Chi è Sinéad Burke, l'attivista che lotta per un design inclusivo
Sinéad Burke è un' influencer e attivista irlandese che si batte per un design inclusivo: ha all’attivo una copertina di Vogue (settembre 2019), un famoso TED Talk sul tema dell'inclusività nella moda, e numerose presenze in talk show in giro per il mondo.
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©TED
Esclusività vs inclusività nella moda
Il nuovo paradigma della moda deve cambiare: da esclusività a inclusività. E a lanciare il j'accuse è Sinéad Burke, 27enne irlandese, che per tutta la sua vita ha dovuto adattarsi a un mondo fuori misura.
L'acondroplasia (nanismo, per i più, ma lei ama definirsi una “piccola persona”) è la sua caratteristica ma la sua particolarità è diventata veicolo di grande forza: “il linguaggio modifica il pensiero, dà forma ai sentimenti”, sostiene, “esprimersi con rispetto è già una forma di rispetto”, ereditata dal padre, e che, a 12 anni, Sinéad ha abbracciato completamente, decidendo di non operarsi per aggiungere qualche cm alla sua statura.
Design e disabilità: funzione e bellezza
Un design inclusivo non deve essere soltanto funzionale, ma anche bello. Per lo più gli oggetti concepiti per i disabili sono brutti. Perché allora non applicare le idee di piacevole e bello, di tendenza ed eleganza, anche ai prodotti destinati alle nicchie di consumatori attualmente escluse dal mondo del fashion?
Sinéad Burke pensa non soltanto alle persone di piccola statura come lei, ma anche ad anziani, o disabili in genere. La moda non deve servire a omologarci tutti ad una idea estetica preconfezionata da stilisti e produttori, ma a permettere a chiunque di rappresentare sé stesso in modo più veritiero e aderente al proprio sentire.
Di fronte alla domanda se voglia mai apparire o essere normale, e se il suo intento, portato avanti con la Inclusive Fashion and Design Collective, sia quello di normalizzare le persone con disabilità, lei risponde: “Non si tratta di migliorare una persona, ma semplicemente di concedere a tutti l’opportunità di essere la versione migliore di se stessi”.
Sinéad Burke è una pioniera, una influencer, una donna che ama la moda, e una modella: è sua la storica copertina del British Vogue del settembre 2019, la prima a rappresentare una persona disabile in tutta la sua particolarità.
Afferma, con la stessa determinazione che il mondo non concepito a sua misura non la scalfisce: “Vogliamo essere d’ispirazione per il lavoro che facciamo, non per il fatto che lo facciamo nonostante siamo in qualche modo svantaggiate”.
Adaptive fashion: il design inclusivo
Visibilità ed empatia: ecco il punto di partenza, e di arrivo, dell'adaptive fashion. Una disabilità come quella di Sinéad è immediatamente visibile, e quindi chiunque ci si trovi di fronte deve farci i conti immediatamente, dentro e fuori di sé.
Inoltre non basta che qualcuno si faccia portavoce, che accolga le richieste avanzate da una fetta tanto importante della popolazione, ma è necessario che le senta proprie, che ci si immerga e progetti la moda con una comprensione reale, fatta quindi di sentimenti e non soltanto di funzionalità.
La moda muove grandi capitali economici e culturali. Sinéad Burke rivendica il diritto di dare il suo contributo nel controllare la direzione di questi capitali.
Investire su prodotti per chi è affetto da disabilità fisiche può stimolare la creatività in fatto di forma e materiali, fare emergere nuove prospettive finanziarie, e cambiare la quotidianità dei consumatori, trasversalmente.
Un nuovo immaginario
Questo è ciò per cui Sinéad Burke si batte: lei, che a partire dalla definizione di “nana” è arrivata a coniare una espressione in gaelico che significa “piccola persona”, ci mostra una nuova possibilità, quella di accedere ad un linguaggio (verbale e creativo, fatto quindi anche di oggetti, abiti, scarpe, accessori) che rappresenti chiunque sia portatore di un handicap in modo realmente soddisfacente.