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Terapie naturali e architettura: abitare in ambienti biofilici

In un mondo sempre più dominato da ambienti asettici e artificiali e ritmi frenetici, il bisogno di ristabilire un legame autentico con la natura diventa essenziale per il benessere della persona. Questo legame naturale, definito biofilia, indica quella tendenza innata che spinge gli esseri umani ad affiliare, emotivamente e cognitivamente, con altre forme di vita.

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©Foto di AnnaMarkina su iStock

 

Cosa vuol dire il termine biofilia?


Il termine "biofilia" fu coniato dallo psicologo Erich Fromm e poi reso celebre agli inizi degli anni '80 dal biologo Edward O. Wilson, che ne diede una spiegazione scientifica: l’amore per la vita e il mondo naturale è scritto nei nostri geni, frutto di un'antica storia evolutiva che ha visto l’uomo svilupparsi in stretta relazione con l’ambiente naturale. Oggi, questa intuizione si traduce nell’architettura biofilica, un approccio che propone di integrare la natura all’interno degli spazi costruiti, per favorire la salute psicofisica e la qualità della vita quotidiana.

 

Cos’è l’architettura biofilica


L’architettura biofilica nasce dalla constatazione che l’uomo, da sempre, ha adattato il proprio corpo e la propria mente inserendosi in un ambiente naturale ricco di stimoli vitali. Edward O. Wilson, nel 1984, avanzò l'ipotesi che il contatto con la natura non sia solo una questione estetica o culturale, ma un bisogno primario per la salute fisica e mentale. Wilson indicava chiaramente che gli ambienti in cui preferiamo vivere hanno caratteristiche precise: una posizione sopraelevata con ampia visuale, la vicinanza ad alberi e ampi spazi verdi, la presenza di corsi d’acqua o distese naturali. L’architettura biofilica riprende questi elementi essenziali e li reinterpreta nel contesto contemporaneo, introducendo luce naturale (da preferire a quella artificiale), piante, acqua, materiali come legno e pietra e forme organiche che stimolano i sensi.
Questa progettazione non si limita a inserire “pezzi di natura”, ma ricerca un’interazione multisensoriale e corporea tra l’essere umano e l’ambiente. Le texture naturali, le ombre evocate dalle forme organiche e il gioco di luci regalano agli spazi una “vita” in grado di ristabilire quel legame biologico fondamentale che negli habitat urbani spesso si perde. La biofilia diventa così un ponte tra la natura e il mondo costruito, trasformando edifici e interni da semplici ripari a luoghi capaci di rigenerare corpo e mente.
 

 

Connessione tra natura e salute

La scienza conferma quanto l’istinto umano di connettersi con la natura sia funzionale al benessere complessivo: stare in ambienti naturali riduce la produzione di cortisolo, l’ormone legato allo stress, allevia i disturbi ansiosi e depressivi e rinforza il sistema immunitario. Le cosiddette “terapie verdi” sono ormai utilizzate in ambito medico per supportare processi di guarigione e prevenzione, sfruttando la capacità della natura di abbassare l’infiammazione cronica e di stimolare una risposta positiva del sistema nervoso autonomo.
Gli spazi biofilici estendono questi benefici all’abitazione e agli ambienti di lavoro: non si tratta solo di uscire all’aria aperta, ma di vivere ogni giorno immersi in un ecosistema che favorisce la salute con stimoli naturali costanti, quali la vista di piante e corsi d’acqua, il contatto con superfici materiali percepibili come naturali, i suoni rilassanti e la luce che varia come in natura. Questi elementi, se integrati in modo consapevole, supportano le terapie naturali e aumentano la qualità della vita.
 

Terapie naturali e spazi abitativi

Le terapie naturali trovano una casa ideale negli ambienti biofilici, dove la natura non è solo decorazione, ma diventa componente attiva del processo di cura: l’inserimento di piante vere all’interno degli spazi migliora la qualità dell’aria, mentre l’uso di materiali naturali come il legno e la pietra stimola il tatto e la percezione sensoriale, creando un senso di calore e accoglienza; aromi naturali, oli essenziali, profumi di erbe e fiori accompagnano il relax e facilitano la meditazione; ambienti progettati come “rifugi naturali” permettono di dedicarsi al silenzio, alla riflessione e al recupero psico-fisico, con grande beneficio per l’equilibrio emotivo. Questi spazi riflettono la complessità del rapporto umano con la natura, fatto di fascinazione ed empatia, e possono diventare luoghi di guarigione quotidiana.

 

Come applicare la biofilia in casa


Adottare la biofilia nell’abitazione significa tradurre un bisogno biologico in scelte progettuali concrete, a portata di tutti:

  • Introdurre piante e giardini interni, che purificano l’aria e offrono stimoli visivi e tattili;
     
  • Esaltare la luce naturale, favorendo l’apertura verso l’esterno con ampie finestre e lucernari;
     
  • Usare materiali naturali e sostenibili, come legno grezzo, pietra e tessuti vegetali;
     
  • Progettare forme e spazi ispirati ai pattern organici della natura, come curve morbide, superfici irregolari, giochi di ombre e luci;
     
  • Creare angoli di quiete e rifugio che stimolino un contatto diretto con elementi naturali;
     
  • Arricchire l’esperienza sensoriale con suoni di acqua, profumi vegetali e colori naturali.

Un esempio rilevante in architettura biofilica, sebbene pubblico, è il Jewel di Singapore: un complesso spettacolare che integra la cascata interna più alta del mondo e una passeggiata verde immersa nella luce naturale filtrata da pannelli ad alta tecnologia. Un altro esempio si trova a Milano: il progetto “Welcome, feeling at work” dello studio Kengo Kuma dimostra come la biofilia possa rigenerare anche l’ambiente lavorativo, con orti, giardini fioriti e spazi open air pensati per il benessere e la creatività di chi li abita.
La biofilia in casa non è quindi un lusso, ma una risposta concreta a un bisogno primario che la storia evolutiva dell’uomo e la scienza moderna ci indicano: vivere immersi nella natura per vivere meglio.