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Cos'è il Bushido

Il bushido e i punti principali che rappresentano la sua ossatura: un codice etico cavalleresco eredità dei samurai giapponesi, alla base di tutte le arti marziali praticate fino ai nostri giorni.

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©Rossella Apostoli-123RF

L'essenza del Bushido

Alcuni credono che il bushido sia un'arte marziale.

Ma il bushido è la cosiddetta “via del guerriero”: si tratta di un codice etico, un codice d’onore, quello che da noi in Occidente definiremmo un codice cavalleresco.

Il bushido rappresenta la sublimazione della forza, della natura violenta dell’essere umano, poiché i saggi dell’epoca, guidati dall’influenza del confucianesimo e dello shintoismo, ben sapevano che non si può escludere o allontanare tale forza senza rendere debole l’individuo e la civilità stessa a cui appartiene.

Attraverso la meditazione e l'autocontrollo la forza può essere domata e mutata in un’arte al servizio dell’essere umano contro gli aspetti oscuri dell'ego e contro ciò che ostalcola la maturazione morale e spirituale.
 

I valori del Bushido

Ai samurai veniva chiesto di educare e raffinare ogni parte del loro essere, tanto la mente e il cuore quanto il corpo. Tramite il bushido il corpo veniva temprato fino a raggiungere la maestria delle arti marziali.

La mente veniva affinata grazie alle arti, alla meditazione, alla pratica del silenzio e ad una perenne tensioneall’apprendimento, senza spazio per la pigrizia o l’autocompiacimento.

La formazione del carattere avveniva secondo un'etica ben precisa e imprescindibile che è l'essenza stessa del bushido e che ogni vero guerriero doveva rispettare per non incorrere nell’autodistruzione o in una sorta di danno alla comunità.
 

Bushido ed integrità

Il primo di questi valori è l’integrità o aderenza al senso della giustizia, al punto da farne quasi un culto interiore.

Ogni azione deve essere indotta da tale supremo movente e mai da interessi personali. Ciò si traduce in onestà non per amore degli altri ma per amore della giustizia in sé
 

Bushido e coraggio

A seguire c'è il coraggio: un vero guerriero rifugge la vigliaccheria e non teme morte o dolore.

Certo, non li ricerca, ma un coraggio capace di ponderare i rischi e che sia al servizio della giustizia è un ideale senza il quale la vita di un guerriero non avrebbe nessun senso.
 

Bushido e compassione

La compassione è il terzo valore. Più un guerriero diventa forte, più comprende che il proprio potere deve essere posto al servizio ed usato con responsabilità per difendere gli altri ed elevarli da una posizione inferiore ad una superiore.

Servire rappresenta la migliore occasione di applicare le proprie virtù di guerriero.
 

Bushido e rispetto

Un guerriero che conosce e controlla la forza non può essere crudele, a differenza di colui che dalla forza è controllato.

Pertanto un vero guerriero mostra sempre rispetto e non si pone al di sopra di nessuno, né deve fare bella mostra delle proprie capacità.

Un guerriero deve anche rispettare se stesso, senza passare quella sottile linea che corre tra umiltà e umiliazione.
 

Bushido e onestà

L’onestà è una qualità spirituale del guerriero. Non si tratta dell’onestà formale tra individui ma del riversare, in ogni gesto che sceglie di compiere, il massimo delle proprie capacità.

Ponderare le azioni da compiere e farle mettendoci tutto se stesso è l’ideale di onestà del bushido.
 

Bushido e lealtà

Chi osserva il bushido è leale fino alla morte e si assume le responsabilità di ogni atto.

Essere leali alla causa della propria anima significa esistere, chi non vive in accordo alla propria legge interiore non vive una vera vita, fugge da se stesso uccidendo il proprio sé per mantenere in vita un corpo inutile.
 

Bushido e autocontrollo

Concludiamo col valore dell’autocontrollo o jisei. Si tratta di una virtù che si sviluppa con la pratica della meditazione e della disciplina, e che funge da substrato indispensabile per tutti i valori del Bushido. 

Senza autocontrollo è impossibile seguire alcuna disciplina, esprimere un coraggio illuminato, prestare servizio in modo rispettoso, controllare la qualità dei prorpi atti e si finisce per essere responsabili dei propri impulsi piuttosto che delle indicazioni della propria anima.