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Un venerdì tutt’altro che black

Abbiamo davvero bisogno del consumismo sfrenato del Black Friday, con il clamoroso impatto ambientale che ne consegue? Sono sempre di più i negozi che rispondono di no.

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©Anna Bizoń / 123rf.com

Da un lato i Fridays for future, gli scioperi per il clima ideati da Greta Thunberg divenuti ben presto un movimento globale. Dall’altro lato il Black Friday, la giornata dedicata agli acquisti più sfrenati per accaparrarsi i regali di Natale in sconto. È senza dubbio curioso che lo stesso giorno della settimana abbia ispirato due fenomeni così diversi tra loro per spirito e, soprattutto, per impatto ambientale. E c’è chi inizia a ribellarsi, proponendo un radicale cambio di approccio: il Green Friday.

 

Dal Black Friday al Green Friday

Sono sempre di più i brand che decidono di distinguersi dalla massa, proponendo ai loro clienti non più il Black Friday ma il Green Friday. È il caso di Cortilia, il marketplace italiano che recapita direttamente a casa cassette di cibo di stagione a km zero. Durante questa settimana gli sconti ci sono, sì, ma in ogni caso garantiscono il pagamento di un compenso equo ai piccoli produttori.

 

Il brand di abbigliamento sportivo Patagonia ha organizzato un grande evento swap a Milano: chiunque può portare i suoi capi usati, purché in buone condizioni, e ricevere in cambio un gettone con cui accaparrarsene altri. Anche Ikea punta tutto sull’usato, proponendo fino al 5 dicembre una sopravvalutazione dei mobili rivenduti dai clienti.

 

Tornando alla moda, per il secondo anno consecutivo il marchio cruelty free Save the Duck ha trasformato il Green Friday in un’occasione per fare donazioni. Stavolta la beneficiaria sarà l’ong Save the Children, impegnata in Afghanistan

 

Il boicottaggio del Black Friday in Francia

“Make Friday green again”: all’insegna di questo grido di battaglia, duecento insegne francesi hanno deciso di astenersi da quella che definiscono come un’operazione di “super consumo artificiale”. 

 

Con i suoi sconti vertiginosi per attirare clienti, “questa giornata rende precari i lavoratori perché non retribuisce in modo equo produttori, marchi e negozi. Contribuisce inoltre ai cambiamenti climatici incoraggiando la sovrapproduzione”, dichiara a Le Parisien Nicolas Rohr, co-fondatore del brand di moda green ed etica Faguo

 

Dalla sua presa di posizione nel 2019 è nato un movimento che comprende anche Nature & Découvertes, Jimmy Fairly, Emoi Emoi, Jamini, Bergamotte, Tediber, Manfield e decine di altre aziende. “Sei francesi su dieci considerano questa ricorrenza come in incentivo a comprare prodotti di cui non hanno bisogno”, si legge nel sito dell’iniziativa. Acquisti che peraltro non sarebbero nemmeno così convenienti come si cerca di far credere. “Il 48% dei consumatori intervistati ritiene che le promozioni visualizzate non siano sempre dei veri affari.”

 

Già nel 2018 150 insegne avevano promosso un “Green Friday”, impegnandosi a donare il 15% dei loro incassi della giornata ad associazioni impegnate per lo sviluppo sostenibile. In totale hanno raccolto 40mila euro.

 

I numeri del Black Friday

Ma il Black Friday è davvero un volano così potente per il consumismo? Troviamo una risposta nei numeri elaborati da Gfk. Il 2020 è stato il primo Black Friday dell’era Covid-19, e il risultato è stato lo storico sorpasso dell’online sui negozi fisici (53% delle vendite contro 47%). 

 

Nel 2021 il virus è ancora in circolazione, ma l’economia globale – dopo il tracollo – è nel pieno del rimbalzo che la porterà a riavvicinarsi ai livelli pre-pandemici. Per questo Gfk prevede per questi dodici mesi che i beni di consumo tecnici raggiungano un giro d'affari di 1.414 miliardi di dollari, in crescita del 12% anno su anno. E questo pur tenendo conto di numerosi ostacoli, come i grossi intoppi alla filiera produttiva che hanno letteralmente fatto sparire dagli scaffali alcuni prodotti e il fatto che quest’anno i cittadini siano tornati a spendere anche per i viaggi e l’abbigliamento.

 

Che fine fa la sostenibilità?

Ma siamo sicuri del fatto che tutti questi acquisti siano davvero necessari? Quanti consumatori si fanno prendere dalla frenesia generale e si affannano a riempire il carrello, salvo poi trovarsi sommersi da oggetti inutili o quasi? 

 

Peccato che ciascuno di questi oggetti, anche il più insignificante, abbia un impatto ambientale. Un impatto che nasce con la produzione, passa per la distribuzione, la consegna a domicilio (sempre più frequente nell’era dell’e-commerce) e infine lo smaltimento. 

 

Qualche numero? Money.co.uk ha provato a fare delle stime, arrivando a dire che nel 2020, nel solo Regno Unito, le spedizioni legate al Black Friday abbiano rilasciato in atmosfera 429mila tonnellate di CO2. 429mila tonnellate, l’equivalente di 435 viaggi Londra-New York andata e ritorno.

 

Neanche l’ambientalista più sfegatato imporrebbe di eliminare i regali di Natale, ci mancherebbe. Ma esistono anche soluzioni molto più rispettose del nostro Pianeta: dagli swap party ai regali green e fai da te, passando per i dolci fatti in casa. 

 

A volte basterebbe semplicemente selezionare di più: anche un pensierino semplice ed economico può cogliere nel segno, se rispecchia un affetto sincero verso il destinatario.