto e preciso (si può avere paura del buio o degli animali, per esempio); l’ansia invece è la preoccupazione per qualcosa di ignoto, sconosciuto, talvolta solo immaginato.

 

Di per sé, l’ansia è un’emozione normale e, anzi, utile: è giusto che un bambino abbia una certa dose di ansia per la scuola, perché è consapevole della sua importanza e vuole dimostrare il proprio valore.

 

Come si fa a capire quando c’è effettivamente un problema? Gli attacchi di panico sono episodi parossistici di ansia: l’ansia è talmente violenta da comportare disturbi fisici piuttosto rilevanti. Gli attacchi di panico compaiono all’improvviso e dunque disorientano. Se la crisi d’ansia è legata a situazioni particolari, quali luoghi o eventi, allora bisogna pensare piuttosto ad altri disturbi d’ansia, quali fobia sociale o fobia specifica.

 

Il bambino che soffre di attacchi di panico solitamente manifesta un disagio che va oltre la crisi di panico vera e propria, per esempio potrebbe avere problemi a rapportarsi con i coetanei, manifestare un’eccessiva ansia da separazione o la tendenza a evitare determinate situazioni.

 

In ogni caso, non spetta al genitore il compito di fare la diagnosi: quando sospetta che il proprio bambino soffra di attacchi di panico, la cosa migliore è rivolgersi al pediatra che farà le proprie valutazioni e guiderà sul percorso da seguire.

 

Il panico nei bambini e negli adolescenti

Nei bambini gli attacchi di panico sono poco frequenti ma possono insorgere in seguito a traumi a partire dall’età di 6 anni”, spiega la dottoressa Tiziana Corteccioni, psichiatra e psicoterapeuta che riceve a Roma e a Perugia. “Il disturbo di panico è più comune in età adolescenziale”.

 

Lo testimoniano i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, presenti ormai da anni negli istituti scolastici italiani. Dai colloqui svolti con circa 300 ragazzi tra gli 11 e i 19 anni tra gennaio e maggio 2021, infatti, è emerso che circa un adolescente su quattro ha sperimentato vissuti depressivi nel corso dell’ultimo anno; circa uno su 5 ha manifestato disturbi di panico, fobia sociale e altre problematiche legate all’ansia; uno su 4 ha messo in atto condotte autolesive.

 

Anche prendendo in considerazione le 250 richieste pervenute tramite e-mail e social network, una su quattro riguardava ansia e attacchi di panico.

 

Fattori scatenanti del panico nel bambino 

Qualsiasi genitore inevitabilmente si chiede come si inizia a soffrire di attacchi di panico, quali sono i fattori scatenanti. Spesso è difficile ricostruirli, perché ogni bambino ha la sua storia e il suo carattere e, per giunta, non è facile verbalizzare un simile momento di difficoltà. Ci sono però alcune situazioni che, più facilmente, possono contribuire agli stati ansiosi:

  • esperienze traumatiche come un lutto o un incidente;
  • crisi familiari, per esempio la separazione dei genitori;
  • stravolgimenti nella routine, legati per esempio al trasferimento in una nuova città;
  • problemi scolastici, legati ai voti o a difficoltà di ambientamento;
  • cambiamenti ormonali o biologici durante l’adolescenza;
  • disturbi concomitanti, legati per esempio all’alimentazione, al tono dell’umore, o al deficit di attenzione e iperattività (ADHD).

 

Panico nel bambino: come comportarsi  

Come aiutare i figli che hanno attacchi di panico? Innanzitutto, l’adulto non deve farsi prendere anch’egli dal panico e dall’ansia, perché peggiorerebbe la situazione; si creerebbe un circolo vizioso, alimentando ulteriormente l’ansia del bambino e anche la propria.

 

Durante un attacco di panico, il bambino cerca solitamente una rassicurazione; dunque, in quel momento, la cosa migliore che si può fare è restargli accanto, parlargli con tono pacato e – se il bambino mostra di apprezzare il contatto fisico – abbracciarlo o tenergli la mano. È bene assicurarsi che sia al sicuro, allontanandolo da contesti affollati o confusionari, e incoraggiarlo a respirare lentamente e profondamente.

 

Per il bambino è importante sentirsi rispettato, compreso e accolto. Bisogna dunque resistere alla tentazione di minimizzare quanto accaduto con frasi come “non esagerare”, “non c’è nulla da temere”. E bisogna anche evitare di insistere troppo nella richiesta di spiegazioni razionali, in un momento in cui il bambino è sopraffatto dall’ansia e non riuscirebbe di sicuro a fornirle.

