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Cos'è ISO 26000

Esistono standard internazionali per la gestione della qualità, dell’energia, per la sicurezza sul lavoro… E che dire della responsabilità sociale d’impresa? A colmare questo vuoto ci pensa la norma ISO 26000.

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©Rabia Elif Aksoy / 123rf.com

A cosa servono i sistemi di gestione

Prima o poi di sicuro ti sarà capitato di leggere che un’azienda si dichiara “certificata ISO 9001”. Se non sei un addetto ai lavori, probabilmente non avrai fatto troppa attenzione a questa sigla, considerandola come una delle tante informazioni tecniche di cui sono infarciti i siti web e le brochure. 

 

In realtà, sotto la superficie c’è tantissimo da scoprire. Questo infatti è soltanto il più celebre tra i sistemi di gestione messi a punto dall’ISO (International Organization for Standardization), un ente che ha sede a Ginevra e riunisce gli organismi nazionali di standardizzazione di ben 164 Paesi. 

 

L’ISO non certifica direttamente la singola azienda, ma definisce alcuni standard internazionali, che seguono una denominazione univoca. La norma che abbiamo appena citato, per esempio, si chiama “ISO 9001:2015 - Quality management systems – Requirements”, perché è la numero 9001, è stata aggiornata nel 2015 e definisce i requisiti dei sistemi di gestione della qualità. 

 

Di base, nessuno è obbligato ad acquisire alcuna certificazione: lo fa se vuole garantire a tutti di seguire alcune procedure che sono sempre le stesse in qualsiasi parte del mondo. Negli ultimi anni, alcune gare d’appalto hanno iniziato a imporre determinati sistemi di gestione come requisito per chi si vuole candidare. 

 

ISO 26000, uno standard per la CSR

Esistono standard ISO per la gestione ambientale, per la qualità dell’aria, per la sicurezza alimentare, per la sicurezza informatica… e che dire, allora, della responsabilità sociale dell’azienda

 

A lungo su questo versante c’è stato un vero e proprio vuoto, che è stato colmato il 1° novembre 2010, quando è stata pubblicata la Linea Guida UNI ISO 26000

 

È stato un lavoro molto complesso, perché mai prima di allora era stato raggiunto un consenso internazionale così ampio sul tema della responsabilità sociale. L’intento è quello di “aiutare le organizzazioni a contribuire allo sviluppo sostenibile, di incoraggiarle ad andare al di là del mero rispetto delle leggi, di promuovere una comprensione comune nel campo della responsabilità sociale e di integrare altri strumenti e iniziative per la responsabilità sociale, ma non di sostituirsi a essi”.

 

Bisogna però tenere bene a mente una precisazione importante. Non si tratta di una norma che può essere certificata da un ente terzo, come appunto quelle sulla sicurezza o sulla salute, ma di una serie di principi e linee guida. 

 

Cosa deve fare, quindi, l’azienda che vuole dichiararsi allineata a questo standard? Come spiega Unioncamere, deve interpellare i suoi partner (a cominciare dai sindacati): saranno loro a valutare la sua condotta e decidere se rispetta o meno i contenuti di ISO 26000. 

 

Cosa prevede lo standard ISO 26000

Il principale merito dello standard ISO 26000 è proprio quello di mettere nero su bianco alcune definizioni, che altrimenti potrebbero essere interpretate di volta in volta in modo diverso, perdendo efficacia. Facciamo una panoramica di quelle più importanti: 

 

> accountability: l’azienda deve essere disposta a rendere conto delle proprie decisioni alle autorità e, in senso più allargato, a tutti i suoi portatori di interesse;

 

> due diligence: la verifica di qualsiasi potenziale impatto negativo dell’azienda a livello ambientale, sociale ed economico. Si tratta di un processo proattivo da condurre sia in senso generale, sia limitatamente a un progetto specifico, con l’obiettivo di mitigare o annullare questi impatti negativi; 

 

> responsabilità sociale: la responsabilità che un’organizzazione si assume per tutti gli impatti che le sue decisioni o attività possono avere sulla società o sull’ambiente;

 

> sfera di influenza: l’insieme delle relazioni di carattere contrattuale, politico, economico (o altro) attraverso le quali un’azienda può influire sulle attività o sulle decisioni di qualcun altro; 

 

> stakeholder: tutti i portatori di interesse, cioè clienti, fornitori, partner, azionisti, dipendenti, ma anche le realtà del territorio, i mass media, la comunità.