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Come raccontare "questa" crisi di calore in modo corretto

Raccontare la crisi climatica in modo corretto, dando voce alla scienza e non ai facili sensazionalismi, è una grande responsabilità.

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©denisvostrikov/123rf.com

Informare sul clima è una grande responsabilità

A giugno 2022 l’Italia si trova a fare i conti con un’ondata di calore che perdura da settimane e ancora non accenna a placarsi. Con la colonnina di mercurio perennemente al di sopra dei 30 gradi, l’unico modo per trovare ristoro è accendere il climatizzatore; peccato però che i prezzi dell’energia siano alle stelle, soprattutto a causa della guerra in Ucraina. Nel frattempo, diversi comuni sono costretti a razionare l’acqua per uso domestico, con i fiumi in secca dopo mesi e mesi di precipitazioni scarsissime.

 

Insomma, è un periodo in cui in Italia non si può fare a meno di parlare di clima. Ce ne sono stati altri in passato, e ce ne saranno altri in futuro. Ma qual è il modo corretto per farlo? È ancora lecito relegare il caldo tra le curiosità e i fenomeni di costume, mostrando i turisti che fanno il bagno nelle fontane? Oppure è il caso di rimarcare le conseguenze drammatiche a cui ci espone la crisi climatica, con il rischio di allontanare le persone invece di spingerle a reagire?

 

E ancora: ormai è assodato che il riscaldamento globale sia alla base di fenomeni meteorologici estremi molto diversi tra loro, dalle ondate di siccità agli uragani, ma in quali circostanze è lecito palare di un vero e proprio rapporto di causa-effetto? Questi sono gli interrogativi che si pongono (o si dovrebbero porre) ogni giorno i professionisti dell’informazione, chiamati a interpellare i dati e tradurre la scienza in un linguaggio comprensibile e quindi utile. 

 

Si tratta di un’enorme responsabilità di cui non tutti si rendono conto. Una corretta informazione, infatti, è il presupposto fondamentale per consolidare una cittadinanza attiva e consapevole. E sappiamo bene come l’azione per il clima sia, inevitabilmente, un’azione collettiva.

 

Una guida pratica per i giornalisti

Ecco il motivo per cui assume grande valore l’opera di formazione portata avanti dal World Weather Attribution, un istituto di ricerca che ha pubblicato una vera e propria guida per i giornalisti chiamati a parlare di clima. 

 

Lo studio esordisce spiegando che la grande domanda che ci si pone sempre più di frequente, cioè “i cambiamenti climatici hanno causato questo evento?”, in realtà è mal posta. Quest’affermazione può essere spiegato meglio attraverso un paragone. Se a un fumatore viene diagnosticato un cancro ai polmoni, non si può dire che le sigarette l’abbiano causato: è più corretto affermare che i danni fatti dalle sigarette nel corso del tempo abbiano reso più probabile la malattia. 

 

Per i cambiamenti climatici vale all’incirca lo stesso discorso. Qualsiasi evento meteorologico estremo ha molteplici cause, ma il riscaldamento globale può influire sulla probabilità che si verifichi e sulla sua intensità, così come sul suo impatto sulle persone, sulla natura e sui beni materiali. 

 

Per lungo tempo gli scienziati hanno preferito non esprimersi sui singoli eventi, limitandosi a dire genericamente che in futuro quelli che ora riteniamo straordinari entreranno a far parte della normalità. Negli ultimi anni sono stati invece sviluppati modelli che permettono di dire se, e in che misura, uno specifico avvenimento sia diventato più o meno intenso o probabile a causa del riscaldamento globale. 

 

Il nesso di causalità coi cambiamenti climatici: alcuni esempi

Qualche esempio può aiutare a calare il discorso ancora più nel concreto. Nel mese di agosto del 2017 il Bangladesh è stato colpito da piogge torrenziali che hanno fatto esondare il fiume Brahmaputra: quasi sette milioni di abitanti hanno subito danni in prima persona.

 

Gli studi condotti non sono riusciti a dire se il riscaldamento globale abbia reso le piogge più intense. Indipendentemente da questo specifico episodio, però, la probabilità di piogge estreme aumenterà del 70% in uno scenario futuro con un aumento della temperatura media globale pari a due gradi centigradi.

 

Dall’altra parte del mondo, in Sudafrica, dal 2015 al 2017 Cape Town ha sofferto una siccità record che ha portato a sfiorare il collasso del sistema idrico, già noto per le sue inefficienze. Nello scenario climatico attuale, un evento simile rimane raro, con un’incidenza attesa di una volta ogni cento anni. Le probabilità che si verifichi, tuttavia, sono triplicate a causa dei cambiamenti climatici.

 

Per la stragrande maggioranza degli eventi meteo estremi non esistono studi simili. I giornalisti hanno comunque la responsabilità di inquadrarli nel più ampio contesto dei cambiamenti climatici, senza però scivolare in inesattezze. La guida spiega passo dopo passo come fare, quali affermazioni sono lecite e quali contestabili.