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Alimentazione e peso tra dietologia e psicologia

L'attenzione all'alimentazione e al peso corporeo è importante per i risvolti patologici che possono associarsi ad essi. Un' attenzione crescente è attribuita a questi temi dall'Organizazzione Mondiale della Sanità e dalle Nazioni Unite. Tuttavia talvolta l'esigenza di un aspetto corporeo diverso ha basi essenzialmente psicologiche.

Alimentazione e peso tra dietologia e psicologia

Alimentazione e peso corporeo tra dietologia e psicologia


Il ritorno della primavera, le più frequenti attività fisico-sportive e l’avvicinarsi dell’estate spingono un numero crescente di persone a fare i conti con il proprio corpo e con gli eventuali, o presunti, chili in eccesso.

L’idea di alcuni di ricorrere ad una consulenza dietologica è la conseguenza più comune, altri invece si affidano alle proprie risorse e si lanciano in diete di vario tipo.

Premesso che è certamente positivo tenere sotto controllo ciò che si mangia e si beve, evitare cibi di scarsa qualità, variare con accortenza gli apporti vitaminici e proteici, cercare di limitare le bevande con troppi zuccheri ed additivi, è anche vero che tali azioni spesso diminuiscono progressivamente nel tempo, dopo una fase iniziale di entusiasmo ci si lascia andare, molti consultano in sequenza più consulenti nella speranza di ricevere formule “veloci,  estremamente efficaci e se possibile poco impegnative”.

Ciò non solo non è realistico, ma trascura alcuni aspetti fondamentali del comportamento alimentare. Infatti, se nessuno oramai consulterebbe un dietologo per disturbi di tipo anoressico o bulimico o per disturbi alimentari caratterizzati da forti irregolarità, non altrettanto accade per quelle alterazioni meno evidenti ma altrettanto importanti come l’assunzione di cibo in modalità compensativa per situazioni di stress od ansia, le alterazioni del senso dell’appetito e della sazietà, la incapacità di mantenere costanti alcune scelte alimentari, l’ipercriticismo verso le proprie caratteristiche corporee, ed altre situazioni collegabili. 

In effetti, diverse irregolarità alimentari sono espressione di scelte psicologiche indotte o di reazioni psicosomatiche secondarie o sostituti di altri comportamenti rifiutati.  Si tratta di manifestazioni ed effetti non necessariamente assimilabili a veri e propri disturbi, ma certo connesse a tratti caratteriali, situazioni interpersonali o sociali, momenti di crisi, stati di tensione e stress.

Se l’alimentazione corretta deve diventare uno stile di vita, come sostiene anche l’OMS, è chiaro che uno stile di vita non corrisponde ad una semplice prescrizione di cibi “migliori” o “da evitare” ma ad una piccola rivoluzione mentale e psicologica.   Ciò suggerisce di ricorrere non solo al dietologo ma anche al consulente psicosomatico e psicologico.

A livello internazionale, si stanno muovendo i maggiori organismi per richiamare l’attenzione sui temi dell’alimentazione.  Il 1 aprile 2016 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite (ONU) ha approvato una risoluzione che proclama il periodo 2016-2025 come il “Decennio di azione sulla nutrizione”.

La risoluzione mira a dare il via ad azioni per eliminare la fame e la malnutrizione a livello mondiale, ma anche a promuovere abitudini alimentari sane e sostenibili per arrestare l’obesità.  L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che non trascura gli aspetti alimentari, ha diffuso dati poco incoraggianti:  nel 2014 quasi 2 miliardi di adulti nel mondo sono risultati essere in sovrappeso, e 462 milioni sottopeso.

Il quadro si completa con più di 600 milioni di persone obese, 528 milioni di donne affette da anemia causata dall'alimentazione, 41 milioni di bambini sotto i cinque anni in sovrappeso o obesi, 159 milioni di bambini affetti da crescita rallentata, e 50 milioni di bambini troppo magri per la loro altezza.

Giova ricordare che alcune forme di obesità hanno una chiara componente genetica, per la quale la dieta produce limitati effetti, e che l’obesità diventa un problema sociale essenzialmente per la comorbilità che ad essa può associarsi

> diabete
> ipertensione
> alcune patologie respiratorie
> problemi osteo-articolari e muscolo-scheletrici
> alcune sindromi metaboliche, sino ad una maggiore insorgenza di alcuni tumori.

Invece se alcune costituzioni corporee sono meno longilinee di altre, più “robuste”, come spesso si usa dire, ciò non determina rischi o patologie specifiche ed il desiderio di cambiare vede prevalere l’esigenza estetica.

Pretendere di essere tutti omologati al modello corporeo ottimale diviene talvolta una forzatura dettata dai modelli culturali e dall’ansia psicologica di apparire in linea con tali modelli, più che da reali esigenze di benessere fisico.  Qui il confine si rende spesso labile e si passa al benessere mentale, alla autostima e ad altri meccanismi psicologici e comportamentali raramente gestibili solo con le diete.

L’origine della parola greca dieta (δίαιτα) aveva del resto il più ampio significato di “modo di vivere”.

 

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