Secondo la tradizione, lo yoga va praticato nudi, in un luogo immerso nella natura, silenzioso e accogliente.
Purtroppo, la stragrande maggioranza di noi può vivere solo molto raramente una tale esperienza: oggi lo yoga viene praticato al chiuso (anche per ragioni climatiche), in gruppi e spesso in ambienti tutt’altro che specifici (vedi quelle palestre, la maggior parte, in cui la sala yoga è adiacente alla sala fitness o alla sala pesi).
Oltretutto, dato il grande fascino che questa disciplina esercita su milioni di persone, è sorto un fiorente business legato agli accessori, agli outfit, alle mode che, inevitabilmente, influenzano anche questo campo.
Tanto per fare un esempio, la famosissima Nike ha perfino ideato delle “scarpe yoga”, ovvero una specie di sandali alla schiava (con o senza lacci alla caviglia) che avrebbero lo scopo di evitare di scivolare, soprattutto con gli avampiedi.
Gli attrezzi per lo yoga
Al di là comunque dell’abbigliamento, oggi prenderemo in considerazione un aspetto meno frivolo, cioè quello degli attrezzi (detti anche props, cioè supporti). Spetta all’Iyengar Yoga il merito di aver sdoganato e messo al centro della pratica l’utilizzo di strumenti che possano agevolarla o migliorarla, ma ora è molto comune che insegnanti anche di altri stili esortino gli allievi a servirsene.
Personalmente non ho nulla in contrario nei limiti in cui non distraggano eccessivamente dall’attenzione sul corpo e sul respiro durante gli asana. Ad esempio, se si hanno allievi non più giovanissimi, dei piccoli aiuti, a mio parere, sono utili se permettono di fluidificare la pratica senza superare i limiti che il corpo, in quel momento, ha posto.
Purtroppo a volte si va incontro a una sbagliata, ma comprensibile frustrazione da parte dei principianti (più o meno in là con gli anni) nel momento in non riescono ad eseguire degli asana molto semplici a loro avviso o se si confrontano tra loro e notano delle differenze di rendimento (altra cosa non salutare, ma molto umana): ecco, in questo quadro l’utilizzo di attrezzi è proponibile e può rivelarsi proficuo, specie se unito ad un percorso di accettazione dei propri limiti e ad una riduzione della competitività.
Lo ritengo da evitare qualora diventi causa di confusione, distrazione, chiacchiericcio inutile, deriva ginnica della pratica, ma questo dipende molto dalle peculiarità di ogni singola classe.
Abbigliamento yoga: come mi vesto per la lezione?
Tappettino
Sicuramente l’unico che averlo o meno fa una certa differenza. Il suo scopo è quello di attutire la pressione sulle vertebre (in halasana per esempio) o sulle ossa in generale durante le posizioni a terra (senza tappetino alcune persone, specie se molto magre, possono sentire dei fastidi nel contatto).
Ne esistono di infinite varietà e materiali e il costo oscilla tra pochi euro e le decine: eco-compatibili, super griffati (le maggiori marche sportive hanno i tappetini di yoga il cui prezzo va dai 50 ai 100 dollari), di materiali pregiati (come la seta) oppure decorati. Se però non si è interessati a tanta ricercatezza, se ne trovano di validi - antiscivolo, facilmente lavabili, ipoallergenici - molto meno costosi: non di marca, dai 15 euro.