Intervista

Pesca sostenibile, i dati di Marine Stewardship Council (MSC)

Aumenta il consumo di pesce a livello mondiale, con che conseguenze per la tenuta degli ecosistemi marini? Ne parliamo con Francesca Oppia, Program Director per l’Italia di Marine Stewardship Council (MSC).

Pescatori pesca sostenibile

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©Marine Stewardship Council

Mangiamo sempre più pesce ed è difficile stabilire se questa sia una buona o cattiva notizia. Il record registrato dalla FAO, l’agenzia delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, nel suo ultimo report Lo Stato della Pesca e dell'Acquacoltura Mondiale è di 20,5 chilogrammi di consumo pro capite all'anno e questa tendenza è destinata ad aumentare un po' dappertutto. 

 

Se da un punto di vista nutrizionale il pesce è da considerarsi un alimento ricco e sano, è lecito porsi il quesito di come sia possibile sostenere quest’impennata nella domanda a livello mondiale di prodotti ittici. Il dubbio che assale il consumatore critico giunge, allora, come un adagio: come scegliere alimenti di qualità sostenibili in tutta la filiera produttiva?

 

Il consumo di pesce rappresenta un sesto del consumo di proteine animali della popolazione mondiale, ma in alcune zone come Bangladesh, Cambogia, Gambia, Ghana, Indonesia, Sierra Leone, Sri Lanka le proteine provenienti dal pesce corrispondono all’assunzione della metà delle proteine nella dieta. Di pesce sano per la tavola e per il pianeta risponde Francesca Oppia, Program Director per l’Italia di Marine Stewardship Council (MSC) organizzazione non profit che opera per promuovere la pesca sostenibile e ideatrice del marchio blu sugli alimenti prodotti secondo standard sostenibili. 

 

Francesca Oppia

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©Debora Pota

La FAO registra una tendenza pericolosa: la pesca nelle regioni sviluppate è sempre più sostenibile, ma la pesca nelle regioni in via di sviluppo non sta migliorando altrettanto rapidamente. Cosa evidenziate dal vostro osservatorio?

Considerando che gli oceani del Sud del mondo ospitano il 97% dei piccoli pescatori costieri e contribuiscono a circa la metà del pescato mondiale, essi sono fondamentali per determinare il futuro dei nostri oceani e dell’approvvigionamento ittico. 

 

Purtroppo, raggiungere una sostenibilità della pesca in questo contesto può essere difficile per vari motivi, inclusa una grande suscettibilità ai
cambiamenti climatici. Ma i nostri ultimi dati ci forniscono ragioni d’ottimismo: negli ultimi tre anni, le attività di pesca del Sud del mondo coinvolte nel programma MSC sono aumentate del 71% e, come riporta il nostro ultimo annual report, nel solo ultimo 2019/20, la percentuale di catture delle attività di pesca coinvolte nel programma MSC nel sud del mondo è stata del 13%, un aumento di quasi un quarto rispetto
all'anno precedente. 

 

Una crescita ottenuta grazie a un costante lavoro di coinvolgimento di attività di pesca e dei vari attori della filiera. Come è successo ad esempio in India, il quarto più grande esportatore di prodotti ittici al mondo, dove abbiamo riunito 300 stakeholder (agenzie governative, scienziati,
trasformatori, ONG e pescatori tradizionali e industriali) a livello nazionale, che hanno creato il Sustainable Seafood Network of India, una piattaforma per promuovere prodotti ittici sostenibili in tutta l'India.

 

In America Latina il volume di prodotti ittici certificati MSC è più che raddoppiato, da circa 400.000 a 900.000 tonnellate. Va anche notato che il mare più sovrasfruttato a livello globale – come riportato dalla FAO nel suo ultimo rapporto sullo stato di salute delle risorse ittiche – è il Mediterraneo. Questo per sottolineare che la sostenibilità e l’urgenza di un percorso in questa direzione è fondamentale anche vicino a noi. 

 

Il 60% degli oceani è sfruttato oltre i limiti di sostenibilità. Dato che, secondo WWF Italia, nel Mediterraneo sale all'88% degli stock ittici monitorati. Come invertire questa tendenza?

Credo che siano due le parole chiave per il raggiungimento della sostenibilità: responsabilità e collaborazione tra i diversi attori coinvolti, dalla politica ai pescatori e armatori che gestiscono le attività di pesca, dalle ONG e gli organismi di consulenza scientifica alle aziende che si approvvigionano dei prodotti della pesca, ai consumatori finali scegliendo di acquistare prodotti provenienti da fonti rispettose del mare. 

 

A Marine Stewardship Council crediamo in un circolo virtuoso in cui le scelte responsabili effettuate in qualsiasi anello della catena possano determinare un grande cambiamento lungo tutto il percorso. 

 

Attività di pesca nel Mediterraneo

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©vivoo / 123rf.com

Sovrappesca, pesca illegale e pesca distruttiva: quali sono le maggiori minacce all'industria ittica italiana?

