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Cos'è il Global covenant of mayors for climate and energy

Guidato da Michael Bloomberg e Frans Timmermans, il Global covenant of mayors for climate and energy riunisce 7.100 città sotto una sola missione: combattere i cambiamenti climatici.

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Le sfide che attendono le città

Stando ai dati del 2018, nel mondo vivono 7,8 miliardi di perone. Il 55%, più di uno su due, abita in città. Di questo passo nel 2050 la popolazione urbana sarà aumentata di alter 2,5 miliardi di unità, per il 90% in Asia e Africa, arrivando a una schiacciante maggioranza del 68%. Un incremento che appare ancora più vertiginoso se si fa un balzo indietro nel tempo fino al 1950, quando in città vivevano appena 751 milioni di persone. Da 751 milioni a 4,2 miliardi in meno di settant’anni.

 

“Con oltre l'80% del Pil mondiale generato nelle città, l'urbanizzazione può contribuire alla crescita sostenibile se viene ben gestita aumentando la produttività e permettendo all’innovazione e alle nuove idee di emergere”, mette nero su bianco la Banca mondiale. Ricordando, al tempo stesso, quanto siano pressanti le sfide ambientali e sociali che questo fenomeno porta con sé. 

 

Nei prossimi trent’anni le aree urbane si mangeranno 1,2 milioni di chilometri quadrati, consumando suolo e risorse della natura. Già oggi le città emettono il 70% dei gas serra e usano i due terzi dell’energia prodotta su scala globale. Insomma, sono responsabili dei cambiamenti climatici e al tempo stesso ne sono vittime. Nelle 136 maggiori città costiere, per esempio, l’innalzamento del livello dei mari minaccia circa 100 milioni di persone e beni per un valore complessivo di 4.700 miliardi di dollari. 

 

Città in prima linea nella lotta al climate change

Consapevoli di queste sfide, già da tempo le principali città hanno deciso di unire le forze. Uno dei network più noti e riusciti si chiama Covenant of Mayors ed è stato istituito nel 2008 dall’Unione europea. Poi c’è il Compact of Mayors, nato nel 2014 sotto l’egida delle Nazioni Unite. Dopodiché queste due realtà si sono alleate dando vita a una rete ancora più grande, il Global Covenant of Mayors for Climate & Energy.

 

“Mai prima d’ora così tante città hanno unito le forze, con la volontà di ispirarsi a vicenda e l’impegno a intraprendere insieme la strada verso una società resiliente e a basse emissioni”, commenta il vice-presidente della Commissione europea Maroš Šefčovič all’indomani dell’annuncio.

 

Due le personalità di spicco alla guida del Global covenant of mayors for climate and energy. A rappresentare l’Europa c’è Frans Timmermans, olandese, vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, il colossale piano di transizione verde volto ad azzerare le emissioni nette del Continente entro il 2050. Per gli Usa invece c’è Michael Bloomberg, ex-sindaco di New York, che parla di “un gigantesco passo avanti nel lavoro necessario per raggiungere gli obiettivi che le nazioni hanno concordato a Parigi”. 

 

Cosa fa il Global covenant of mayors for climate and energy

Ma di cosa si occuperà, nel concreto, il Global covenant of mayors for climate and energy? Si farà promotore delle iniziative volontarie per azzerare le emissioni nette di gas serra e cambiare in meglio il nostro sistema economico. E lo farà con la potenza di fuoco di 7.100 città da 119 paesi e sei continenti, con oltre 600 milioni di abitanti, cioè l’8% della popolazione mondiale.

 

Al momento il sito mette in evidenza tre iniziative principali:

  • Invest4Cities mira ad aumentare i flussi di investimento pubblici e privati a favore dei progetti di mitigazione dei cambiamenti climatici e resilienza.
  • Data4Cities fa leva sui dati per monitorare le ambizioni climatiche delle amministrazioni locali e i loro progressi.
  • Innovate4Cities punta invece sulla ricerca e sviluppo per trovare risposte alle questioni più pressanti che le città e le amministrazioni locali devono affrontare nella lotta ai cambiamenti climatici.