Intervista

Lo Shiatsu è efficace in caso di disabilità?

La potenza e le potenzialità dello shiatsu si riscontrano in trattamenti particolarmente coinvolgenti e sottili che mettono in contatto un operatore con un mondo fatto di comunicazioni metalinguistiche, quello della disabilità.

Lo Shiatsu è efficace in caso di disabilità?

Quando mi è stato commissionato questo articolo, l’entusiasmo è stata la prima reazione di fondo, perché entriamo in un ambito particolare, fatto di attenzioni per il dettaglio, di riscontri difficili, di rispetto profondo.

Ho subito pensato che avrei chiesto l’ausilio di un operatore shiatsu di lungo “corso” per navigare in questo vasto argomento che fa interagire questa disciplina con la disabilità.

Mi sono quindi rivolta a Franco Montanari, operatore shiatsu e massaggiatore ayurvedico di Lodi, che per anni ha prestato la sua consulenza anche a Ischia e a Roma.

Con qualche reticenza a parlare di quello che lui stesso ha definito "un argomento delicato", si è però prestato a mettere a disposizione la sua esperienza con ragazzi diversamente abili.

 

Perché una persona disabile si avvicina allo shiatsu? Cosa cerca?

Non avviene proprio in maniera così schematica. Non è una richiesta diretta della persona con difficoltà, che a causa della sua disabilità lamenta un problema e come ultima spiaggia si rivolge a me per cercare di risolverlo. No, non mi è mai capitato in questi termini, anche perché non è compito mio e l’ambito è molto delicato.

Nella mia esperienza è sempre stato un percorso maturato per gradi, e sviluppatosi poi in maniera tale che nemmeno io avevo previsto. Magari ho trattato un genitore, un parente che poi mi ha proposto di “dare un’occhiata” al figlio o all’amico speciale, per regalare loro lo stesso benessere che aveva sperimentato.

Spesso certe esperienze, per me profonde e formative, sono avvenute per caso. Queste persone speciali, e lo sono veramente, non mi hanno mai chiesto niente, non hanno cercato niente a me, ma hanno accolto quello che nel mio piccolo potevo mettere a loro disposizione e nel contempo io mi sono messo in una condizione di ascolto della loro persona in toto.

Chi sta male, ma male veramente, cerca ristoro, pace, tranquillità ed entra in una dimensione di profonda sensibilità. Lo shiatsu può rappresentare una canale di comunicazione in questa dimensione, perché entriamo nella sfera energetica che nessun handicap può limitare. Fai attenzione a quello che ti sto dicendo, perché è la mia scoperta dell’acqua calda, ma se non l’avessi sperimentato non ci avrei mai pensato su troppo: l’energia del nostro essere non subisce traumi da incidenti, non è “cerebrolesa”, non muore con la morte del corpo!!!!

 

Puoi fornire qualche esempio pratico tratto dalla tua esperienza? Quali riscontri hai avuto?

Ogni situazione è del tutto a sé, per modalità, emozioni, difficoltà, tempi, come sempre quando si parla di discipline olistiche. Non siamo di fronte a protocolli siglati rigidi. Detto questo posso portarti un paio di esperienze emblematiche e profondamente diverse tra loro.

Marco, ragazzo ventenne tetraplegico dopo un banale incidente al mare; Anna giovane donna vittima di un caso di malasanità rimasta in uno stato vegetativo irreversibile dopo un tempo di prolungato di anossia cerebrale post-operatoria.

Il mio approccio è stato quello di mettermi al loro servizio e di ascoltare, non con le orecchie, cosa il loro essere urlava.

Marco era arrabbiato con il mondo, con la vita. Si augurava di morire e forse continua a farlo anche adesso a distanza di quindici anni. Con lui ho lavorato sulla percezione energetica, sulla respirazione per lui difficoltosa, sull’ascolto e controllo del diaframma. Molti non lo sanno ma le persone affette da tetraplegia sono martoriate da spasmi muscolari incontrollati che possono farle cadere dalla sedia a rotelle o dal letto.

Questo è un grave problema che ci segnala come la tensione muscolare possa andare oltre la paralisi e come le contratture debbano essere sciolte anche dal di dentro. E’ stato un percorso lungo, difficile, fatto di rifiuti e di chiusure iniziali, di tentativi ed errori.

A Marco mancava la sua parte yang, che era stata intrappolata in profondità. Era tutto yin, pesante, rigido, chiuso, freddo, lunare, buio e a me come a tutti poteva solo fornire questa sua parte che era diventata il tutto. Non potevo lavorare sull’addome, non potevo trattare Hara (zona addominale poco sotto l’ombelico, sede dell’energia, ma anche delle emozioni, ndr), non potevo partire da dove non riusciva a sentirmi.

