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Parto in acqua: come avviene e quando è indicato

Il parto in acqua è una pratica consolidata in Occidente. Aumentano gli ospedali in grado di offrire questa possibilità alle future mamme ma si può anche partorire in casa in acqua con l'aiuto dell'ostetrica. Ne parliamo con la professionista Monica Padovani.

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©lighthunter / 123rf.com

 

L’acqua è un elemento che contrassegna il principio del nostro essere. La vita si svolge per nove mesi un liquido che è tutto il nostro mondo e venire alla luce è un po’ come emergere dalle acque.

 

Al di là dei significati simbolici che può assumere il parto in acqua come desiderio di attribuire alla vita energie provenienti dagli elementi naturali, sempre più donne esprimono il desiderio di far nascere il proprio bambino in modo dolce con l’ausilio dei benefici dell’acqua. Ma come avviene? Il parto in acqua è adatto a tutte le gestanti? Ne abbiamo parlato con Monica Padovani, ostetrica dell’associazione il Nido di Bologna, realtà che opera nell’ambito della maternità e della salute per una cultura della nascita che ponga al centro la donna e la sua famiglia, nel rispetto dell’unicità e della globalità della persona.

 

Parto in acqua, in cosa consiste

Il parto naturale, preferibile quando la donna è in una gravidanza a basso rischio, può avvenire in acqua sia nel momento di travaglio e parto, oppure soltanto nella fase di dilatazione e spinta attiva.

 

“La donna è posta in una vasca di acqua calda, indicativamente con temperatura dell’acqua intorno ai 35 gradi adattabili alle esigenze della donna – spiega Padovani –: sedersi o riuscire a lasciarsi andare e galleggiare in acqua aiuta le partorienti a rilassarsi e a gestire meglio il dolore. Si può decidere di affrontare il travaglio in vasca e poi uscire per la fase finale espulsiva oppure si può rimanere in acqua fino alla nascita del bambino. In qualunque momento del parto la donna è libera e dev’essere supportata nella ricerca della posizione migliore per sé e il
benessere del suo bambino”.

 

Benefici del parto in acqua e quando è consigliato

L'acqua può fare molto per sciogliere alcune tensioni che le donne si portano fino al momento del parto – chiarisce l’ostetrica –: dal mal di schiena a una rigidità dovuta alla condizione psicologica con cui si arriva al parto, la sospensione del corpo immerso in un liquido apporta un sostegno energetico decisamente utile. 

 

A livello energetico si ritiene che nella prima fase del parto della dilatazione la donna abbia bisogno dell’elemento Acqua mentre nella successiva fase espulsiva la donna necessiti di essere più libera di fare ciò che vuole e prevale qui l’elemento Terra, potremmo dire, che la porti a uscire dall’acqua.

 

I benefici più comuni riguardano:

  • Riduzione del desiderio di ricorrere ad antidolorifici
  • Minori rischi di tagli vaginali
  • Riduzione del tempo di travaglio grazie al rilassamento del corpo

 

Diverse donne, riportano di aver vissuto un’esperienza più serena del loro parto”.

 

Mentre sui benefici rispetto alla fatica del lavoro da parto è ampiamente condivisa nella comunità di esperti un parere favorevole, meno netta è la posizione circa la completa sicurezza del parto in acqua: il parto in acqua è consigliabile alle donne dalla 35ima alla 41ima settimana mentre è controindicato per i parti pretermine. Sarebbe inoltre auspicabile che gli strumenti per il monitoraggio possano funzionare anche sott’acqua affinché frequenza cardiaca del bambino e altri parametri possano essere tenuti sempre sotto controllo.

 

Dove si effettua il parto in acqua e come avviene

"Una vasca da bagno che possa permettere alla donna di distendersi o stare carponi è una soluzione buona – continua Padovani –. Generalmente si può scegliere di partorire:

  • In casa nella propria vasca da bagno o noleggiando una vasca gonfiabile apposita per il parto in acqua.
  • In centri nascita gestiti da personale ostetrico ma con la possibilità di immediato intervento medico.
  • In ospedali gestiti da personale medico e ostetrico in vasche igienizzate in acqua calda.

 

Generalmente il parto in acqua è un interesse che la gestante ha prima di arrivare all’ultima fase della gravidanza e nell’immaginarsi come sarà il suo parto predilige questa soluzione. È importante invece ricordare che in qualunque momento la donna ha il diritto di essere ascoltata e di cambiare posizione.

 

A tal proposito, soprattutto se intende partorire in casa, è bene che si circondi di persone che la fanno stare bene e non è detto che il partner sia per forza tra costoro. Molti uomini non reggono la situazione di fatica e tendono a non essere di aiuto, ma addirittura di ostacolo, inconsapevolmente per lo più. Ho assistito a parti meravigliosi con la sola presenza di donne e lo ricordo, il parto è un evento femminile.

 

L’ideale sarebbe che fosse acqua di mare, più simile al liquido amniotico, ma generalmente si utilizza acqua del rubinetto. Quando il parto avviene in acqua, teniamo presente che il bambino resta per pochissimi secondi in acqua perché è fondamentale che esca ed eserciti subito la respirazione”.

 

Parto in acqua e ossitocina

“Il parto in acqua resta un’idea romantica per molte donne che desiderino un approccio dolce e meno doloroso – conclude l’ostetrica –. Infine, proprio per la capacità dell’acqua di allentare le tensioni, la donna riduce naturalmente i timori legati al parto ed è un buon modo per spezzare la triade di paura che può cogliere in prossimità del parto: la paura aumenta la tensione che a sua volta accentua il dolore.

 

Ecco questo non dovrebbe succedere e al contrario sarebbe il momento in cui la serenità, anche con il contributo dell’acqua, favorisca il rilascio dell’ossitocina, definito anche come ‘ormone timido’ in quanto si sprigiona nell'intimità e nell'accoglienza, nel non giudizio: se pensiamo che lo stesso ormone che ci fa innamorare e rimanere incinte, capiamo la sua funzione in travaglio e ancora dopo, quando ci fa innamorare del bambino che stringiamo alla nascita”.

 

 

L’intervistata è Monica Padovani, ostetrica dell’associazione il Nido di Bologna.

 

 

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