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Le novità sulla professione di osteopata

"L’osteopatia non è più degli osteopati". Questa la reazione dei professionisti agli emendamenti del DDl Lorenzin sul titolo di studio per esercitare la professione di osteopata che potrebbe entrare in vigore dopo la conclusione dell'iter in Parlamento. Ecco le novità e gli scenari possibili.

Le novità sulla professione di osteopata

Punto di svolta per gli osteopati e l'osteopatia in Italia

Arriva dal Partito democratico l’idea di istituire un corso post-laurea in osteopatia solo per laureati in fisioterapia e medicina. Dopo trent’anni di dimostrazioni per avvalorare una professione, le organizzazioni interessati hanno mostrato tutto il loro disappunto non appena è stato reso noto l'emendamento che rischia di rimettere tutto in discussione.

Testate giornalistiche e siti di settore (da Il Fatto Quotidiano al portale Tutto Osteopatia), hanno riportato la questione e le reazioni degli osteopati. In particolare sul portale del Registro osteopati italiani (ROI) si leggeno le dichiarazioni in merito all'emendamento giudicato "assolutamente inaccettabile" dalla categoria. 

La cosa, insomma, non va giù agli osteopati italiani.

 

 

L’osteopatia non è più degli osteopati: incertezza per la professione

"L’osteopatia non è più degli osteopati!” è il messaggio che si è voluto lanciare di preoccupazione rispetto allo scenario futuro e di ciò che sarà del titolo raggiunto e della loro professione, in caso dovesse passare questo emendamento.

La cosa che anche il ROI contesta è che questa modifica non terrebbe nemmeno conto del lavoro fatto fino qui dalle Istituzioni, dal Ministero della Sanità in primis e poi dal Senato, che il 24 maggio del 2016 ha votato l'articolo 4 del DDL Lorenzin, articolo che aveva finalmente istituito la professione sanitaria autonoma dell’osteopata (da Il Sole 24 Ore).

Incertezza e confusione: dopo anni di lotte per il riconoscimento, ecco che un emendamento rischia di stravolgere tutto quanto. 

 

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L'osteopatia non è fiosioterapia

Secondo Paola Sciomachen, presidente del Roi, il nuovo emendamento si propone “di cancellare una professione con un colpo di spugna, mettendo in mezzo a una strada migliaia di osteopati che in questi 30 anni hanno fatto crescere l’osteopatia rendendo un servizio sociale enorme. Dieci milioni di cittadini hanno scelto l’osteopatia come sistema di cura con soddisfazione. Sono stati gli osteopati a fare questo, non i medici o i fisioterapisti con un corso post laurea".

Sì, perchè studiare per diventare osteopata non è così semplice: come sostengono gli addetti ai lavori, i programmi di insegnamento affrontati da chi sta seguendo attualmente scuole di omeopatia si contraddistinguono per la serietà e completezza dei corsi, per uno studio dell'anatomia ancora più approfondito rispetto a quello di medicina. 

 

Difendere gli osteopati italiani

Le parole di Paola Sciomachen diventano ancora più decise, quando si tratta di difendere gli osteopati italiani, la loro professionalità e il credito sin’ora raggiunto: "respingiamo fortemente questo emendamento e chiediamo a tutti di essere compatti in questo momento e di rivendicare la nostra identità di osteopati".

La presidente, prosegue "Non importa cosa eravamo prima, tutti noi abbiamo avuto una formazione dedicata per acquisire le competenze per diventare osteopati e per svolgere questa professione. Siamo osteopati e vogliamo che la nostra professione sia riconosciuta come è avvenuto e sta avvenendo nel resto d’Europa e del mondo”.

N.B. Come spiegato, ad oggi per diventare osteopata, è necessario un percorso formativo di sei anni in cui è previsto lo studio di scienze mediche di base come anatomia, patologia, fisiologia, biomeccanica, biochimica, biofisica, embriologia, istologia, neurologia e altre, oltre alle materie prettamente osteopatiche.

La formazione in Italia non è continuativa e non è di carattere universitario, ma privato. Sono presenti diverse scuole di osteopatia sul territorio che organizzano corsi di osteopatia.

 

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