Articolo

Vitamina K e coagulazione

La vitamina K viene assorbita a livello intestinale ed accumulata nel fegato: a livello fisiologico la sua azione si esplica nel processo della coagulazione.

vitamina-k-e-coagulazione-ok

Credit foto
©Tatjana Baibakova - 123RF

La vitamina K e il suo ruolo

> Le vitamine sono nutrienti organici, aventi struttura chimica relativamente semplice che non vengono digeriti dopo l’assunzione, ma al contrario si ritrovano all’interno di macromolecole come cofattori.

 

La loro funzione è molto varia dato che principalmente fungono da biocatalizzatori in numerosi processi metabolici essenziali all’organismo.

 

Vengono, di norma, suddivise in due grandi famiglie:

  1. le vitamine idrosolubili (gruppo B, vitamina C)
  2. le vitamine liposolubili (A, D, E, DK).

 

In particolare, la vitamina K, detta anche antiemorragica, è un insieme di composti liposolubili strutturalmente e funzionalmente correlati (la vitamina K1, o fillochinone, la vitamina K2 e la vitamina K3, o menadione), fondamentali per la sintesi epatica della protrombina e di altri fattori della coagulazione.

 

La vitamina K viene assorbita a livello intestinale ed accumulata nel fegato. 

 

A livello fisiologico la sua azione si esplica andando a costituire parte integrante di un enzima carbossilasi che svolge un ruolo vitale sulle principali proteine implicate nel processo della coagulazione tra cui: protrombina, proteine C, S e Z che vengono rese biologicamente attive.

 

Coagulazione: tra fisiologia e patologia

La coagulazione del sangue è un processo rilevante che impedisce un sanguinamento eccessivo quando un vaso sanguigno viene ferito. Le piastrine e le proteine. 

 

In genere, il corpo è in grado di dissolvere naturalmente il coagulo di sangue dopo che la ferita è guarita ma possono verificarsi situazioni (trombosi e/o emorragie) che richiedono una diagnosi accurata e un trattamento appropriato.

 

In ogni caso, fisiologicamente, la coagulazione è un processo altamente controllato e monitorato che deve seguire un iter di percorso prestabilito: il fattore scatenante iniziale è il danno endoteliale che provoca il rilascio, da parte delle cellule del tessuto stesso, di alcuni fattori chiamati endoteline, forti vasocostrittori che agiscono nelle arteriole a livello della lesione, in modo tale da ostacolare l'eventuale perdita di sangue. 

 

La vasocostrizione così raggiunta, assistita da un'ulteriore vasocostrizione di origine nervosa, è però solo temporanea. Sarà infatti, solo durante l’emostasi primaria e secondaria che avverrà la formazione del coagulo vero e proprio, tramite una cascata di segnali ed eventi con il coinvolgimento di molti fattori della coagulazione (numerati da I a XIII).

 

Come detto precedentemente, tutto questo può avere però risvolti negativi, nell’ambito di alcune patologie importanti a carico del sistema cardiocircolatorio. 

 

Nel caso della trombosi, infatti, la formazione di un eventuale coagulo dovrà necessariamente essere contrastata mediante l’assunzione di farmaci anticoagulanti o fluidificanti del sangue che renderanno difficile per il corpo produrre fattori di coagulazione o impedire il funzionamento delle proteine nel processo di formazione del coagulo.

 

Nel caso di patologie emorragiche, a carico di piastrine, capillari o dell’intero processo (ad esempio l’emofilia) si verifica l’effetto opposto: un’eccessiva e, alle volte, incontrollabile perdita di sangue a causa di difetti posti a vari livelli della cascata di coagulazione.
 

 

Alimentazione e vitamina K nella coagulazione

La vitamina K apporta importanti benefici al nostro organismo ed è indispensabile per chi ha problemi di coagulazione del sangue, in quanto fornisce al fegato le sostanze necessarie a produrre i fattori di coagulazione.

 

Il limite di questa vitamina è, però, il suo assorbimento che risulta essere solo un 10% del fabbisogno derivante dai cibi e dall’alimentazione in generale. Integrarla, quindi, con una dieta equilibrata è fondamentale. 

 

Ma, a livello alimentare dove è possibile trovarla?  Le migliori fonti di vitamina K sono rappresentate da:

 

> legumi secchi (ceci 264 mcg/100g, lenticchie 123 cmg/100g);  

 

> brassicacee (cavolfiore 300 mcg/100g); 

 

> cavoletti di Bruxelles (236 mcg/100g);

 

> altri vegetali a foglia verde: spinaci (305 mcg/100g,) lattuga (109 mcg/100g). 

