Articolo

L'11 febbraio a sostegno dei malati

Perché si dovrebbe istituire una festa mondiale del malato? Potrebbe essere un modo per abbattere la paura e comprendere che la malattia è una manifestazione della vita e un segnale? Entriamo nel vivo di questa giornata istituita da Giovanni Paolo II

L'11 febbraio a sostegno dei malati

Perché la Giornata mondiale del malato 

Il 13 maggio 1992 Giovanni Paolo II istituì questa giornata nel nome di tutti coloro che si fossero trovati davanti alla patologia, al disequilibrio corpo-mente. Una festa che tocca anche i famigliari e vuole essere di assoluto sostegno. Il Papa aveva pensato a questa occasione come a "un momento speciale di preghiera e di condivisione, di offerta della sofferenza"

Un anno prima gli era stato diagnosticato il Parkinson e solo più tardi se ne è data notizia a livello globale. Aveva già compreso che la malattia sarebbe degenerata ed era fermamente convinto di volerne creare un'occasione per tornare sul già esplorato tema della sofferenza. Il dolore come processo evolutivo, in qualche modo. Le parole della religione cattolica sono quelle di "sofferenza come salvifica e redentrice per mezzo di Cristo", come scritto nella sua lettera apostolica Salvifici Doloris.

A meno di dieci anni dall'istituzione di questa significativa celebrazione, precisamente nell'anno 2005, l'11 febbraio ha assunto un rilievo importante e speciale in quanto è stato l'anno in cui una grave forma di infiammazione (sepsi) ha colpito l'allora Papa causandone il decesso.

La stessa giornata nel 2013 ha assunto un altro importante significato in quanto scelta da papa Benedetto XVI per annunciare le sue dimissioni e ha citato la sua salute in declino come la ragione del suo gesto. 

 

Celebrare la pienezza della vita 

Questa giornata è stata istituita con un intento preciso: celebrare la pienezza della vita. È significativo che si trovi a distanza di pochi giorni dalla Giornata mondiale contro il cancro (4 febbraio). Che siate credenti o no, è importante fermarsi a riflettere su quello che significa avere la possibilità di camminare sui propri piedi, tirare respiri vivi e lunghi, avere occhi per vedere e mani per toccare. La vita non andrebbe mai data per scontato. 

Le varie celebrazioni legate a questa giornata comprendono 4 ambiti principali di azione:

  • quello dell’animazione dei molteplici ambienti di vita e di lavoro della società e della comunità cristiana alla tematica della Giornata (per esempio: scuole, ospedali, associazioni ecclesiali o di volontariato, condomini e famiglie, luoghi delle istituzioni, carceri, farmacie, mercati,…);
  • quello della formazione ai problemi del mondo della sanità e della cura (con conferenze, tavole rotonde, dibattiti, corsi, aggiornamento professionale ed educazione sanitaria,…);
  • quello della celebrazione liturgica con momenti di catechesi (Messa ed Olio dei malati, Via Crucis, recita del Rosario, processioni con Gesù eucaristico o con la statua della Madonna di Lourdes per le strade del quartiere o per i corridoi degli ospedali,…);
  • infine quello della testimonianza della carità con specifici segni di attenzione e premura verso chi soffre e le loro famiglie (momenti di festa comunitaria, visite domiciliari, preparazione e offerta di semplici doni, oppure una iniziativa a favore dei malati, che si estenda per tutto l’anno). 

Al di là della religione, della forma di credenze cui si aderisce, per tutti questa giornata può significare una riflessione sull'amore continuativo da dare a coloro che non stano bene. Perché è dando amore che impariamo anche a riceverne. Perché è allenandosi all'aiuto che comprendiamo quanto essenziale sia conoscersi restando in ascolto di sé e degli altri. 

Questa giornata potrebbe anche essere un'occasione di riflessione e cambiamento per chi combatte per accettare la propria malattia o la vive come una sorta di punizione. La malattia è una manifestazione e la guarigione del corpo, e dell’anima, è anche un processo di autoconoscenza.

In tal senso guarire significa tornare a contatto con il potere curativo del corpo, con le proprie emozioni, anche quelle represse, e i terapeuti cui possiamo appoggiarci possono aiutare il nostro sistema a "ripararsi, riarmonizzarsi”, a riscoprire i limiti della sua stessa natura, ma l'impegno e la trasparenza la dobbiamo prima di tutto a noi stessi. Ci vuole fede in un senso che valica le istituzioni religiose, un senso vitale, che accomuna gli esseri umani tutti.

 

L'approccio naturopatico alla malattia