Intervista

Verso una riconnessione all'energia del femminile

Mamma mia Madre nostra è il titolo del testo di Michaela Zadra che abbiamo letto per voi con grande piacere. Una lettura intervallata da placide riflessioni aperte da nuove visioni proposte dall'autrice. A lei abbiamo fatto qualche domanda

Verso una riconnessione all'energia del femminile

Michaela Zadra lavora insieme al marito Elmar Zadra presso l'Istituto Maithuna ad Anghiari. Ha studiato ed esperito tantra, bioenergetica, costellazioni familiari, rebalancing e si è specializzata in counseling relazionale.

In questo libro ci parla dell'energia femminile in chiave semplice e diretta, suggerendo esercizi, aprendo possibilità, stimolando intuizioni.

 

Il tuo libro mi è capitato tra le mani dopo un'intervista a Bebetta Campeti, organizzatrice del Festival Aurora 2012. Anche in quel frangente abbiamo avuto modo di parlare con lei di un risveglio di un'energia femminile troppo a lungo sopita. Secondo te, sopita o zittita? E perché proprio ora si andrebbe risvegliando? 

In questa fase stiamo ancora cavalcando la coda dell'esplosione del movimento femminista che abbiamo visto e vissuto intensamente per 20 anni, anni in cui sono state esplorate diverse forme di affermazione dei diritti in tante aree di vita delle donne. Ora il femminile si risveglia secondo il suo stesso movimento che somiglia a un respiro ciclico osservabile nella storia.

Per digerire ciò che è stato ed assimilarlo dobbiamo avere chiaro che andare contro non è l'unico modo di esprimere la femminilità e vanno cercate modalità per rinnovare un nostro modo di essere. Per creare nuove idee e vivere la femminilità è necessario allontanarsi da un "lottare contro" e avvicinarsi a un "lottare per"

 

Ci ha colpito la semplicità, la via diretta con cui parli alla lettrice e anche al lettore. Hai immaginato, scrivendolo, occhi di donna o anche lettori maschi? 

Non immaginavo nessun lettore. Non ho pensato al potenziale lettore, non c'era un immaginario uditorio femminile o maschile. Ci sono idee che ho dentro e che se non esprimo esplodono sottoforma di rabbia. C'è la voglia di dare una forma utile a questa rabbia.

 

Una nuova visione vissuta in prima persona da te ci ha colpito. Un parto che prevede "l'aiutino" di farmaci potrebbe portare poi il nascituro a cercare quel senso di accelerazione dall'esterno, per esempio attraverso consumo di caffeina, in fase di gestazione di nuovi progetti. Da quanti di questi meccanismi ci si potrebbe liberare se li si analizzasse la vita con la lente del potere femminile? 

Posso risponderti in modo parziale, perché il mio lavoro è limitato in quanto mi muovo sempre sul versante della sessualità interna alle relazioni. In questo campo di condizionamenti inconsapevoli ce ne sono moltissimi, spesso legati a un "pensare che lui o lei voglia questo o quello perché così è detto, pensato o suggerito da mode o secondo un presunto immaginario collettivo. Nel lato amoroso c'è da sapere cosa succede dentro e fuori di noi, ci vuole una continua disciplina all'autoosservazione che rende consapevoli dei condizionamenti.

Esistono dipendenze da cui si può prendere le distanze cambiando nel qui e nell'ora, variando dieta o altre abitudini in modo da essere meno dipendenti. ma a mio avviso il cuore della questione si amplia e diventa più completo se si va alla radice della dipendenza, se ci si chiede da dove si origina. 

 

Puoi farci un esempio di altri meccanismi di questo genere di cui non siamo consci e che derivano da un'alterazione o un impedimento dell'espressione del femminile? 

Per esempio, molti di questi meccanismi ruotano intorno alla durata del rapporto amoroso. O anche circa i "preliminari", le carezze o i baci. Non ci si deve mai stancare di chiedere e mettere dubbi su quel che normalmente percepiamo come un "ho bisogno" o "devo". 