 

Quantità meno rilevanti si trovano, invece in: cereali, legumi, carne, pesce, uova, prodotti lattiero-caseari. 

 

Oltre le fonti alimentari, la fonte principale di vitamina K, in condizioni fisiologiche di salute, dovrebbe provenire dal nostro intestino: la flora intestinale (o microbiota) eubiotica infatti ne produce una quantità non trascurabile, seppure non esattamente conosciuta, che viene riassorbita a livello del colon.

 

A parte la ridotta assunzione con gli alimenti, le cause più frequenti della carenza di questa vitamina sono da ricercare a seguito di patologie organiche o funzionali che portino un ridotto assorbimento intestinale:

 

> disbiosi intestinale;

 

> malattie infiammatorie intestinali;

 

> celiachia;

 

> intolleranze alimentari primitive e secondarie;

 

> patologie a carico di fegato, colecisti (epatiti, cirrosi epatica, calcolosi della colecisti) e pancreas (pancreatiti).

 

Dal punto di vista patologico appare evidente come la somministrazione di vitamina K risulti un salvavita per prevenire i problemi di sanguinamento nei neonati con bassi livelli di vitamina K o trattare e prevenire problemi di sanguinamento in persone adulte con bassi livelli di protrombina. 

 

Vitamina K e farmaci anticoagulanti

Quando cibo e farmaci sono assunti per via orale esiste la concreta possibilità che a livello dell’apparato digerente si verifichino interazioni, anche molto pericolose.

 

Certi alimenti sono infatti in grado di alterare assorbimento e metabolismo di certi farmaci quali le terapie anticoagulanti.

 

Dal momento che la dose di anticoagulanti necessaria è molto variabile tra i diversi individui, è essenziale misurare il tempo di coagulazione attraverso uno specifico esame del sangue, il “tempo di protrombina”, attraverso il quale si misura il tempo che impiega il coagulo a formarsi quando il sangue è messo a contatto con apposite sostanze.

 

La risposta viene espressa come Attività di Protrombina o preferibilmente come INR: più alto è l’INR maggiore è la fluidità del sangue. 

 

L’azione dei farmaci anticoagulanti orali è basata sull’interferenza con la vitamina K presente in diverse tipologie alimentari e dati che alcuni alimenti contengono elevate quantità di vitamina K, l’assunzione eccessiva degli stessi potrebbe causare un aumento di concentrazione di vitamina K nel sangue e quindi una diminuzione della INR aumentando la densità del sangue a causa dell’attivazione dei fattori coagulanti, aumentando così il rischio di trombosi.

 

Questi cibi però non devono essere esclusi dalla dieta, la loro assunzione dovrà essere moderata e regolare nel tempo, standardizzando quindi il più possibile l’apporto di vitamina K.

 

D’altro canto, una dieta che vada ad escludere completamente tali alimenti potrebbe portare ad un deficit di vitamina K con conseguente rischio di emorragie. Non ci sono motivazioni, pertanto, per abolire o ridurre l’assunzione di verdura e frutta: questi alimenti non alterano la risposta alla terapia, mentre sono in grado di aiutarci a non aumentare di peso e a regolarizzare l’intestino.

 

Vitamina K e consigli pratici

Ecco alcuni alimenti che fanno abbassare l’INR perché ricche di vitamina K (sangue più denso) e che vanno assunti con più controllo. 

 

Bevande: l'alcool, la caffeina, il ginger, il tè verde, il succo di mirtillo e di pompelmo, tè deteinato, latte d’avena, latte di soia, succo di pera.. Interferiscono con la metabolizzazione epatica degli anticoagulanti e quando vengono assunte, viene rallentata l’eliminazione degli anticoagulanti orali aumentandone l’effetto. 

 

Legumi: Soia  

 

Cereali: CousCous, Avena  

 

Carne: Fegato  

 

Verdure: Broccolo, Cavolfiore, Cavolini di Bruxelles, Cime di Rapa, Cipolla, Crauti, Foglie d’insalata, Germogli di Bambù, Germogli di Soia, Indivia, Insalata mista, Lattuga, Mais in scatola, Porri, Radicchio rosso e verde, Rapa, Rucola Sedano, Spinaci, Valeriana, Verza e Zucca. La cottura del pomodoro e del finocchio, inoltre, diminuisce significativamente il loro contenuto in vitamina K. 

 

Frutta secca: Pinoli.