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Latte italiano, trovati antibiotici

Un nuovo metodo di analisi ha mostrato la presenza di antibiotici e altri farmaci in diversi marchi di latte venduto in Italia. Quali sono i rischi per la nostra salute legati all’assunzione costante di medicinali presenti nel latte?

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©Wavebreak Media Ltd / 123rf.com

Quanti antibiotici nel latte italiano?

Il latte venduto nei nostri supermercati contiene tracce di antibiotici e di farmaci antinfiammatori e cortisonici, residui dei medicinali che vengono impiegati per trattare le mucche negli allevamenti.

 

È quanto emerge dai test di laboratorio effettuati da Il Salvagente, che grazie a un nuovo metodo di analisi messo a punto dall’Università Federico II di Napoli e dall’Università di Valencia, ha scoperto la presenza di farmaci in numerose confezioni di latte italiano, finora sfuggite ai normali controlli.

 

Le analisi sono state effettuate su 21 latti freschi e UHT di diversi marchi tra cui Granarolo, Parmalat, Coop, Esselunga, Conad, Carrefour e Lidl.

 

In 12 confezioni di latte, in più della metà è stata riscontrata una concentrazione di farmaci compresa tra 0,022 mcg/Kg e 1,80 mcg/kg, tra cui l’antibiotico amoxicillina, il cortisonico dexamethasone e l’antinfiammatorio neloxicam, medicinali usati per curare le mastiti nelle vacche da latte.

 

“La ragione dell’uso di antibiotici come l’amoxicillina è la frequenza con cui contraggono le infezioni alle mammelle come la mastite. Tra l’altro, il fatto che siano stati trovati dei residui nel latte ne è la dimostrazione: se fossero stati utilizzati farmaci per curare altri tipi di infezioni, questi sarebbero stati smaltiti da reni e fegato. In genere, si somministra un antibiotico mentre il cortisone e l’antinfiammatorio sono coadiuvanti”, spiega Enrico Moriconi, veterinario e Garante degli animali della Regione Piemonte.

 

I risultati del test condotto dal Salvagente confermano dunque quelli ottenuti da una precedente ricerca effettuata su 56 latti italiani e pubblicata sul Journal of Dairy Science.

 

Lo studio, condotto sempre dai ricercatori delle Università di Napoli e Valencia, aveva riscontrato residui di medicinali nel 49% dei campioni analizzati, in concentrazioni comprese tra 0,007 e 4,53 mcg/kg. 

 

Antibiotici nel latte, quali rischi per la salute?

Quali effetti può avere la presenza di antibiotici nel latte per la nostra salute?

 

Secondo gli esperti, un’assunzione di antibiotici continua, seppure in quantità molto piccole e in linea con i limiti imposti dalla legge come quelle ritrovate nel latte, potrebbe contribuire all’antibiotico resistenza.

 

Consumando latte quotidianamente, magari più volte al giorno, i farmaci in esso presenti potrebbero alterare il microbiota intestinale favorendo la selezione di batteri capaci di resistere agli antibiotici.

 

La resistenza agli antibiotici potrebbe poi essere trasferita anche ad altri batteri, inclusi quelli patogeni.

 

A pagare un prezzo maggiore in termini di salute sarebbero i bambini, poiché generalmente consumano più latte rispetto agli adulti e perché la loro capacità di metabolizzare agenti tossici non è ancora completamente sviluppata.

 

Sebbene non sia necessario allarmarsi, è importante che vengano migliorate le condizioni degli animali negli allevamenti e che si monitorino costantemente sia le mucche sia il latte da loro prodotto.

 

Questo nuovo metodo di analisi potrebbe dunque rappresentare un’ulteriore risorsa per controllare il latte in modo più efficace.

 

“Queste analisi non vogliono essere una penalizzazione alle aziende nelle cui confezioni abbiamo trovato residui di farmaci. Al contrario molte di loro, informate del nostro test, si sono mostrate molto sensibili all’argomento e alle evoluzioni dei loro controlli rese possibili da questo nuovo metodo. Il nostro interesse era sollevare un potenziale rischio rimasto finora nell’ombra per trovare soluzioni rassicuranti per i consumatori”, ha commentato Riccardo Quintili, direttore del Salvagente.

 

“La comunità scientifica è estremamente sollecita e sono sicuro che saprà sfruttare al meglio anche questo studio, considerando anche quanto l’antibiotico-resistenza sia la vera sfida per il futuro. Partendo dall’utilità dello studio, che rappresenta un metodo diagnostico rapido, non dobbiamo creare allarmismi. Solo nei nostri laboratori, nel 2019, abbiamo analizzato oltre 5500 dati relativi al latte e non abbiamo riscontrato non conformità in relazione a questo argomento. Ben vengano gli studi a tutela della sicurezza alimentare per i cittadini consumatori su un tema così attuale e delicato, ma non dimentichiamo che l’Italia è un paese attento in materia e che esistono piani nazionali che monitorano costantemente tutte le produzioni alimentari”, il commento rassicurante di Antonio Limone, Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno.

 

Ricordiamo, comunque, che la produzione di latte ha un impatto enorme sull'ambiente e che molto spesso, purtroppo, coincide con il maltrattamento di numerosi animali negli allevamenti.

 

Ridurre il consumo di latte dunque, alternandolo con bevande vegetali, potrebbe non solo diminuire l'esposizione ad antibiotici e farmaci, ma anche contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 e alla sofferenza di mucche e vitelli.