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Draghi e il tema ambientale

Quanto sarà verde il governo guidato da Mario Draghi? È ancora presto per dirlo, ma quel che è certo è che il nuovo presidente del Consiglio ha consultato le principali organizzazioni ambientaliste e ha istituito il ministero della Transizione ecologica.

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©Banca centrale europa / Flickr

La promessa di Draghi: “Sarà un governo ambientalista”

Il nostro sarà un governo ambientalista. Qualsiasi cosa faremo, a partire dalla creazione di posti di lavoro, deve andare incontro alla sensibilità ambientale e non andare a gravare la situazione". Secondo quanto appreso dall’Adnkronos, con queste parole il neo-presidente del Consiglio Mario Draghi si sarebbe rivolto alla sua squadra riunita per il primo consiglio dei ministri del 13 febbraio 2021. 

 

C’è grande attesa sulla strategia con cui l’ex-numero uno della Banca centrale europea intende affrontare l’emergenza ambientale in corso. Anche perché l’Italia sarà uno dei principali beneficiari di Next Generation Eu, il colossale piano varato dall’Unione europea per rilanciare l’economia messa a dura prova dal coronavirus.

 

Tra prestiti e sussidi, il nostro Paese riceverà circa 209 miliardi di euro in cinque anni. La Commissione europea però è stata molto chiara su come dovranno essere investiti questi fondi: il 37%, ha precisato la presidente Ursula von der Leyen, dovrà essere indirizzato direttamente agli obiettivi del Green Deal europeo.

 

Cruciale sarà dunque il piano nazionale di ripresa e resilienza che è stato messo a punto dal precedente governo e ora andrà ulteriormente dettagliato e perfezionato. Anche perché, ha precisato il Commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, soltanto la prima tranche di prefinanziamento è assicurata. Le rate successive verranno erogate soltanto agli Stati che rispetteranno determinati obiettivi.  

 

I gruppi ambientalisti alle consultazioni per il governo Draghi

Molto critiche nei confronti del piano nazionale di ripresa e resilienza sono 14 associazioni ambientaliste e scientifiche, tra cui Wwf, Lipu, Marevivo e Fondazione Univerde, firmatarie di una lettera aperta che era stata inviata già al governo Conte. 

 

“L’ultima bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non considera la Natura (in termini di biodiversità ed ecosistemi): mancano la Protezione e l’uso sostenibile delle risorse acquatiche e marine […] e le misure dirette di protezione e restauro della biodiversità e degli ecosistemi”, recita l’appello. 

 

“Nel piano si cita più volte la visione di Salute Unica (One Health). Ricordiamoci tuttavia che essa vede la salute della natura come precondizione alla salute umana. La salute non si cura solo con medicina e farmacologia”, continua.

 

Tangibile quindi la soddisfazione del mondo ambientalista quando i rappresentanti di Wwf Italia, Legambiente e Greenpeace sono stati convocati dallo stesso Mario Draghi per le consultazioni con le parti sociali che hanno portato alla nascita del governo. 

 

"In primis servono una visione coraggiosa e obiettivi coerenti, con più semplificazioni sull'economia verde, coniugate con controlli pubblici più efficaci, un'organizzazione burocratica competente, aggiornata professionalmente e all'altezza della sfida, un maggiore coinvolgimento dei cittadini anche con una nuova legge sul dibattito pubblico che riguardi tutte le opere per la transizione green”, hanno dichiarato le tre organizzazioni a margine dell’incontro a Montecitorio.

 

“Si tratta di riforme necessarie per garantire qualità dei progetti, velocità della spesa e certezza del rispetto delle regole e che urge al più presto mettere in campo".

 

Il nuovo ministro della Transizione ecologica

Proprio il loro comunicato stampa congiunto ha reso nota una novità che per qualche giorno ha conquistato i titoli dei giornali: l’esecutivo Draghi è il primo nella storia italiana a prevedere un ministero della Transizione ecologica, seguendo l’esempio di Francia e Spagna. 

 

All’indomani dell’annuncio della squadra di governo, i contorni di questa scelta appaiono più chiari. Il nuovo dicastero prenderà il posto del ministero dell’Ambiente e assorbirà solo le competenze sull’energia del ministero dello Sviluppo economico, affidato al leghista Giancarlo Giorgetti.

 

Il nuovo ministro della Transizione ecologica è invece un tecnico, Roberto Cingolani, che di recente è già stato membro della task force per la ripartenza del Paese guidata da Vittorio Colao. Nato a Milano nel 1961, è fisico e professore universitario di prestigio internazionale.

 

Dopo aver fondato nel 2001 il Laboratorio nazionale di nanotecnologie di Lecce, è stato per quattordici anni direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia (dal 2005 al 2019) per poi assumere un incarico dirigenziale Leonardo Spa. Si tratta di una grande holding attiva nei campi dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza, partecipata dal ministero delle Finanze. Una vicinanza al mondo delle armi che ha fatto istintivamente storcere il naso ad alcuni osservatori.

 

Conclusi i complessi negoziati tra le forze politiche, ora i riflettori sono tutti puntati su questo nuovo governo che dovrà tenere le redini del Paese in un momento così delicato. Che l’ambiente e la sostenibilità debbano avere un ruolo centrale, ormai, è una promessa che si sente ripetere da più fronti. Bisognerà vedere se sarà tradotta in strategie concrete, efficaci e commisurate alla sfida che stiamo vivendo.