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L'alimentazione per combattere il tumore alla mammella

Le competenze (e il vissuto) delle pazienti con tumore alla mammella sono protagoniste del primo progetto italiano di ricerca partecipata (e web) sullo stile di vita alimentare nella malattia oncologica.

di Redazione

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©dolgachov / 123rf.com

La salute della donna oltre le statistiche

Di Rosy Matrangolo

 

Esistono evidenze scientifiche tutt’altro che “evidenti”. Quali sforzi, ad esempio, e quali conquiste hanno sostenuto l’obiettivo di ridurre la mortalità nelle donne che hanno avuto un tumore alla mammella?

 

Nel 2018 sono stati stimati in Italia circa 52.800 nuovi casi di carcinomi della mammella femminile secondo Aiom: seppur si tratti ancora della prima causa di morte per tumore nelle donne, la percentuale di pazienti che vive a 5 e a 10 anni dalla diagnosi è dell’87% e dell’80%. 

 

La buona notizia è che nel periodo 2003-2018 si assiste a un calo sistematico e significativo (-0,8% all’anno) della mortalità dovuto all’efficacia della diagnosi precoce e delle terapie più recenti. Un traguardo importante.

 

Cosa c’è, dunque, dietro a queste statistiche? C’è il risultato di come si è imparato a considerare le persone che sopravvivono grazie agli avanzamenti scientifici. 

 

Questo è ciò che avviene nella prevenzione terziaria, un campo di ricerca che fa riferimento a tutte quelle azioni volte al “controllo e contenimento degli esiti più complessi di una patologia e ha come obiettivo quello di evitare, o comunque limitare, la comparsa sia di complicazioni tardive che di esiti invalidanti” (definizione dell'Istituto superiore della Sanità).

 

Tra gli obiettivi di questo ambito di studio, l'aumento della qualità di vita

 

Osservando i soli dati numerici, però, si può trascurare come i vissuti, le speranze, la forza di volontà di ciascuna persona ammalata abbiano influito e motivato i ricercatori nello studio di nuove soluzioni. 

 

Nel caso del progetto Diana Web, invece, questa prospettiva è completamente ribaltata: le pazienti oncologiche coinvolte nel primo studio “partecipato” a livello nazionale sul tumore alla mammella, non sono solo oggetto di osservazione, ma sono vero soggetto in grado di migliorare la qualità della ricerca grazie a quella competenza unica e preziosissima che è l’esperienza personale.

 

Il progetto Diana Web dell'Istituto dei Tumori di Milano

Sono informate, motivate, caparbie ed estremamente competenti: oggi sono 1974 e forniscono un apporto importantissimo al progetto Diana Web, lo studio di ricerca partecipata finalizzato a saggiare l’ipotesi che stili di vita e alimentazione possano ridurre l’incidenza di recidive o migliorare la prognosi e l’aspettativa di vita in chi è in una fase di ripresa di malattia. 

 

Chi sono queste 1974 esperte? Sono le aderenti al progetto:

  • donne affette da tumore della mammella,

ma anche

  • donne che stanno vivendo una fase di recidiva;
  • donne che hanno ricevuto una diagnosi di carcinoma al seno metastatico.

 

Il coordinamento di questo innovativo studio è dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, in collaborazione con l'Università degli studi di Perugia e altri centri sul territorio italiano che seguono da vicino tutti gli iscritti al progetto.

 

Come funziona Diana Web?

Questa ricerca di prevenzione terziaria utilizza le piattaforme digitali per coinvolgere e dialogare con i soggetti in doppia direzione.

 

Alle aderenti al progetto (è sempre possibile aggiungersi) è proposto di:

  • costruire un “gruppo online”;
  • provare a modificare la propria nutrizione sullo stile della dieta mediterranea;
  • stimolare una moderata ma costante attività fisica;
  • compilare alcuni questionari (uno al mese circa);
  • creare e condividere ricette in linea con le indicazioni di studio.

 

I ricercatori invece si impegnano a:

  • fornire un aiuto al cambiamento attraverso video, ricette e altro;
  • informare sulle più attuali indicazioni della ricerca scientifica;
  • raccogliere dati clinici sulla salute, sullo stile di vita e sull’alimentazione.

 

L’obiettivo di Diana Web è di coinvolgere 50.000 persone nel solco dei risultati degli studi DIANA precedenti per migliorare con la dieta sana e corretti stili di vita tutti quei fattori di rischio che si associano a una prognosi peggiore e a una peggior qualità di vita.

 

E' arrivato forse il momento di prendere sul serio quel buon suggerimento di Ippocrate?