Queste sono valutazioni che facevo sperimentando e sbagliando, ma con l’apertura e la disponibilità ad ascoltare la sua voce interiore che mi ha guidato a sbloccare e disperdere queste forze yin per poter approcciare i 3 livelli dello yang. Il meridiano di vescica per diverso tempo è stato il canale prioritario di comunicazione dal quale ho iniziato a sentire che il contatto era stato stabilito.

Non ho certo potuto risolvere la situazione di Marco, ma ho potuto aiutarlo a mettersi in contatto con se stesso, a respirare più profondamente, a stimolare energeticamente i suoi organi interni e a sciogliere certe contratture di natura psicosomatica. Ora una collega sta continuando con lui questo percorso con costanza e dedizione.

Anna è stata per me una prova umana, emotiva profonda. Non la considero un’esperienza professionale, perché va oltre. Una ragazza bellissima, reinserita nel suo contesto familiare, in uno stato vegetativo e affetta da una malattia tumorale degenerativa: la vita non si è risparmiata con lei.

Quando la incontro capisco che non posso parlarle, o meglio non abbiamo una conversazione convenzionale, non mi vede, ma mi sente sia con l’udito sia con l’olfatto. La mia prima preoccupazione è di essere accettato da lei. La madre mi conferma che sia la mia voce sia il mio odore le sono graditi, perché in caso contrario avrebbe chiuso gli occhi e si sarebbe messa a piangere. Chi versa in questa condizione subisce un fisiologico irrigidimento dei tendini che porta a una contrattura dei polsi, delle mani e dei piedi.

Deve essere toccata con delicatezza perché è come una bambola di porcellana che può rompersi. Cosa faccio? Da dove comincio? Cosa cerco? Il mio solo istinto, perché in questo caso stavo vagando nella nebbia più fitta, mi porta a toccarle i piedi, a massaggiarglieli mentre le parlo dicendole il mio nome, chi sono, cosa faccio. Mi accorgo che mi dà fiducia, emette un sospiro rumoroso, come un lamento, e a poco a poco abbandona la gamba per quanto sia nelle sue possibilità, perché anche i tendini del ginocchio non consentono più la totale estensione.

Tratto entrambi i piedi e le mani e inizialmente niente altro. Devo essere rispettoso nei suoi confronti. Non mi ha scelto, non ha scelto di essere toccata, non mi conosce e non può esprimersi. Le sue funzioni cognitive sono completamente compromesse, ma il suo istinto c’è e vigila. Decido di dedicarle un paio di giorni a settimana e di approcciarla lentamente, anche perché non so bene da dove cominciare, me lo farà capire lei successivamente.

Il piede è la porta d’entrata, gradisce molto fino a che non decido di insistere sul punto riflesso dello stomaco, sento di poter lavorare sul movimento Terra, sulla sua centralità come presenza all’interno della sua famiglia, che ruota attorno a lei, alle sue esigenze e ai suoi tempi. La prima reazione è forte, emette un suono profondo, un lamento apparentemente, ritrae la gamba, ma poi la distende verso di me e mi lascia fare. Sento il suo stomaco rispondere, il suo respiro allungarsi. Chiude gli occhi e si rilassa.

Ora non posso riproporti tutte le esperienze con Anna perché sono state tante e malgrado non ci sia più ne parlo ancora al presente; da lei ho imparato molto e ho potuto toccare con mano la forza vitale che ognuno di noi possiede e che deve essere mossa, sollecitata, e liberata. Quando Anna se ne è andata ho sofferto molto da un lato perché il legame che si era instaurato tra noi due era magico. D’altro canto la sua anima era finalmente libera di correre e spaziare oltre i limiti corporei che l’avevano imprigionata per anni.

 

Posso concludere dicendo che lo Shiatsu è efficace quindi anche in caso di disabilità?

Mah. Non so risponderti in questi termini. Dipende da cosa cerchi, se ti poni obiettivi ambiziosi in modo assolutistico o se cerchi piccole risposte che per te possono rappresentare grandi successi. E’ sempre questione di Yin e di Yang!

Queste sicuramente sono esperienze forti e opportunità di crescita personale che nessuna formazione accademica può dare, per questo ancora più preziose. Lo Shiatsu, la riattivazione energetica, il ripristino di delicati e impercettibili equilibri hanno una loro valenza importante che deve essere rapportata alle singole situazioni e ai loro contesti.

Grazie per questa testimonianza che ha arricchito anche me semplicemente ascoltando questi stralci di vita vissuta.

 

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