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Abitare collaborativo: il co-housing per abbattere il caro affitti

Coniugare le necessità del singolo con quelle della collettività. Una comunità resiliente dove si collabora per affrontare il quotidiano, con le inevitabili sfide e complessità. L'abitare collaborativo nasce dalla consapevolezza del bisogno di un nuovo modo di vivere e intendere la casa: con apertura, impegno sociale, condivisione di tempo e di spazi.

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©Cathy Yeulet -123rf

Nuovo, diverso, aperto e condiviso. Lo chiamano abitare collaborativo, e nasce come risposta a un'esigenza crescente dei nostri tempi: quella di avvicinare le persone mettendo in comune risorse (tempo, competenze, spazi) allo scopo di creare un valore aggiunto, che consente spesso di superare insieme sfide troppo grandi per essere affrontate singolarmente.
 

L'abitare collaborativo, nuovi modelli di vita

Dal cohousing al condominio solidale, dalla cooperativa di abitanti all'ecovillaggio: quello dell'abitare collaborativo è un concetto molto ampio, contenitore di differenti realtà che nascono dalle iniziative presenti in una determinata area. 

Nel 2017, l'associazione HousingLab- che offre consulenza a gruppi che vogliono sviluppare un proprio progetto abitativo condiviso- ha compiuto un lavoro di mappatura sul territorio italiano.

La mappatura ha preso in esame progetti caratterizzati da spazi di comunità esterni e interni agli immobili (sale comuni, aree giochi, terrazzi, orti), oppure servizi gestiti in gruppo (dalla banca del tempo ai gruppi di acquisto solidale) o per i quali sia stato avviato un processo partecipato.

Ne deriva un quadro variegato, in cui l'intento alla base è condividere- oltre all'abitazione- dei percorsi e dei progetti di vita.
 

Insieme per superare la crisi generata dalla pandemia

Secondo una stima fatta da Unione Inquilini, a marzo 2020 almeno 200mila persone che abitano in una casa affittata sul mercato privato si sono trovate nell’impossibilità di pagare l’affitto. Lavoratori precari, famiglie, coppie e studenti fuori sede, in molti non hanno avuto entrate durante il lockdown.

La situazione è andata ad appesantire un precedente contesto generale ostico per le categorie a rischio, in cui i prezzi di mercato per gli affitti- a fronte di una qualità dell'offerta piuttosto scadente- erano molto alti. 

Ad esempio, 500 euro era il costo minimo di una stanza singola a Milano ben prima dell'emergenza sanitaria. Proprio alla luce di tali difficoltà, cui si sono aggiunte le aggravanti da Covid-19, si sta comprendendo il potenziale di alcune iniziative di abitare collaborativo, che si stanno diffondendo proprio a partire dal capoluogo lombardo. 
 

Abitare collaborativo, da Milano alcuni esempi

Abitare Giovanile Collaborativo Milano 2035 è un progetto che sostiene il diritto dei giovani fra i 20 e i 35 anni a un’abitazione economicamente accessibile e sperimenta soluzioni di abitare collaborativo, permettendo ai ragazzi di sentirsi parte di una comunità.  

Offre a studenti e giovani lavoratori opportunità di alloggio a prezzi moderati, proponendo un modo di abitare basato sulla condivisione e la solidarietà tra abitanti e vicini di casa. 

Il progetto, appartenente al bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo,  consiste sostanzialmente nell’impegnare alcune ore della settimana in attività utili alla vita del quartiere: cura dell’orto o degli spazi verdi, pranzi sociali, corsi, assistenza compiti per ragazzi. 

Un “ecosistema territoriale di accoglienza”, che si è rivelato essenziale durante il lockdown, quando l'aiuto tra vicini di casa è improvvisamente diventata una necessità per molte persone, soprattutto per gli anziani. 

L'abitare collaborativo nel milanese contempla diverse possibilità:

  • Prendi in Casa: si tratta di un'esperienza di convivenza intergenerazionale tra ragazzi dai 18 ai 30 anni e pensionati autosufficienti, al costo di circa 200 euro per una stanza singola.
  • Ospitalità solidale:  il progetto si basa sull’assegnazione a studenti e lavoratori precari dai 18 ai 30 anni di 24 alloggi di proprietà comunali, nel quartiere Niguarda e Ponti. I giovani, in cambio di un affitto calmierato di 380 euro al mese (spese incluse) per un monolocale arredato, aderiscono a un percorso di cittadinanza attiva e solidarietà sociale, dedicando 10 ore al mese a progetti di volontariato.
  • Foyer nel quartiere Cenni di Cambiamento: si tratta di 5 residenze, pensate per studenti o lavoratori fuori sede, nel complesso di housing sociale di Cenni (zona San Siro, Sud-Ovest di Milano). Il progetto comprende 123 appartamenti, offerti a canone moderato, a canone convenzionato o a canone sociale. Alcuni fra essi sono stati destinati a comunità di minori, comunità di mamme e bambini, progetti di disabilità, rifugiati politici.
     

Abitare collaborativo e recupero di borghi rurali

Milano non è l'unica realtà in Italia dove si stanno diffondendo iniziative di abitare collaborativo. Fra gli altri, vale la pena citare il progetto “Abitare collaborativo” della Fondazione Casa Lucca, che unisce housing sociale e recupero di immobili edilizi. 

Il progetto consiste nel ristrutturare edifici di proprietà pubblica (di enti o di scuole) e privata (enti religiosi) situati in periferie urbane o in aree collinari limitrofe ai centri urbani in Toscana, per destinarli, con un canone di locazione calmierato, a categorie deboli

Il recupero di piccoli borghi rurali e collinari, così come la riqualificazione di immobili attraverso interventi di ristrutturazione improntanti al risparmio energetico e alla bioedilizia, consentono di aggiungere un ulteriore valore- quello della sostenibilità ambientale- a un modo di intendere l'abitare già fortemente carico di risvolti virtuosi.

In tempi di pandemia ancora ben presente alle nostre porte, sono questi i focolai di positività- creativi e solidali- che si spera possano contagiare rapidamente il territorio nazionale.