 

Molte donne, scrivi, sanno cosa NON vogliono. Ma entrano in crisi quando si tratta di capire cosa vogliono. Come interrompere o iniziare a modellare questo atteggiamento in negativo che ostacola una vita vissuta in pienezza?

La difficoltà nasce quando si tratta di mettere una distanza tra ciò che nasce dentro se stesse e ciò che si origina in virtù di una moda; è lì che la donna deve chiedersi se quel che vuole nasce proprio dalla sua volontà o meno. Si tratta di osservare la volontà che nasce da un pensiero o un'immagine e che poi può prenddere copro e anima. 

Tra cento idee c'è n'è una che realizziamo ed è quella che prende corpo e anima, ovvero che ha un riflesso nel nostro fisico e nella nostra anima. Con le donne che vengono ai miei seminari insegno a comprendere come si può percepire se quel che si prova in un dato momento è un desiderio incorporato; per esempio ci si può chiedere se il lavoro che stiamo facendo lo si fa perché lo si vuole o per caso, se quel partner è voluto, desiderato o meno. 

 

So cosa Non voglio, non so cosa voglio. Questo atteggiamento deriva da paura?

Più dalla comodità che dalla paura.

 

Prendiamo il caso di una giovane donna che si ascolta e vuole usare il preservativo o altre forme di contraccezione. Non se ne parla, ma molti uomini accettano con esplicita riluttanza o peggio ancora insistono per penetrare senza precauzioni. Come si inserisce la contraccezione in questa prospettiva energetica del femminile?

Le forme di contraccezione sono importantissime, rendono la donna più disponibile a lasciarsi andare. Se infatti la donna nutre anche solo il minimo dubbio, non si può abbandonare al 100% perché sussiste comunque una piccola resistenza. Il contraccettivo ci ha dato la possibilità di lasciarci andare, ha reso tutto più libero.

Se uomo oppone resistenze al desiderio di cautela della donna vuol dire che non ha questa percezione completa di essere in contatto con la donna, il che è comprensibile, ma dovrebbero insieme superare il limite del lattice, se la donna si sente più sicura così.

 

L'importanza dei rituali è al centro del tuo libro. Ne descrivi aspetti e ne condividi i benefici. Ti chiediamo qualche suggerimento per riuscire a integrarli in questa vita moderna.

Nei seminari dò sempre molta enfasi ed esempi, tutti ricondicibili a un mio pensiero riassumibile nella frase: il meno è più. Un attimo di consapevolezza può essere meglio di un'ora di meditazione. Quell'attimo, coltivato per qualche anno, è molto più fruttifero di una pratica lunga fatta ogni tanto. Si può iniziare inserendo dei piccoli rituali nella giornata; un gesto quotidiano come usare le chiavi della macchina per aprire lo sportello può diventare un rituale. Il rituale in origine è ciò che rende sacro un momento nel quotidiano.

Meno è meglio, ripeto. Non c'è bisogno di comprare incensi o fare cose strane per rendere sacra la giornata, il mio corpo o la vita in sé. Basta ricordarsi ogni tanto qualcosa che rende speciale la giornata, aggiungendo piccole modifiche di un secondo che poi aumentano automaticamente, secondo un crescendo naturale una volta che notiamo che ci fa bene. Coltivare questi piccoli attimi, vedere un fiore, mettere fiore fresco accanto vasca bagno, rende ad esempio sacro, speciale il momento della doccia.

 

Ci piace l'accostamento tra concepimento fisico e concretizzazione di una progettualità. Dunque una donna resta incinta moltissime volte nella vita, anche in senso figurato? 

Sì. 

 

E lo stesso si potrebbe dire degli uomini che hanno visioni e progetti veri da realizzare? In questo loro "rimanere incinta" sarebbero simili a noi? E, nel caso di una situazione di coppia, potremmo dunque imparare qualcosa sulla bellezza del creare anche da loro, seppure non "diano alla luce" in senso fisico?

Sì, è la stessa stessa procedura, non si tratta di un percorso specifico del genere. Lei può imparare da lui molto sulla femminilità.

 

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