Intervista

Dall'architettura alla fattoria: la storia di Federica Senno

La nostra intervista a Federica Senno, architetta che ha scelto di cambiare vita dedicandosi all'agricoltura. Oggi è presidente provinciale di Cia (Confederazione italiana agricoltori) Venezia.

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©Cia-Agricoltori Italiani Venezia

Da uno studio di architettura all’azienda agricola di famiglia. Una scelta di vita senza dubbio particolare quella intrapresa nel 2019 da Federica Senno, 37 anni, nata a Jesolo e laureata allo Iuav di Venezia. Particolare sì, ma ragionata, consapevole e portata avanti con entusiasmo. Tant’è che, nel mese di febbraio del 2022, Senno è stata eletta all’unanimità come presidente provinciale di Cia (Confederazione italiana agricoltori) Venezia; è la prima donna ad assumere questo incarico in Veneto. L’abbiamo intervistata.

 

● Dopo diversi anni di lavoro per uno studio di architettura, lei ha deciso di dedicarsi all’allevamento di famiglia. Cosa l’ha spinta a intraprendere questo cambiamento così radicale?

Fare l'architetto mi è sempre piaciuto, ma sentivo il desiderio di poter costruire qualcosa di veramente mio, sicuramente più impegnativo ma dove poter metterci idee e progetti. Negli anni l’azienda agricola Il Gioco ha sempre fatto parte della mia vita, il vero cambiamento è stato passare a dedicarmi all’azienda 7 giorni su 7 e non più solo durante il week end. Ho visto nel mondo agricolo molte potenzialità, che nell’azienda di famiglia erano ancora inespresse, e ho così deciso di svilupparle.

 

● Quali sono le competenze del suo lavoro precedente che le sono tornate utili? E, viceversa, cosa può insegnare l’agricoltura a chi fa una vita lontana dai ritmi della natura?

La capacità di adattarsi alle diverse situazioni e la necessità di trovare velocemente una soluzione ai vari imprevisti. In agricoltura, dietro ad un’immagine bucolica, c'è tanto sacrificio, sudore, dedizione al lavoro e passione. Non esistono festività, se non ci fosse la passione sarebbe complicato dedicarsi all’agricoltura. Purtroppo ci si accorge dell’importanza del settore agricolo solo quando mancano i prodotti nello scaffale del supermercato oppure quando i prezzi aumentano. Ma dietro ad ogni kg di zucchero, litro di latte o zucchina che troviamo tutti i giorni al mercato c’è tanto lavoro, che anche noi agricoltori dovremmo imparare a far conoscere.

 

● È comune che i giovani italiani si dedichino all’agricoltura/allevamento? Esistono dei dati?

Nella Provincia di Venezia ci sono circa 7.000 imprenditori agricoli iscritti alla Camera di Commercio, ma di questi solo 300 hanno meno di 35 anni. A questi numeri non molto edificanti vanno aggiunti i moltissimi giovani impegnati come me nell'azienda di famiglia. Altro dato preoccupante è l'elevata età media degli stessi imprenditori agricoli, che apre una riflessione sul complesso ricambio generazionale. Su questo è necessario investire: un Paese che non punta sul settore primario e sul suo ricambio generazionale è destinato a rimanere indietro, a subire gli andamenti del mercato e non ad esserne il protagonista. Le nuove aziende vanno incentivate e tutelate perché rappresentano il nostro futuro, anche economico.

 

La sfida è ripensare all'agricoltura in modo nuovo. Oggi l'agricoltura va inevitabilmente vista intrecciata al turismo, al commercio, alla ristorazione cioè agli altri asset strategici dell’economia del nostro Paese. Un salto epocale va fatto anche nell’ambito della ricerca sia di specie resistenti, sia di molecole attente all’ambiente. Le aziende non possono essere lasciate sole o con il sostegno delle sole associazioni di categoria, c’è bisogno di una progettazione di lungo respiro. 

 

● “Dignità” è la parola chiave su cui lei ha voluto improntare il suo mandato come presidente di Cia-Agricoltori Italiani Venezia. Perché ha fatto questa scelta? Ha già in mente alcune misure concrete che vuole intraprendere o alcune richieste che vuole rivolgere alle istituzioni?

Dignità è una parola dal forte significato, che passa per una presa di coscienza. Ed è questo quello che mi piacerebbe contribuire a fare: dare dignità al mondo agricolo, che viene dato per scontato, che non viene valorizzato abbastanza. Mi piacerebbe contribuire a realizzare a Venezia una sorta di "patto sociale " fra agricoltori e cittadini dove i primi aprono le proprie aziende e continuano a produrre prodotti di qualità seguendo un percorso di attenzione all'ambiente e alla sostenibilità, mentre i secondi riconoscono il reale valore dei prodotti, a comprano prodotti secondo la stagionalità, valorizzando le produzioni locali. Credo che questo patto debba partire da un lavoro con le nuove generazioni.

 

● Lei conosce bene il territorio del Veneto; quali sono le eccellenze che andrebbero valorizzate?

Mi piacerebbe che il Veneto diventasse la Regione leader nella promozione di ogni singolo prodotto agricolo autoctono, soprattutto delle eccellenze uniche e proprie del nostro territorio, che molti ci invidiano. Nel mio mandato sto provando a far passare il messaggio che la Provincia di Venezia è ricca di grandi produzioni di qualità, ma che nella sua straordinaria bellezza nasconde anche la sua fragilità. Penso per esempio alla fauna ittica lagunare, che rischia di scomparire a causa dell’aumento della salinità della laguna di Venezia, così come a tutto il tema idrico che va affrontato in maniera strutturale, senza trovarci ogni estate a contare i danni. Il cambiamento climatico è ormai una realtà tangibile e mettere la testa sotto la sabbia non elimina il problema: Venezia e la sua provincia lo stanno vedendo continuamente.

 

Come vi siete attrezzati per fare fronte all’impennata dei costi?

Da sempre la nostra azienda ha puntato sull’innovazione e sulla riduzione dei costi energetici. Ancora una decina di anni fa abbiamo installato sopra la nostra stalla circa 20 KW di pannelli fotovoltaici che parzialmente soddisfano i fabbisogni aziendali e questa scelta ci ha permesso solo in parte di attutire il colpo dell’impennata dei costi. Produciamo direttamente l’85% della razione dei nostri animali, ma l’annata siccitosa che si è appena conclusa ha ridotto di circa il 30% la nostra produzione interna di mais, fieno ed erba medica. Tutto il settore agricolo sta soffrendo per l’aumento dei costi e per la prolungata siccità, ci sono colleghi che si stanno chiedendo come poter proseguire l’attività.