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L’antigravity Yoga: lo Yoga che fa volare!

In principio era lo yoga classico, poi le discipline di matrice “orientale” si sono moltiplicate dando vita a curiosi esperimenti, come quello dell'antigravity yoga

L’antigravity Yoga: lo Yoga che fa volare!

Una volta che lo yoga è divenuto patrimonio universale e non più solo espressione della cultura indiana, si è andato delineando uno yoga che potremmo definire “occidentale” in quanto ha fatto propri alcuni aspetti della disciplina classica e ne ha tralasciati altri. Seguendo questo percorso, soprattutto negli Stati Uniti, sono state elaborate tantissime versioni dello yoga che di “originario” hanno ben poco, ma che –senza dubbio- possono risultare molto divertenti.

Una di esse è il cosiddetto “Antigravity Yoga”, praticato anche in Italia e qui chiamato “Yoga in volo”.

 

Yoga is in the air: come funziona l’antigravity yoga

Questa disciplina si pratica in sospensione, ovvero elevati da terra e sostenuti da dei tessuti elastici che fungono da supporto per i vari asana. Attraverso tale modalità di esecuzione il peso corporeo non grava sulla struttura osteo-articolare donando sollievo alle articolazioni e alla colonna vertebrale.

Spiega Sayonara Motta, campionessa mondiale di aerobica nel 1992 e oggi master trainer per l’Italia di antigravity fitness: “Si tratta di un tipo di lavoro fisico e mentale adatto a tutti: la forza della vita che ti butta giù è la stessa energia che ti fa risalire”.

Emancipato dal peso della gravità, il corpo si distende e vengono migliorati il sistema circolatorio e linfatico oltre a esperire una inconsueta quanto piacevole sensazione di leggerezza, tanto fisica quanto mentale.

La lezione si articola in una parte di tonificazione e allungamento unita a esercizi volti a migliorare l’equilibrio, la flessibilità e la mobilità. La fase sospensoria coniuga il lavoro muscolare, necessario per contrastare la sensazione di instabilità che si avverte stando “in volo”, con il naturale rilassamento che il corpo prova perché finalmente libero del “peso” della gravità. La parte finale consiste in un dolce atterraggio che, attraverso degli esercizi di rilassamento, riporta l’allievo alla realtà e… con i piedi per terra.

Ovviamente questo breve schema viene interpretato liberamente dagli insegnanti anche in rapporto al livello della classe con la quale lavorano: sono previsti infatti diversi gradi di difficoltà come, ad esempio, il ristorative yoga, una forma soft di antigravity yoga nel quale si eseguono le posizioni a soli 15 cm da terra in modo da allenare gradualmente la colonna vertebrale e le articolazioni senza perdere bruscamente il contatto con il pavimento.

 

Anche nell'Airbarre training si sta sospesi... danzando!

 

 

Un moderno Icaro: l’ideatore dell’antigravity yoga

Questa tipologia di yoga è frutto dell’intuizione di Christopher Harrison, atleta, ballerino e coreografo statunitense, che nel 1991 fondò la compagnia artistica Antigravity Inc e progettò nel 1999 la prima amaca antigravità in tessuto soft touch. Nato dal connubio tra ginnastica, danza, pilates e arti circensi, lo yoga in volo viene presentato ufficialmente nel 2007 ed è in fase di elaborazione una versione particolare che possa essere adatta anche ai giovanissimi.

L’idea alla base di questa disciplina è quella di coniugare i benefici che derivano dagli asana classici dello yoga con la sensazione impareggiabile di essere sospesi in volo.

L’antigravity yoga è l’ultimo nato di una generazione di “figli” dello yoga tradizionale che però, di yogico, hanno ben poco. Ciò non toglie che possono essere dei validissimi strumenti per il benessere psico-fisico oltre che occasioni di giocoso divertimento. Afferma Harrison: “Nonostante siamo nati senza ali, quello di volare è un sogno primordiale per l’essere umano. I partecipanti lasciano la lezione con la sensazione di aver sfidato le dure leggi terrestri per realizzare una fantasia aerea”.

Le premesse sono ottime dunque… Perché non volare allora?

 

L'energia che scorre lungo la colonna vertebrale con lo yoga