Articolo

Lotus Birth, che cos’è? Quali sono i rischi?

Che cos’è la Lotus Birth? Come funziona? Quali sono i rischi? Quello che c'è da sapere sul parto in cui si decide di trattenere il cordone insieme alla placenta.

Lotus Birth, che cos’è? Quali sono i rischi?

La Lotus Birth è la procedura secondo cui il cordone ombelicale non viene reciso e il neonato resta quindi collegato alla propria placenta anche dopo il secondamento, cioè dopo l’espulsione di questa.

Trascorso qualche giorno, in genere da tre a dieci, il cordone si separa dal nascituro in maniera naturale.

Nel frattempo, la placenta viene lavata e conservata in un colino all’interno di una ciotola o in un panno di cotone accanto al neonato; spesso viene cosparsa di sale grosso, per accelerarne l’essiccamento, qualche volta si utilizza qualche goccia di olio essenziale di lavanda, per coprire l’odore.

Alcune mamme, per maggiore praticità, conservano la placenta in un sacchetto di stoffa.

La Lotus Birth viene detta anche parto integrale o parto con la placenta.

Esiste anche una pratica, detta mini Lotus Birth, in cui il cordone viene tagliato dopo 12 ore dalla nascita.

 

L’origine della Lotus Birth

La Lotus Birth, o nascita Lotus, prende il nome dall’infermiera americana, Clair Lotus Day che, nel 1974, la praticò per la prima volta. Riteneva che il taglio del cordone fosse una pratica violenta e che accogliesse il neonato in maniera troppo traumatica; chiese, quindi, di non recidere il cordone di suo figlio e di lasciarlo attaccato alla placenta.

I sostenitori della Lotus Birth affermano che, prolungando il contatto con la placenta, il bambino riceve tutta la quantità del sangue placentare che è presente alla nascita, ricavandone diversi benefici, per esempio a vantaggio del sistema immunitario.

Inoltre, questa separazione naturale tra placenta e cordone rappresenterebbe un momento di transizione, per consentire al neonato di separarsi dalla madre in maniera dolce e naturale.

 

Leggi anche Parto naturale, tutti vantaggi per il bambino >>

 

Lotus Birth, quali sono i rischi?

Molti medici non sono favorevoli alla Lotus Birth. La SIN, società italiana di neonatologia, si è schierata contro questa pratica, sottolineando soprattutto il rischio di infezioni.

Anche il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists (ente britannico molto autorevole a livello internazionale) ha sottolineato il rischio infettivo.

Quant’è alto il rischio di infezione? Non si sa con certezza perché il numero di mamme che sceglie questo tipo di parto è molto basso e non ci sono dati a sufficienza.

Ma, se mancano dati scientifici relativi al rischio di infezione, mancano anche evidenze scientifiche e dati che confermino il reale vantaggio per il neonato.

Secondo la scienza, infatti, i vantaggi di un maggiore passaggio di sangue dalla placenta al neonato vengono meno dopo pochi minuti, nel momento stesso in cui la placenta smette di pulsare. Quando il cordone smette di pulsare, la placenta resta ricca di sangue ma, di fatto, questo non circola più.

Altre problematiche sono di carattere pratico. I primi giorni di vita di un neonato rappresentano un momento molto particolare e complesso anche per i neogenitori e questa pratica può rendere più difficoltosa la gestione del bambino, a partire da gesti molto semplici quali lavarloallattarlo o tenerlo in braccio.

La normativa italiana rende un po’ complicato praticare la Lotus Birth in ospedale e molte strutture non accettano questa procedura; esistono, però, alcuni ospedali che sono attrezzati, anche con personale esperto, e che la consentono.

 

Leggi anche Parto in acqua, quali vantaggi?