Intervista

Vespanauta: lasciare tutto per fare il giro del mondo in Vespa

Il Vespanauta è Andrea Delsoldato, giovane della Lunigiana che si è licenziato per inseguire un sogno: raggiungere il Bangladesh a bordo della sua Vespa.

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©Il Vespanauta / Facebook

Era il 1992 quando Giorgio Bettinelli, all’epoca cantautore politicamente impegnato, partì da Mentana (in provincia di Roma) con direzione Saigon, in Vietnam. 24mila chilometri percorsi a bordo della sua Vespa. Fu la prima delle avventure, rigorosamente in Vespa, che descrisse nei suoi libri ispirando generazioni di viaggiatori. 

 

Nel 1992 Andrea Delsoldato non poteva conoscerlo, perché aveva due anni. Ma questo giovane di Scorcetoli, piccolo borgo in Lunigiana, crescendo ha letto questi racconti, vi si è immedesimato, ha sognato di seguire le stesse orme.

 

Dopo la laurea in Scienze ambientali all’università di Parma e diversi anni di lavoro per una grande azienda, ha preso il coraggio a due mani, si è licenziato ed è partito. Direzione, Bangladesh. Un lunghissimo viaggio che sta affrontando da solo, a bordo della sua Vespa bianca con quattro decenni di storia: l’ha chiamata Ronzinante, come il cavallo di Don Chisciotte. Dopo aver seguito le sue peripezie nella sua pagina Facebook, Il Vespanauta, l’abbiamo intervistato. 

 

Dove sei diretto e perché?

Sono diretto in Bangladesh. Ho deciso di dedicare un periodo della mia vita per finalità umanitarie. Non riuscivo più a trovarmi nel lavoro che facevo. Avevo bisogno di staccare dal loop casa-lavoro-casa, dove le ore a casa erano comunque poche. Mi ero reso conto di essermi snaturato e di non riuscire a spendere tempo di qualità per me stesso.

 

Due anni fa, il giorno del mio trentesimo compleanno, decisi di regalarmi l’adozione di una bambina in Bangladesh. Kakuli aveva 9 anni quando l’ho adottata, ora ne ha 12. La rete che ci ha messo in contatto è quella della Rishilpi International onlus di Milano che contrasta la piaga dei matrimoni precoci nel distretto di Satkhira in Bangladesh. Kakuli ha iniziato ad andare a scuola grazie alle mie donazioni annuali. Vive in una zona rurale, priva di servizi e con una cultura patriarcale. 

 

La onlus si occupa anche di depurazione delle acque in un villaggio vicino a quello di Kakuli. Distribuisce acqua potabile a comunità dove un’infezione causata da acque contaminate da batteri e arsenico può essere letale. In quei territori inoltre una piaga ricorrente è quella dell’inquinamento naturale delle falde, da arsenico e ferro. Non ci sono impianti di depurazione e, oltre alle acque contaminate da batteri anche per mancanza di una rete fognaria, il Bangladesh vanta il triste primato di essere uno dei paesi con il più alto tasso di inquinamento naturale da arsenico nel mondo. Quindi, oltre a conoscere Kakuli, applicherò anche le mie conoscenze nel settore ambientale e delle acque.

 

Dopo più di cinquanta giorni di viaggio, puoi raccontare un luogo o un episodio che ti ha colpito particolarmente?

In Turchia, a Istanbul, incontro Mohamed, un ragazzo siriano appassionato di Vespa. Ci eravamo contattati via Instagram prima del mio arrivo. Mi aiuta in tutto e offre tutto lui, senza volere mai un euro. La sua Vespa è rimasta in Siria, come parte della sua gamba, e sono quasi 4 anni che non ne guida una. "Un giorno avrò la mia Vespa e porterò in giro i turisti per Istanbul", mi dice. A causa della sua ferita, in Turchia non può avere la patente. Decido di fargli guidare la mia e andremo in lungo e in largo a visitare tutti i posti più belli della città. Vedere il suo sorriso alla fine è stata la cosa più bella.

 

Ti sei sentito accolto dalla comunità di appassionati di Vespa?

Gli appassionati di Vespa sono una grande famiglia sparsa in tutto il mondo. Ovunque sono sempre stato accolto nel modo più incredibile. Dall'aiuto meccanico, alle serate in amicizia fino alle uscite assieme. So che, ovunque andrò, ci sarà sempre un vespista pronto a fare di tutto per aiutarmi. Spesso ho ricevuto pasti offerti, ospitalità a casa e supporto logistico. La rete si attiva prima ancora di conoscersi di persona. Ora so di avere un sacco di amici sparsi lungo il mio cammino.

 

Cosa ti ha colpito così tanto della figura di Giorgio Bettinelli?

Di Bettinelli mi ha colpito il fatto di essere un viaggiatore romantico, una specie in via di estinzione. Il viaggiare lento, a contatto con le persone e le realtà locali, il senso dello humor che in viaggio non deve mai mancare; spesso un sorriso ti può salvare più di qualsiasi altra cosa e aprire mille porte.... E poi la curiosità innata, in cui mi ritrovo, per tutto ciò che è "diverso" e che non conosciamo. Ciò che amo di più di lui è che fece del viaggio la sua vita; insomma, era nato per viaggiare.

 

Per fare questo viaggio ti sei preso un anno sabbatico. Cosa consiglieresti a chi si sente soffocato dai ritmi lavorativi, ma non trova il coraggio di fare scelte così radicali?

Dico che, quando arriviamo a guardarci allo specchio alla mattina e non ci riconosciamo in quello che facciamo... ecco, quello è il vero campanello di allarme. Bisogna essere pronti a sacrificare qualcosa per il nostro sogno: che sia una relazione, un lavoro o una sicurezza economica.

 

Spesso sentiamo dentro di noi questa chiamata, vogliamo cambiare e fare ciò che abbiamo sempre sognato, ma abbiamo una paura enorme, abbiamo conflitti interiori che derivano dal fatto che non sappiamo cosa ci aspetterà. Per superare questa paura però bisogna buttarsi. Io ho fatto così. Considerato che rimanere nella nostra insoddisfazione quotidiana è l’opzione peggiore tra le due, mi dicevo: “Anche se andrà male, almeno ci ho provato!”. Come mi disse un caro amico vespista, “nel dubbio fai sempre ciò che più ti piace”.

 

La nostra società ci porta ad azzerare il rischio, proponendoci sempre una sicurezza (economica, sociale, familiare ecc.) ma spesso a ritmi stressanti e infelici. Facciamo ciò che è più conveniente e non ciò che ci piace davvero e non abbiamo tempo da dedicare a noi stessi. Il mio consiglio è quello di buttarsi, rischiare per riprenderci il nostro tempo ed essere finalmente noi stessi.