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Purusha e prakriti nella filosofia samkhya

Due aspetti essenziali per comprendere la filosofia sottesa allo yoga: Purusha e Prakriti.

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La dualità della mente

L’essere umano è,  per definizione,  un essere mentale. Nessuna creatura del mondo vegetale o animale arriva ad esprimere e padroneggiare la mente come può fare l’essere umano.

Ma questa caratteristica pone anche dei limiti. Uno dei limiti più importanti e probanti imposti dalla mente è la costante tendenza alla dualità, che l’essere umano proietta su ogni aspetto della vita.

Non per niente lo yoga è la disciplina che ambisce all’unione degli opposti e dei vari aspetti, per raggiungere la quale è necessario appunto trascendere la mente.

A fianco di questo sforzo verso l’unione, lo yoga pone delle solide basi della sua scienza su un'antica filosofia di origine indiana e induista, chiamata samkhya
 

Interazioni tra purusha e prakriti

Secondo la filosofia samkhya l’universo si basa su due polarità indipendenti: Purusha e prakriti, traducibili con “principio universale”, "energia cosmica immateriale" e “materia”, "energia cosmica materiale". L’interazione tra i due crea la premessa e la struttura stessa degli esseri senzienti composta da intelletto, ego e apparato emotivo, struttura transitoria della quale è importante riuscire a liberarsi.

Mente, cuore ed ego sono anch’essi parte di prakriti, stimolata da purusha.

Secondo la filosofia samkhya, disindentificarsi da praktiti ed osservarla liberamente come un testimone totalmente assorto in purusha è la condizione da ricercare per ambire alla "libertà".
 

I tre Guna di Prakriti

Secondo questa visione fortemente duale, in quanto la filosofia è un prodotto mentale e, come detto in precedenza, la mente è fatalmente duale per forza di cose, Purusha sarebbe la coscienza di fondo, trascendentale e non legata alla manifestazione, pura, priva di attributi e qualità.

Prakriti, per contro, è materia e fenomeno dinamico privo di alcuna consapevolezza, meccanicamente mosso dalle tre qualità della natura o guna:

  1. Tamas o tendenza all’inerzia e alla stasi;
  2. rajas o tendenza all’azione e alla produzione di energia (talvolta distruttiva e caotica);
  3. sattwa o tendenza all’equilibrio, all’armonia, all’ordine.


Tutte e tre queste tendenze sono automatismi della natura alle quali il purusha è sottoposto nelle sue interazioni con prakriti.
 

Ishvara e Shakti

La filosofia Samkhya non riconosce alcuna divinità a nessuno degli aspetti.

Da una parte il Purusha è pura esistenza e consapevolezza, dall’altra Prakriti è un meccanico movimento di energia senza inizio e senza fine. Ed è qui che interviene lo yoga con la sua tendenza all’unione.

Lo yoga apporta i frutti delle esperienze mistiche interiori, secondo le quali purusha e prakriti sarebbero solo gli aspetti inferiori ed impersonali di una coppia superiore, Ishvara e Shakti.

Se Purusha è semplice coscienza testimone che non interviene nell’esistenza, Ishvara è il Signore che dirige ed interviene.

E se prakriti è un caotico andirivieni di materia ed energia e di forme che si susseguono, Shakti esprime a pieno la volontà dell’Ishvara, manifestando su grande scala un disegno cosmico. 
 

L'Uno al di sopra di tutto

Per tanto, dietro la coscienza informe ci sarebbe una personalità immortale ed onnipresente, mentre dietro la natura ci sarebbe una forza esecutrice consapevole e volitiva capace di permanere anche se l’intero cosmo venisse riassorbito.

Ad un livello ancora superiore, la coppia diventa uno, Ardhanarishvara, l’Uno primordiale indiviso che non è solo l’unione di volontà e potere esecutivo, ma che esprime anche una personalità che supera la trascendenza.

Percorsa al contrario, questa scala presenta Ardhanarishvara, poi la coppia Ishvara (volontà) e Shakti (potere esecutivo consapevole), poi la coppia Purusha (mero testimone dell’esistenza) e Prakriti (natura cosmica meccanica), ed infine Ahamkara (ego individuale) e Bhumi (materia).