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Alla ricerca dell'equilibrio con lo yoga

Il premio Nobel Rudyard Kliping nella sua famosa poesia “Se…” celebra la rara e preziosa dote dell’equilibrio quale segno distintivo per capire se suo figlio fosse diventato finalmente un Uomo. Vediamo come possiamo imparare a coltivare questa virtù grazie allo yoga

Alla ricerca dell'equilibrio con lo yoga

Fisiologicamente, riusciamo a rimanere in equilibrio perché il nostro corpo attua costantemente dei meccanismi di adattamento rispetto ai dati forniti dai sensi e dalla capacità propriocettiva.

Questa abilità è quella che permette alla ballerina di volteggiare sulle punte, al pattinatore di volare sul ghiaccio e al circense di camminare il filo, nonchè a ognuno di noi di stare in piedi o correre.

Eppure l’equilibrio non è “solo” questo: è il termine che usiamo per indicare un atteggiamento interiore che, limitandoci all’ambito yogico che è quello che ci compete, possiamo identificare con il concetto di samatva ovvero “equanimità”.

Appoggiandoci alla definizione data da Stefano Piano nella sua Enciclopedia dello yoga, leggiamo: “La virtù di chi rimane imperturbabile di fronte a opposte esperienze (caldo/freddo, gioia/dolore, etc…) e conserva il medesimo atteggiamento nei confronti dei nemici e degli amici, della lode e del biasimo, di un pezzo d’oro e di un filo d’erba”.

Questa spiegazione probabilmente ha suscitato molte immagini interiori a seconda dell’esperienza di ciascun lettore, perché possedere una tale dote è piuttosto difficile e in questa epoca più che mai.

L’uomo moderno, molto più dei suoi antenati, è infatti costantemente bombardato di informazioni, messaggi, idee, nozioni che, se da un lato hanno migliorato molto la vita, dall’altro sono una fonte potenzialmente inesauribile di destabilizzazioni.

Questo discorso non deve portare a un “Si stava meglio quando si stava peggio” piuttosto qualunquista, ma costituire una fonte di riflessione rispetto alle dinamiche che caratterizzano la nostra quotidianità per imparare a gestirle nel migliore dei modi, anche grazie allo yoga.

 

Coltivare l'equilibrio con lo yoga

Uno dei fondamenti dello yoga è il concetto che l’uomo è un’unità data dalla somma degli elementi che lo compongono. Ciò significa che esso non è costituito da compartimenti stagni ognuno indipendente dall’altro, bensì che ogni parte è intrinsecamente legata al Tutto tanto a livello grossolano che sottile.

Dunque, un lavoro incentrato sull’equilibrio andrà non solo a esercitare la nostra abilità di rimanere eretti su una gamba sola, ma anche - e soprattutto - migliorerà quello che è il nostro equilibrio interiore, la nostra capacità di trovare l’immobilità nel continuamente mobile.

Nello yoga sono molte le posizioni di equilibrio e principalmente coinvolgono gli arti inferiori e superiori: e sono estremamente indicate per tutti coloro che fanno fatica a concentrarsi, a focalizzarsi su un compito. Sono molto utili anche per gli studenti perché rafforzano, oltre alle capacità appena dette che limitano le distrazioni, anche la memoria.

La parola “equilibrio” deriva dal latino aequus che significa "uguale" e librus che significa "bilancia": in senso figurato, indica la perfetta stabilità in orizzontale dei due piatti della bilancia. Partiamo proprio da questa posizione per sviluppare il nostro equilibrio.

 

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La posizione della bilancia

Per esercitare dunque la nostra capacità di mantenerci in tale placida armonia si può utilizzere proprio la posizione della bilancia, in sanscrito tulitasana.

In piedi, le gambe sono leggermente divaricante, approssimativamente la larghezza dei fianchi. Inspirare profondamente e nell’espirazione piegare le gambe e sedersi sui talloni sollevati da terra; il peso del corpo cade sulla parte anteriore dei piedi. Il busto rimane eretto ma non rigido, il petto ben aperto e le mani poggiate sulle ginocchia (volendo in jnana mudra, ovvero con le dita puntano verso il Cielo) e le braccia rilassate. Può aiutare per mantenere l’equilibrio fissare un punto a terra oppure la punta del naso. Noterete che se mantenete l’asana con gli occhi chiusi incontrerete maggiori difficoltà in tale senso, soprattutto se state muovendo i primi passi nello yoga.

Questa posizione sarà utile per rafforzare gli arti inferiori, soprattutto piedi e caviglie. Fortifica i muscoli del bacino ed è indicata nel caso si soffra di crampi ai polpacci. La bilancia è un simbolo quasi archetipale dell’equilibrio: l’atteggiamento mentale del praticante dovrebbe rispecchiare il significato dell’asana cercando di attuare e ricercare quella stabilità e quella impertubabilità che la posizione suggerisce.

posizione bilancia

 

La posizione dell'albero

Per variare la pratica, un'altra posizione sempre utile per sviluppare questa abilità è Vrksasana, ovvero la posizione dell'albero. Il peso del corpo si sposta sulla gamba destra mentre la sinistra, libera della sua funzione portante, si andrà a posizionare con la pianta del piede all'interno della coscia, con il tallone rivolto verso l'inguine e le dita verso il basso. Il bacino è allineato alla gamba destra, dunque non devono crearsi curve innaturali tra di essa e la zona pelvica che resta parallela al pavimento. Le mani possono essere portate congiunte in anjali mudra o davanti al petto oppure oltre il capo con le braccia distese. Ripetere dall'altra parte.

posizione albero yoga

 

La posizione dell'aquila

Infine, la posizione dell'aquila, Garudasana. Anche in questo caso, ci si porta in equilibrio su un solo piede, il destro, con l'arto leggermente flesso. La gamba sinistra si va ad incrociare sulla destra fino ad agganciare con il collo del piede la parte inferiore del muscolo del polpaccio. Le braccia si alzano davanti al petto e si incrociano, con il gomito destro nell’incavo del sinistro e gli avambracci sollevati perpendicolarmente al pavimento. I dorsi delle mani dovrebbero essere uno di fronte all’altro. Infine, ruotare ulteriormente le mani, in modo che i palmi si tocchino e le dita puntino verso l'alto. 

posizione aquila yoga

 

Il cuore di un equilibrista

Una bellissima canzone del gruppo folk I Ratti della Sabina intitolata “Il Funambolo” recita: “Vivo la mia vita sulla fune che separa la prigione della mente dalla fantasia”. Ognuno ha la sua fune personale da attraversare, ogni giorno, destreggiandosi nella quotidianità che assai raramente è “equilibrante”. La pratica delle posizioni di equilibrio, e dello yoga in generale, è un ottimo modo per imparare a trovare quel punto fermo che esiste dentro noi stessi e che, coltivandolo, ci regalerà “il cuore di un equilibrista” (cit.).

 

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