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Stress lavoro correlato, consigli per affrontarlo

Cos'è lo stress da lavoro correlato? Quali i rischi? Come si compiono le valutazioni? Quanto importante è capire i propri ritmi naturali e svolgere un'attività in armonia con la nostra tendenza e le nostre possibilità produttive

Stress lavoro correlato, consigli per affrontarlo

Cos'è lo stress lavoro correlato

Secondo i contenuti dell’articolo 3 dell'Accordo Europeo dell'8 ottobre 2004, lo stress lavoro correlato è la «condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o aspettative riposte in loro».

 

Lo stress lavoro correlato e la legge

Il Network Nazionale per la Prevenzione Disagio Psicosociale nei Luoghi di Lavoro istituito dall'ISPESL nel 2007, ha messo a punto una proposta metodologica di valutazione dei rischi da stress correlato al lavoro cui è seguito l’intervento del Ministero del Lavoro che, con lettera circolare n.15 del 18 novembre 2010, ha reso note le indicazioni per la valutazione dello stress lavoro correlato – approvate il 17 novembre 2010 dalla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro.

La valutazione viene effettuata dal datore di lavoro che deve avvalersi della collaborazione del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, del medico competente e del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. In alcuni casi si coinvolge il personale (lavoratori più anziani ecc.) o esperti esterni (es. psicologo, sociologo del lavoro).

Esiste un vero e proprio percorso per effettuare la valutazione del rischio stress lavoro correlato che include raccolta delle informazioni, indagine, pianificazione degli interventi, attuazione degli stessi, monitoraggio, verifica e aggiornamento.

 

Lo stress è nemico del cervello

 

I fattori di rischio

Sul versante della cultura organizzativa troviamo la scarsa comunicazione, la difficoltà nel definire gli obiettivi e nell’identificare le responsabilità.

Vi è rischio se sussiste incertezza, blocco del fiorire della carriera, isolamento di alcuni lavoratori o conflitto interpersonale tra gli stessi.

Altrettanto rischio vi è nei casi di richieste contrastanti tra casa e lavoro, quando diventa difficile per l’individuo gestire le energie familiari, domestiche e quelle che gli/le vengono richieste sul lavoro. Questi per quanto riguarda il contesto lavorativo.

Circa i contenuti lavorativi, molto giocano l’ambiente di lavoro e le attrezzature (idoneità, manutenzione, riparazione), un pianificazione dei compiti organizzata con stanchezza e disarmonia e ovviamente le condizioni di flessibilità degli orari di lavoro.

 

Lo stress lavoro correlato: consigli per tornare a rispettarsi

Il lavoro nobilita. Ma c’è un fattore che è all’agguato in questi tempi in cui la produttività richiesta è a livelli stellari. Stiamo parlando dello stress.

Di per sé lo stress non è negativo; incrementare attraverso le proprie abilità e talenti la gestione dello stesso è qualcosa che fa parte del percorso verso il benessere naturale. Come conoscere i propri limiti, non averne paura, lasciarseli alle spalle.

Altra cosa è però quando gli stimoli esterni si fanno eccessivi, i bisogni crescono dismisura, le richieste aumentano rispetto alle reali capacità del singolo di soddisfare tutti i criteri pretesi e le novità vengono affrontate con difficoltà e poca cura.

Lo stress, di per sé, secondo la definizione che il fisiologo austriaco Hans Selyem diede nel 1936, è una reazione dell’organismo alle richieste che gli vengono poste. Ma quando questo processo stressogeno va fuori controllo, si apre la strada a un deterioramento delle energie.

Coloro che svolgono professioni d’aiuto come terapisti, infermieri, medici, possono aver sperimentato questa sensazione di sovraccarico, impotenza, disadattamento. Sono tutte fasi del burnout che può portare ad atteggiamenti negativi, calo della soddisfazione negativa, riduzione della qualità di vita personale.

Strumenti come lo yoga, il tai chi chuan e la meditazione consentono di sviluppare una visione vicina al distacco, al silenzio. E tutto con la vera e somma finalità del conoscere se stessi. Un grande maestro una volta mi ha detto: “Chi è in montagna e soffre di vertigini non aspetta di certo uno che soffre pure lui di vertigini”.

Se al terapista si rivolge una persona in grande crisi ad esempio di pianto, sfoderare subito il fazzoletto e abbracciare e confortare potrebbe non essere l’ipotesi più costruttiva. Si rischia di entrare in un vortice depotenziante sotto tutti gli aspetti.

Per la propria salute e quella di chi a lui/lei si rivolge, un terapista dovrebbe sempre mantenere viva l'intuizione, conservare il proprio centro, far tesoro di tutta l'esperienza e andare avanti prima di tutto con grande amore verso se stessi.

Ciò anche nei momenti in cui amar se stessi sembra impossibile o troppo faticoso. Tornare a sé significa saper valorizzare le esperienze, nutrire il proprio "giardino interiore" attraverso il riavvicinamento al proprio corpo, la familiarizzazione con erbe specifiche per lo stress.

Per capire quando nella gestione dello stress si stiano "perdendo colpi", per vedere davvero bene la natura delle richieste che ci vengono poste, per sentire se stiamo dando troppo in cambio di meno, occorre passare del tempo con i propri pensieri e, se trovarsi quel tempo, grattarlo via dalle ore quotidiane, diventa un problema, allora dovremmo davvero iniziare a farci qualche domanda, sospendere le risposte e conservare energia per attuare un cambiamento necessario.

Prendere una pausa senza paura di esser licenziati, trovare il coraggio di parlarne con qualcuno cui sentiamo di poter affidare un sentimento importante, rivedere le abitudini che ci indeboliscono anche su altri fronti (motorio, alimentare), questi sono tutti primi passi per riprendersi dal burnout.

Si dovrebbe sviluppare un'intenzione ferma e luminosa. Con la consapevolezza che tutto cambia e nulla resta mai uguale. Incluse le situazioni di difficoltà.

 

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