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Riti di purificazione nella cultura giapponese

La cultura giapponese ci insegna profondi riti di purificazione: ecco come l'acqua, tra altri elementi e pratiche shintoiste, diventa elemento di bellezza per il corpo, lo spirito e sana abitudine sociale.

Riti di purificazione nella cultura giapponese

Il minimalismo della vita in Giappone

La cultura giapponese è di per sé molto attenta alla cura e al benessere del corpo e della casa, inclusi anche la pulizia, la bellezza intesa come armonia dell’insieme, e l’igiene personale e degli ambienti in cui si vive. 

Lo stile minimal di cui si nutre facilita già di suo l’adempimento di certi lavori ed operazioni volti a eliminare sporcizia, polvere e accumuli vari. Se, attratti da questo modo di vivere, abbiamo letto “Il magico potere del riordino” di Mari Kondo, abbiamo assaporato la cerimonia del tè con Kakuzo Okakura, conosciuto il magico potere delle spugne vegetali konjac e sperimentato ricette alternative della cucina giapponese.

Non di meno ci siamo destreggiati tra l’arte di fare i conti Kakebo, le palle di muschio Kokedama e le composizioni povere dei kusamono.

Non ci resta che lasciarci andare ad antichi rituali di profonda purificazione tutti giapponesi e immergerci in acque più o meno sacre. 

 

 

Riti giapponesi di purificazione 

Secondo la cultura giapponese, l’acqua non solo fa bene al corpo esterno, ma rende limpido anche quello interno, purificando magicamente anche lo spirito dell’uomo: Kegare sono appunto gli elementi negativi che ci portiamo addosso - tutte le impurità, la sporcizia, gli atti sbagliati compiuti - che si possono eliminare attraverso vari rituali purificatori, rituali non sempre semplici da comprendere per noi e molto diversificati, che contemplano l’uso di diversi elementi naturali, come le abluzioni Misogi con l’acqua, per esempio.

Ecco il video di fedeli giapponesi che sfidano il freddo per partecipare a un rituale di purificazione misogi. 

Lo Yuami, di cui si parla anche in poesia, è letteralmente un bagno purificatorio completo; anche noto come Ofuro, il bagno diventa in Giappone una vera e propria abitudine sociale e collettiva, un momento di condivisione con la famiglia o con gli amici, una "skinship" che avvicina e rende partecipi tutti di un unico momento di contatto in vasca.

Non si tratta certo di un giro in una tinozza di bolle costosa e affollata, come le spa a cui siamo abituati. I bagni giapponesi, soprattutto quelli nelle Onsen - acque termali e sorgenti vulcaniche calde immerse nella natura e con vasche all’aperto -, sono molto apprezzate perché regalano un profondo relax al corpo e allo spirito e se ne percepiscono a lungo termine gli effetti sia salutari che estetici per la pelle. 

Si tratta di acque sorgive che raggiungono temperature molto alte, ritenute particolarmente sacre proprio perché assolvono al compito di liberare da tutte le impurità; il fotografo Mark Edward Harris ha illustrato in modo sublime con un libro-reportage la bellezza e la quiete di questi luoghi. 

Questo sito turistico in inglese del centro spirituale e di pellegrinaggio a Kumano ben illustra i passaggi di come fare un bagno giapponese. 

 

Rituali shintoisti di purificazione

Ma non è solo l’acqua a purificare secondo la cultura giapponese, ma anche l’aria: un rito di purificazione è anche quello che eseguono i sacerdoti shintou sventolando sulle persone o in certi luoghi “contaminati” un bastone con all’estremità di ritagli di carta.

L’Harai o Harae, come spiega il sito Shintoismo.com, è un altro rito di purificazione dello religione che prevede l’eliminazione di oggetti “contaminati”.

Altre forme di purificazione contemplano l’elemento fuoco, la passione. Per esempio, un rito di purificazione molto importante prevede l’astinenza da pratiche sessuali, da certi cibi o bevande per periodi più o meno prolungati. 

Libri di riferimento: 
> "The way of the japanese bath" Mark Edward Harris;
> "Il muschio e la rugiada. Antologia di poesia giapponese" di AA.VV.