Articolo

Le piante e la loro intelligenza

Le piante parlano, si muovono, sono essere sociali e, in un certo qual modo, consapevoli: vediamo come possiamo comprenderli e capire la loro particolare intelligenza

Le piante e la loro intelligenza

Un recente articolo apparso su La Repubblica ha ridato vita al dibattito, a conferma della tesi: le piante sono esseri intelligenti oppure no?

Sono in grado di prendere decisioni complesse? Secondo quanto riportato, esistere al mondo un albero che è persino capace di abortire i propri semi.

 

Gli alberi prendono decisioni

Gli alberi sono capaci di prendere decisioni complesse, si muovono e comunicano. Ne è piena la tradizione contadina, italiana e non solo, di piante magiche e urlatrici, dalla forma antropomorfa, come la mandgragora per esempio, fino ad includere le più strane piante carnivore e le fascinose mangrovie, vegetali che si adattano a varie situazioni, questo si sa.

Come riporta il quotidiano, la scoperta arriva da un gruppo di scienziati dell'Helmholtz Centre i quali hanno visto che il Berberis Vulgaris, anche detto crespino, rimedio omeopatico, tra le altre, è in grado di eliminare i propri semi con lo scopo di prevenire l'infestazione dei parassiti.

Si tratta della prima prova effettiva di un complesso comportamento da parte delle piante. L'articolo è stato pubblicato sulla rivista American Naturalist.

 

Le piante sono in grado anche di creare musica

 

Gli uomini derivano dalle piante?

Ma non abbiamo forse mai saputo che gli alberi sono esseri forti, che trasmettono e ci rimandano qualcosa? Esseri da rispettare, dalle radici alla corteccia, con foglie multiformi dalle mille varietà di colore: semplicemente osservandoli ci sentiamo ebbri della loro straordinaria bellezza.

La letteratura è piena di rimandi al valore e alla grandezza delle piante: Da Jean Giono, con "L'uomo che piantava gli alberi", alla "racine du marronier" grazie alla quale Sartre ha dato il via a profonde riflessioni sull'esistenza e su quanto vi sia di contingente, fino a spingersi alle varie simbologie religiose e storiche: dall'alloro al nardo, come ha mirabilmente illustrato Alfredo Cattabiani nel suo "Floriario", riportando le parole di Mircea Eliade: "Il Cosmo è simboleggiato da un albero; la divinità si manifesta dendromorfa: la fecondità, l’opulenza, la fortuna, la salute sono concentrati nelle erbe e negli alberi. La razza umana deriva da una specie vegetale; la vita umana si rifugia nelle forme vegetali quando è interrotta con malizia (…) il cosmo rappresentato in forma di Albero, perché l’albero si rigenera periodicamente. La primavera è una resurrezione della vita universale e di conseguenza della vita umana".

E dall'India di Eliade, dove gli alberi hanno vita, portano tilaka o red bindi ("goccia rossa" i pallini rossi che normalmente rappresentano l'energia del terzo occhio e indicano che una donna è sposata) all'India di Tiziano Terzani, che metteve gli occhi all'albero per fare comprendere al suo nipotino che anche loro hanno vita, anche se apparentemente non si muovono. 

E non dimentichiamo il più recente "La Memoria degli alberi" di Bernardo Notargiacomo: all’età di dieci anni, il piccolo protagonista intuisce di possedere un dono inestimabile, ovvero la capacità di comprendere il linguaggio segreto delle piante, cosa che coincide con l’inizio di un’incredibile avventura, fatta di scoperte uniche, incontri straordinari, emozioni indimenticabili di un mondo parallelo denso di mistero e bellezza.

 

 

Conosci l'ecopsicologia? Scopri cos'è nell'intervista a Marcella Danon
 

La parola alla scienza

E non solo di grandi alberi si parla. Come ha raccontato Stefano Mancuso, uno dei fondatori della neurobiologia vegetale, in un'intervista condotta da Fabio Fazio, anche i fagioli e i girasoli si muovono per motivi specifici, dal cercare supporto al comunicare per manifestare rapporti tipici della vita sociale, e non lo fanno casualmente.

Come aveva intuito Darwin, e come lo studioso ci riporta, il "centro di comando" delle piante risiede nell'apice radicale, ovvero la punta della radice. Darwin scriveva nel 1870 "Il potere del movimento delle piante", in cui diceva che nell'apice radicale c'è una specie di cervello, simile a quello animale.

Quasi un secolo dopo esce invece "L'intelligenza dei fiori" di Maurice Maeterlinck, drammaturgo e saggista belga, che porta l'attenzione non solo sui colori e i profumi di fiori e piante, ma anche sull’ingegnosità delle loro strategie di sopravvivenza: “La pianta concentra tutta la propria esistenza verso un unico scopo: spuntare dal terreno per sfuggire alla calamità sotterranea; eludere e trasgredire una legge misteriosa ed opprimente, liberarsi, strapparsi dalla morsa soffocante, immaginare o invocare ali per scappare il più lontano possibile, affrancarsi da uno spazio in cui il destino l'ha relegata ed accostarsi ad un'altra realtà, entrare a far parte di un mondo emozionante e vivido”.

E la questione, ricca di fascino e mistero, resta ancora una volta in sospeso: ci può essere intelligenza senza un cervello vero e proprio?

Nel video di seguito, l'intervento a TED di Stafano Mancuso: