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Arti marziali: connettere corpo e mente

La connessione tra corpo e mente e’ una delle tappe dichiaratamente piu’ ambite nel mondo delle arti marziali. Anche quelle arti marziali che non ne fanno lo scopo principale, come gli sport da combattimento, apportano in questo senso alcuni progressi. Scopriamo di cosa si tratta.

Arti marziali: connettere corpo e mente

Nelle culture orientali le arti marziali sono uno dei principali strumenti per connettere tre elementi che compongono l’essere: corpo, mente e spirito.

I concetti di spirito che troviamo in Occidente sono molto diversi da quelli orientali, e suscettibili di fraintendimenti fatali, pertanto ci limiteremo alla connessione primaria, quella tra corpo e mente.

Scopriremo, per cominciare, che anche il concetto di mente orientale è diverso da quello occidentale, in quanto nella cosiddetta mente vengono inclusi anche i sentimenti e le emozioni che di norma qui in Occidente amiamo far rientrare nella sfera comunemente definita “cuore”.

Per tanto, l’idea di connettere corpo e mente significa trovare un’armonia bilanciata tra i movimenti e la struttura del corpo fisico ed i pensieri, le idee, i sentimenti e le emozioni.

 

Mente sana in corpo sano

Il corpo, di per sé, è una macchina biologica, complessa e sorprendente, ma il segreto della guida sta nel guidatore e nella facilità che questo trova nel trasmettere i propri comandi alla macchina.

In questo senso la disciplina fisica è importantissima: la macchina deve essere efficente, responsiva, pronta, tirata a lustro, allenata.

La disciplina è il veicolo che trasmette la consapevolezza nel corpo, e un corpo consapevole è un corpo progressivo autocontrollato, pronto a esprimere maestria; ma un’ottima macchina in mano ad un cattivo pilota non è un grande affare.

Anche la mente ha bisogno di disciplina, controllo e maestria. Disciplinare la mente significa non far prevalere gli stati d’animo sull’obbiettivo che ci siamo prefissi: tutti i giorni possiamo trovare mille motivi (detti scuse) per evitare di allenarci ma una mente disciplinata sa trovare l’unico motivo per allenarsi quando sembrano mancare tutte le condizioni: una mente disciplinata è automotivante.

 

Le emozioni e l’armonia

Possiamo però dire che l’ultimo stadio, o comunque, un ulteriore stadio senza dubbio superiore, è quello in cui non ci sono più il guidatore e la macchina e avviene una sorta di fusione, di totale identificazione: la mente cessa di essere un ente astratto e il corpo si risveglia dal suo stato di mero strumento, scoprendo di essere in realtà composto della stessa materia della mente: coscienza.

Le arti marziali sono un’ottima via per sviluppare tutto questo: la disciplinata ripetitività, l’umiltà, la necessità di essere sinceri e obbietivi di fronte ai propri limiti e alle proprie possibilità di crescita, l’attenzione ai dettagli e alle minuzie, la possibilità di approfondire e raffinare all’infinito ogni singola tecnica, la sistematica conoscenza empirica del corpo, di ogni sua funzione, di ogni sua parte, osso, muscolo tendine.

Infine la scoperta delle emozioni sotto pressioni e delle idee guida: scopriremo la rabbia, l’insofferena, l’impazienza, la paura, l’invidia, la sfiducia e scopriremo che sono queste distorsioni della forza mentale a limitarci.

La pratica marziale ci insegnerà a trasformare la rabbia in comprensione, l’insofferenza in flessibilità, l’impazienza in paziena, la paura il coraggio, l’invidia in apprezzamento e gratitudine, la sfiducia in autostima.

Questi sblocchi dell’energia mentale si rifletteranno nel corpo generando una forma di gioia durante la pratica, una maturità emotiva molto positiva, e delle performance marziali superiori.

Anche l’opposto sarà vero: le soddisfazioni nei progressi marziali apriranno automaticamente delle porte mentali fino a poco prima chiuse: ci scopriremo più nobili, equilibrati, non avremo più bisogno di dimostrare niente agli altri, né di attirare la loro attenzione.

Il corpo si manterrà nobile nella sconfitta, nelle avversità, nel dolore, nell’ingiustizia; la mente farà altrettanto. Con un vero maestro, un esempio di vita che non viva le arti marziali solo come espressione di potere o occasione di competizione, questo percorso è possibile.

 

La gestione delle emozioni nel tai chi