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Mettere al bando la carne di cane, in Corea

Un membro dell’amministrazione comunale di Seoul ha proposto un’ordinanza per vietare, una volta per tutte, il consumo di carne di cane.

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Verso una multa per chi consuma carne di cane

La Corea del Sud è un Paese del G20, moderno, industrializzato e per molti versi vicinissimo allo stile di vita occidentale. Fatta eccezione per una barbara pratica che rimane in vigore nonostante l’indignazione internazionale: il consumo di carne di cane.

 

Le cose però potrebbero cambiare, perlomeno nella capitale Seoul. Dopo due anni dalla chiusura di tutti i macelli, a fine gennaio 2021 Yang Man-gyu, membro dell’amministrazione comunale, ha proposto al sindaco di vietare il consumo di carne di cane. L’ordinanza verrà dibattuta nel corso di febbraio.

 

Se approvata, la misura sarebbe valida soltanto su scala locale. Indipendentemente da ciò, però, trasmetterebbe comunque un messaggio fondamentale, “riconoscendo in modo esplicito che tutti i cani sono amati membri della famiglia e vanno protetti da un’industria della carne di cane che è crudele per la sua stessa natura”, commenta Nara Kim, che si occupa di questo tema per conto dell’organizzazione animalista Human Society International. Oggi, aggiunge la ong, oltre sei milioni di cani vivono nelle case delle famiglie coreane.

 

La sensibilità sta cambiando, anche in Corea

Il sacrificio di migliaia di cani appare ancora più inutile alla luce del fatto che, al giorno d’oggi, il consumo della loro carne sia tutt’altro che un caposaldo dell’alimentazione coreana. Per dimostrarlo, Human Society International ha commissionato a Nielsen un sondaggio sottoposto alla popolazione nel 2020.

 

La maggioranza assoluta degli intervistati, cioè l’83,8%, dichiara di non aver consumato carne di cane o, in alternativa, di non volerlo più fare in futuro. Nel 2017 soltanto il 34,7% della popolazione era favorevole all’ipotesi di vietarla; a soli tre anni di distanza, nel 2020, questa percentuale era salita al 58,6%. Quasi una persona su due (il 47,7%) ritiene che l’abitudine di mangiare cani ormai non faccia più parte della cultura coreana.

 

I dati sul consumo di carne di cane in Corea

Nonostante ciò, si legge nello studio di Human Society Internationak, in Corea del Sud ci sono ancora 3.388 ristoranti che propongono ai loro clienti pietanze a base di cane. Nella sola capitale, Seul, se ne contano ben 436, cioè più di uno su dieci. 

 

Questo dato fa capire il motivo per cui esistono ancora 2.861 allevamenti in cui i cani stanno rinchiusi nelle gabbie, stipati senza cibo e acqua a sufficienza, sempre all’aperto con qualsiasi condizione atmosferica, per poi essere crudelmente uccisi per elettrocuzione. E 2.861 sono soltanto gli allevamenti regolarmente registrati; molti altri sono abusivi, ma è impossibile fare una stima di quanti siano.

 

Perlomeno le autorità negli scorsi anni hanno deciso di chiudere definitivamente alcuni dei principali mercati. Primo fra tutti quello di Moran, situato nella città di Seongnam, che era attivo dal 1960 e forniva circa un terzo di tutta la carne consumata in Corea del Sud. Le ruspe sono entrate in azione nel 2018, poco prima dei Giochi olimpici invernali; il danno d’immagine per l’intero paese sarebbe stato troppo alto.