 

È molto più proficuo mostrarsi vicini, ricordare al bambino che il genitore è lì per aiutarlo; in un secondo momento, quando si sarà calmato, si può provare a ragionare a mente fredda su cosa scatena in lui così tanta ansia. 

 

A chi rivolgersi 

Come aiutare i bambini a superare l'ansia? L’attenzione, l’amore e la buona volontà dei genitori sono necessari, ma non sufficienti: se gli attacchi di panico non sono più una rara eccezione ma diventano ricorrenti, bisogna confrontarsi con il pediatra o (nel caso degli adolescenti) con il medico di famiglia. 

 

Una volta esclusi eventuali problemi di tipo fisico, il dottore potrà poi indirizzare il suo piccolo paziente verso:

  • lo psicologo o psicoterapeuta infantile, con il quale iniziare un percorso di terapia;
  • il neuropsichiatra infantile, se si rende necessaria una valutazione più approfondita (accompagnata anche dalla prescrizione di farmaci);
  • il terapeuta familiare, perché il coinvolgimento della famiglia può essere molto utile per supportare il bambino a 360 gradi.

 

Come avviene la diagnosi

È comprensibile che, dopo aver assistito agli attacchi di panico di un figlio, i genitori vadano alla ricerca di una diagnosi per dare un nome a ciò che sta accadendo. La dottoressa Tiziana Corteccioni ci tiene però a sottolineare quanto il singolo episodio, di per sé, non sia sufficiente.

 

Il disturbo di panico si diagnostica attraverso una visita psichiatrica o il consulto con uno psicoterapeuta. Devono essere presenti almeno due attacchi di panico e una compromissione del funzionamento quotidiano che deve essere condizionato dal disturbo. Non basta avere un attacco di panico per diagnosticare un disturbo di panico”, chiarisce.

 

La psicoterapia

Lo psicoterapeuta infantile ha il compito di avviare un percorso per superare il disturbo da panico; un percorso che inevitabilmente è personalizzato sulla base dell’età, della storia personale e delle caratteristiche del paziente.

 

L’approccio più comune è quello della terapia cognitivo-comportamentale e di solito si articola attraverso le seguenti fasi:

  • valutazione iniziale dei sintomi, dei fattori scatenanti e della storia del bambino;
  • creazione di una maggiore consapevolezza dei segnali fisici e psicologici che precedono un attacco di panico;
  • insegnamento di tecniche di respirazione e gestione dell’ansia;
  • esposizione graduale a luoghi e situazioni che innescano l’ansia, in un contesto controllato e sicuro;
  • identificazione e modifica dei pensieri negativi che alimentano l’ansia;
  • insegnamento delle strategie di coping, per esempio l’uso di parole rassicuranti o l’auto-dialogo positivo; 
  • coinvolgimento della famiglia, per far sì che il bambino sia sempre supportato;
  • monitoraggio dei progressi fatti ed eventuali revisioni.

 

La psicoterapia può essere affiancata anche dalla prescrizione di farmaci; in tal caso si rende necessaria la consulenza di un medico psichiatra.

 

I rimedi naturali 

Il primo rimedio naturale per contrastare gli attacchi di panico sta nella respirazione e nelle tecniche di rilassamento. Se guidato dai genitori, qualsiasi bambino – anche piccolo – può apprenderle: per affrontare i momenti più critici può essere sufficiente ripetere lentamente le lettere dell’alfabeto, oppure inspirare lentamente contando fino a 4 per poi espirare, sempre contando fino a 4.

 

Chi preferisce i fiori di Bach per contrastare il panico può rivolgersi a un floriterapeuta. Tra i rimedi comunemente usati ci sono:

 

Prevenzione 

Al di là dello specifico episodio, per rendere il bambino più sicuro di sé è essenziale sostenerlo un passo per volta, lodandolo per i suoi piccoli successi e creando un ambiente familiare in cui ognuno possa sentirsi libero di esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni.

 

Negare l’esistenza dell’ansia è controproducente: tutte le emozioni hanno un ruolo e un valore, sia quelle positive sia quelle negative. Riconoscerle e accogliere è il primo passo per imparare a conviverci in modo sereno. 

 

I bambini, soprattutto nella prima infanzia, hanno poi un gran bisogno di sicurezza. Vale dunque la pena di investire nella costruzione di una routine familiare solida, che rispetti i tempi e i bisogni fisiologici di tutti (bambini in primis): il che significa dormire abbastanza, mangiare in modo sano ed equilibrato, evitare quanto più possibile sovraccarichi di stress. 

 

E poi, il compito più difficile: cercare di essere un buon modello. Un genitore ansioso, sempre spaventato e perennemente nervoso sicuramente non aiuterà suo figlio a superare le proprie paure e le proprie ansie.