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A Delhi chiuse le scuole per inquinamento

Ancora una volta, Nuova Delhi preoccupa per i suoi livelli di inquinamento atmosferico ben superiori a qualsiasi soglia di sicurezza.

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©anjalig04 / 123rf.com

È emergenza smog a Nuova Delhi

“Non stiamo respirando l’aria, la stiamo fumando”. Parola di Jyoti Pande Lavakare, attivista che vive nella capitale dell’India, Nuova Delhi. Una città da oltre 257mila abitanti, all’interno di un’area urbana (Delhi) che ne conta 20 milioni. 

 

A partire da sabato 5 novembre, i bambini della scuola primaria resteranno a casa. Quelli più grandi continueranno a presentarsi in classe, ma senza più svolgere sport o altre attività all’aperto. Respirare a pieni polmoni quella nebbia densa e giallastra sarebbe rischioso per la loro salute.

 

L’inquinamento atmosferico nel nord dell’India non è una novità. Ogni anno, con l’arrivo dell’autunno, gli agricoltori bruciano la paglia rimasta dai loro raccolti di riso per fare spazio a nuove piantagioni. Questa abitudine, unita al traffico caotico, alle ciminiere delle industrie e alla combustione di legno e carbone, fa sì che l’aria diventi irrespirabile. 

 

Stando a queste prime rilevazioni, sembra che questo autunno del 2022 la situazione sia addirittura più grave del solito.

 

Quanto è inquinata l’aria nella capitale indiana

Per avere un’idea di quanto sia grave la situazione dell’inquinamento atmosferico a Nuova Delhi si può dare uno sguardo ai dati della società svizzera IqAir. Tra giovedì 3 e venerdì 4 novembre l’indice di qualità dell’aria superava il valore di 300, ritenuto “pericoloso”, per poi scendere a un livello “molto insalubre) nel weekend, con i 236 punti di sabato e i 203 di domenica. 

 

Andando a scandagliare i singoli elementi che vanno a comporre questo indicatore sintetico, si scopre che venerdì 4 novembre il particolato atmosferico fine (PM2,5) si è mantenuto tra i 252 e i 276,5 microgrammi (µg) per metro cubo. Le nuove linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) definiscono come “sicuro” un valore inferiore ai 15 µg/m³ sulle 24 ore. 

 

Sempre nella stessa giornata, il PM10 (cioè le polveri sottili più grossolane) si attestavano fra i 361 e i 404 µg/m³ contro una soglia di sicurezza di 45. Sotto controllo, invece, i valori di biossido di azoto (NO2) e anidride solforosa (SO2). 

 

Quali sono le conseguenze per la salute delle persone

Nel 2015, si legge nell'autorevole rivista scientifica The Lancet, 4,2 milioni di morti premature sono state attribuite all’esposizione prolungata al particolato atmosferico. 4,2 milioni, come l’intera popolazione del Piemonte. Il 59 per cento dei decessi si è verificato nell’Asia orientale e meridionale

 

I dati del governo indiano confermano che l’inquinamento atmosferico è il fattore di rischio che ha provocato più decessi in assoluto, ben più dell’ipertensione arteriosa, del fumo di sigaretta e della dieta scorretta. Un’emergenza sanitaria che per giunta, sottolinea il New York Times, è tutt’altro che democratica. I bambini delle famiglie povere tendenzialmente trascorrono molto più tempo all’aperto e sono quindi più esposti a questi veleni.