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Giornata mondiale senza tabacco 2019

Fare prevenzione non basta: in Italia il tabagismo riguarda un uomo su 2 e una donna su 3. Secondo una ricerca promossa dalla Fondazione Umberto Veronesi, aumentare il prezzo delle sigarette come incentivo a smettere di fumare porterebbe i consumatori a investire in salute e benessere.

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©Serhiy Kobyakov / 123rf.com

Fumano in tanti e fumano troppo. Il tabagismo in Italia è un fenomeno tutt'altro che in declino: quasi un uomo su 2 (il 42% degli italiani) e circa una donna su tre (il 35% delle italiane) accendono la sigaretta quotidianamente. 

 

Di fronte a un vizio in forte crescita, che diventa dipendenza patologica per almeno il 27% dei fumatori, è chiaro che parlare di prevenzione attraverso la sensibilizzazione, a oggi, non basta.

 

La spesa pro capite mensile per il tabacco supera i 100 euro al mese: una cifra che si perde nei conti delle uscite a fine mese e di cui spesso lo stesso fumatore è inconsapevole. 

 

Ma se si raddoppiasse il costo del pacchetto di sigarette, diminuirebbe il vizio del fumo tra gli italiani? Sembrerebbe proprio di sì secondo i risultati emersi da una ricerca promossa dalla Fondazione Umberto Veronesi e condotta da AstraRicerche in occasione della Giornata mondiale senza tabacco 2019

 

Alzare il prezzo delle sigarette come disincentivo

La ricerca ha indagato sulle ricadute di un aumento del costo del pachetto al consumatore

 

"Aumentare l'accisa di un euro a pacchetto - spiega Silvano Gallus, responsabile del Laboratorio di epidemiologia degli stili di vita dell'Istituto Mario Negri Irccs di Milano - porterebbe a vendere oltre 360 milioni di pacchetti in meno all'anno ma portando comunque nelle casse dello Stato oltre 2 miliardi di euro favorendo la finanza pubblica in azioni di prevenzione e cura. L'efficacia di un provvedimento simile, inoltre, risulterebbe maggiore tra i giovani e tra le classi economiche meno abbienti".  

 

Il 46% degli italiani è favorevole a questa proposta e la percentuale aumenterebbe al 57% se fosse previsto un piano chiaro di finanziamenti a iniziative di campagne antifumo e alla cura di malattie fumo-correlate. "Questo vizio non è solo causa di tumori e bronchiti croniche - commenta Sergio Harari, direttore dell'U.O. di pneumologia dell'Ospedale San Giuseppe di Milano -. In Italia oltre 30mila persone soffrono di patologie rare come la fibrosi polmonare idiopatica o la bronchiolite respiratoria. In questi casi smettere di fumare dovrebbe essere la prima forma di terapia".

 

In Italia non è facile chiedere aiuto se si vuole smettere di fumare: i Centri antifumo nel Paese sono ancora pochi e mal distribuiti: se ne contano 366 gestiti prevalentemente dalle Asl locali (307), dalla Lilt (56) e da aziende private (3); si trovano soprattutto al nord (perlopiù in Lombardia e Piemonte) e non trovano spesso il giusto posto nella rete di collaborazione tra istituzioni per rispondere prontamente alla domanda ci cura. 

 

Affrontare la dipendenza da tabacco

La prima sigaretta del mattino è quella a cui si rinuncia a fatica; anche quando si è malati difficilmente ci si astiene: la nicotina (presente anche in alcuni cibi) ha un'azione che crea una dipendenza davvero potente e non riguarda soltanto i più incalliti, anche i cosiddetti fumatori moderati (quelli che non superano le 5 sigarette al giorno) hanno dichiarato che farebbero davvero fatica a smettere questa abitudine. 

 

Non si salvano nemmeno coloro che pensano di fare scelte alternative più soft: "La maggior parte dei consumatori pensa che le sigarette elettroniche e i nuovi dispositivi a tabacco riscaldato siano meno dannosi per la salute - precisa Roberto Boffi, responsabile S.S.D. pneumologia dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano - ma c'è il rischio di una diffusione massiccia soprattutto tra i giovanissimi e anche tra i non fumatori: l'eventuale minore tossicità delle sostanze presenti in questi prodotti, però, non è stata dimostrata in laboratorio da studi indipendenti".

 

Anche per questo la leva economica è importante. Cosa si potrebbe fare con i soldi rispamiati per aver smesso di fumare? Volersi più bene. 

 

Di fronte a un risparmio medio annuo che oscilla tra i 700 e i 1.200 euro, gli intervistati hanno dichiarato in massima parte che utilizzerebbero il denaro in una spesa alternativa legata al proprio benessere programmando un viaggio tanto desiderato.

 

Una bella suggestione per spegnere l'ultima sigaretta e andare a prenotare la prossima vacanza.