Tutte queste pratiche rappresentano in modo diverso un pericolo per i nostri mari e di conseguenza per la sussistenza delle oltre 885.000 persone coinvolte nel settore della pesca italiana, perché concorrono all’esaurimento delle risorse ittiche e alla distruzione dell’ecosistema.

 

Senza una gestione efficace con obbiettivi a lungo termine, responsiva allo stato delle risorse ittiche, condivisa e trasparente, si rischia di basare le decisioni gestionali su scelte a breve termine più condizionate dalla congiuntura politica, mettendo a rischio sostenibilità ambientale e socio economica a medio-lungo termine del settore. 

 

Cosa si intende per riserve ittiche e in che modo la pesca sostenibile permette il loro sviluppo?

Un’attività di pesca sostenibile è quella che permette il rinnovarsi delle risorse ittiche potenzialmente all’infinito; per MSC, questo avviene solo se:

  • la pesca lascia in mare un numero di esemplari sufficienti alla riproduzione dello stock;
  • le altre specie e l’habitat marino in cui avviene la pesca vengono rispettati e l’impatto su di essi ridotto al minimo;
  • la gestione dell’attività avviene in modo responsabile e capace di adattarsi ai possibili cambiamenti esogeni ed endogeni.

 

Queste dimensioni costituiscono i 3 principi fondamentali che vanno a formare Standard MSC di pesca sostenibile, sul quale vengono valutate, a opera di un ente indipendente da MSC, le attività di pesca che vogliono certificarsi secondo il nostro Standard. 

 

Secondo un vostro recente report, oltre il 17% delle catture di pescato mondiale proviene da attività certificate da MSC. Come leggere questo dato alla luce dell'obiettivo 14/2030?

L’ambizioso obiettivo delle Nazioni Unite di porre fine alla pesca non sostenibile entro il 2020 non è stato raggiunto: è indubbia la necessità di un maggiore sforzo da parte di tutti. Una ricerca condotta dai nostri ricercatori e presentata all'ottavo Forum Mondiale sulla Sostenibilità evidenzia i contributi del programma MSC non solo verso l’SDG 14 (vita sott’acqua), ma anche verso gli Obiettivi 2 (sconfiggere la fame); 8 (lavoro dignitoso e crescita economica); 12 (consumo e produzione responsabili) e 17 (partnership per gli obiettivi). 

 

Questo avviene grazie alle azioni di miglioramento che le attività di pesca hanno dovuto applicare per ottenere o mantenere la loro certificazione MSC che catalizzano lo sviluppo di partnership di collaborazione, aumentano l’accesso al mercato, contribuiscono a miglioramenti nella governance locale, promuovono lo sviluppo, la ricerca e la produzione di informazioni scientifiche e il capacity building. 

 

Gli oceani possono tornare in salute nel giro di 30 anni: è quanto sostiene una ricerca pubblicata su Nature. Quali abitudini alimentari cambiare da subito?

Riprendendo le parole di Ynzovan Zanten, Chief Evangelist di Tony's Chocolonely (storico produttore di cioccolato, ndr), “ogni acquisto che facciamo nella nostra vita rappresenta un voto per il mondo in cui vogliamo vivere”. 

 

Per quanto concerne la sostenibilità ambientale, ogni volta che mettiamo mano al portafogli dovremmo porci qualche domanda sulla provenienza e sull’effetto sull’intero ecosistema dei prodotti che compriamo. Per aiutare il consumatore, 20 anni fa Marine Stewardship Council ha dato vita a un programma di certificazione che assegna il marchio blu di sostenibilità ecologica a quei prodotti derivati da una pesca sostenibile che hanno passato un rigoroso processo di valutazione scientifica secondo lo Standard MSC.

 

Trovare il marchio blu sulle confezioni di prodotti ittici è un modo facile, veloce e sicuro per essere certi di fare una scelta sostenibile. 

 

Cos’è l’Ocean Stewardship Fund 2021? Quali progetti premiati hanno riguardato attività nei nostri mari? Chi può partecipare?

Il fondo è stato lanciato per la prima volta nel 2019. Nella sua prima edizione, oltre 650 mila sterline sono andate a finanziare 15 progetti di ricerca e attività di pesca volti a migliorare la sostenibilità negli oceani di tutto il mondo. 

 

In questa sua seconda edizione, l'Ocean stewardship Fund assegnerà finanziamenti per un totale di 1 milione di sterline a progetti appartenenti ai filoni Scienza e ricerca, Innovazione e ad attività di pesca di piccole e grandi dimensioni che hanno preso impegni di lunga data sulla sostenibilità. Se nella prima edizione non ci sono stati partecipanti dall’Italia, ci auguriamo che questa edizione veda la partecipazione di ricercatori italiani impegnati nel miglioramento della sostenibilità della pesca nei nostri mari.