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Un tuffo nel... water yoga

Lo yoga si immerge in acqua e nasce il water yoga: scopriamo insieme di cosa si tratta e quali sono i suoi benefici!

Un tuffo nel... water yoga

Come molti sanno, anche lo yoga è approdato in palestra. Si potrebbe aprire una parentesi molto ampia sul senso di tale scelta, ma non lo faremo. Ci limiteremo a dire che sempre di più, soprattutto in alcuni ambiti, disciplina yoga è considerata una branca del fitness (con tutto l’orrore che tale affermazione porta con sé) e ne segue inevitabilmente le tendenze e le mode.

Una delle più convalidate alla quale si sta assistendo in questi ultimi anni è quella che vede il trasferimento di un gran numero di attività in acqua.

Ecco così nati l’acquagym (la ginnastica o l’aerobica in acqua), l’acquastep (lo step in acqua), l’acquapilates (il pilates in acqua), hydrobike (lo spinning in acqua) e simili. Poteva sottrarsi a questo processo lo yoga? A quanto pare no, ecco dunque il woga (water yoga).

 

Lo yoga in acqua: woga o acquayoga

Il woga arriva dall’America, più precisamente dalla California. È stato messo a punto dal terapista Harold Dull padre anche del cosidetto "watsu" ovvero lo shiatzu praticato in acqua.

Una lezione di woga non differisce nella sostanza da una classica di hatha yoga se non, appunto, nel fatto di svolgersi in piscina o, comunque, immersi in acqua calda fino alla vita o alle spalle.

La maggior parte degli asana si pratica in piedi o in galleggiamento grazie a dei sostegni e comprende, in genere, anche una parte dedicata al pranayama (controllo del respiro).

Questa tipologia di yoga si avvale di quel potente strumento che è l’acqua: al di là dei molteplici simbolismi culturali legati a questo elemento, essa rende il corpo leggero, ha un innegabile effetto calmante e, mediamente, aiuta nel mantenimento degli asana.

Grazie al minore carico articolare cui è sottoposto l’organismo, questa discipina è particolarmente consigliata per donne incinte, anziani, persone in forte sovrappeso o reduci da qualche infortunio o intervento chirurgico: tutte le suddette categorie potrebbero incontrare delle difficoltà nelle attività “all’asciutto”, mentre muoversi nell'acqua rendo tutto molto più facile.

In merito allo woga è stata intervistata dal settimanale “Oggi” l’insegnante Stefania Montagna che ne ha evidenziato i benefici affermando: “Sono moltissimi. Questo tipo di yoga può facilitare la guarigione delle articolazioni doloranti. Tendini e muscoli si rilassano facilmente, favorendo quindi un’ampia possibilità di movimenti che permettono di liberare la schiena dalle tensioni, dai dolori e dalla rigidità. Attraverso le posizioni yoga praticate in acqua, tutte le articolazioni diventano rapidamente più flessibili e i tendini vengono allungati in modo dolce. Così si acquista un buon tono muscolare”.

 

Un tipo di yoga poco diffuso, ma di grande potenzialità

Attualmente sono molte le tipologie di yoga inutilmente modaiole, ma, in tale categoria, NON ci sentiamo di includere lo woga. Innanzitutto perché è una declinazione di yoga completamente accessibile, anzi, viene in soccorso proprio a chi può avere dei problemi nella pratica consueta; inoltre perché l’acqua, specie se in un contesto adeguato, può effettivamente cullare in atmosfere rilassanti e meditative, di autoascolto e introspezione agevolando, soprattutto in taluni soggetti, la pratica anche da un punto di vista emotivo.

Confidiamo dunque che qualche centro possa cogliere l’ispirazione e introdurre il woga tra le proprie attività. Nell’attesa dell’incontro con il tappetino, questa declinazione di yoga ci pare un’ottima alternativa

 

Mai sentito parlare del Sup yoga?