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Cos’è il Sardex

Da oltre dieci anni la Sardegna è il fulcro di un esperimento di successo: si chiama Sardex ed è un motore di sviluppo per l’economia e la comunità.

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©Sardex Spa

Una moneta complementare made in Sardinia

Da anni si discute – con toni più o meno entusiasti – delle monete complementari. Questa categoria comprende tutti quei sistemi di scambio di beni e servizi che non hanno la pretesa di sostituirsi alla valuta legale (come l’euro o il dollaro), ma si affiancano a essa. 

 

Una moneta complementare, di fatto, è un patto tra i membri di una determinata comunità, che ne riconoscono il valore pur senza essere obbligati dalla legge o da una banca centrale.

 

Di esperienze di questo tipo, nel mondo, ne sono state sperimentate tante. Con alterne fortune. Ce n’è una, però, che sembra mettere d’accordo tutti: il Sardex.

 

Come funziona il Sardex

Per inquadrare meglio il Sardex, partiamo chiarendo cosa non è. Non è una valuta che vuole sostituire l’euro. Non è nemmeno una moneta virtuale come il Bitcoin. Non è uno strumento per speculare (ogni Sardex vale un euro e chi lo accumula non intasca interessi) né per gestire traffici illeciti (tutte le operazioni rimangono tracciate). 

 

Come si legge nei documenti ufficiali, Sardex è il primo circuito di credito commerciale della Sardegna, a cui si possono iscrivere aziende di qualsiasi dimensione (dalle ditte individuali alle grandi imprese), liberi professionisti e realtà del terzo settore. 

 

“Lo scopo del Circuito è quello di riconnettere le imprese locali, fornire servizi promozionali personalizzati e linee di mutuo credito complementari a quelle tradizionali”, si legge nel company profile.

 

Concretamente, gli iscritti si iscrivono a una piattaforma digitale e attivano un conto corrente in Sardex. A seconda dei beni e dei servizi che producono, guadagnano crediti che possono poi spendere presso le altre aziende del network.

 

L’agenzia Agi propone un esempio molto chiaro: “Un idraulico potrebbe comprare una chiave inglese pagando in Sardex, al gestore del negozio verrà accreditato un importo nel suo portafogli Sardex che potrà usare per acquistare altri beni o servizi da commercianti e professionisti del circuito”.

 

Sardex, i numeri del suo successo

Per le imprese del territorio, questo meccanismo è stato rivoluzionario. Perché è andato a sopperire al vuoto lasciato dalle banche, che spesso e volentieri non sono nelle condizioni di erogare credito a chi non può fornire le garanzie necessarie.

 

Per farla breve, in questo decennio il Sardex è riuscito a rimettere in moto l’economia locale. Lo dimostrano i numeri:

 

> alla fine del 2019 è stato superato il mezzo miliardo di crediti transati, per 1,2 milioni di transazioni e 350 milioni di giro d’affari complessivo;

 

> le imprese iscritte sono più di 4mila e hanno sede in 13 regioni italiane; 

 

> ad aprile 2017 Sardex è entrato nel ranking FT1000 del Financial Times, che riunisce le mille aziende europee a maggiore crescita.

 

Un libro sul Sardex

Sul Sardex sono stati scritti articoli, analisi, approfondimenti. E, qualche mese fa, anche un libro. Si chiama “Una moneta chiamata fiducia”, è edito da Chiarelettere ed è opera del giornalista Daniel Tarozzi, fondatore del portale Italia che cambia.

 

Dopo mesi trascorsi ad attraversare l’Italia in lungo e in largo alla ricerca di esperienze positive in vari settori, dall’educazione all’agricoltura, Tarozzi è rimasto conquistato proprio dal Sardex. Per vari motivi.

 

Innanzitutto, perché “smonta tutti gli immaginari. Sulla Sardegna regione povera di opportunità, per esempio. Fra l’altro la moneta nasce in una delle aree più povere dell’isola. E i suoi cinque fondatori non hanno neanche studiato economia”, racconta in un’intervista a La Nuova Ecologia

 

Il segreto del Sardex, ha spiegato l’autore a Valori, sta nel fatto che “è una cosa semplice e che questi ragazzi hanno avuto il coraggio di farla”. E di farla in modo strutturato e professionale, elaborando una piattaforma web e facendola gestire a un team qualificato. 

 

Tutto ciò a beneficio del territorio, conclude Tarozzi nell’intervista a Valori. “Anche se tu se aderisci banalmente perché ti conviene, quasi inconsciamente innesti dei cambiamenti che hanno una ricaduta eco-sociale, oltre che identitaria, che riportano la moneta al suo ruolo originario che quello della relazione, dello strumento di comunità e non di pura speculazione”.