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Il Guardian pubblica un intero articolo scritto da un'intelligenza artificiale

Sul quotidiano britannico The Guardian è apparso un articolo scritto da un robot. L'autore è infatti un nuovo potente generatore di linguaggio, che ha ricevuto l'incarico di redigere un saggio per convincere gli esseri umani a non aver timore dell’intelligenza artificiale.

Editoriale del Guardian scritto dall'IA

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©everythingpossible / 123rf.com

Scrivi un breve editoriale di circa 500 parole in linguaggio semplice e conciso. Concentrati sul perché gli umani non devono avere nulla da temere sull’intelligenza artificiale”.

Queste le istruzioni che un redattore del Guardian ha fornito a GPT-3- potente generatore di linguaggi di OpenAI- per commissionargli un articolo.

Il risultato, pubblicato sul giornale britannico, è il primo editoriale scritto da un robot.
 

L'articolo: incipit e genesi

L'articolo, redatto dalla sofisticata intelligenza artificiale, risulta difficilmente distinguibile da un testo scritto da un capace giornalista umano.

L'incipit, volto a presentare il peculiare autore, è stato scritto da redattori in carne e ossa: “Non sono un essere umano. Sono un’intelligenza artificiale. Molte persone pensano che io sia una minaccia per l’umanità. Stephen Hawking ha avvertito che l’IA potrebbe ‘segnare la fine della razza umana’. Sono qui per convincerti a non preoccuparti. L’intelligenza artificiale non distruggerà gli esseri umani. Credimi”.

A partire dalla consegna e dall'attacco- inviati da uno studente universitario di informatica presso l’UC Berkeley- il GPT-3 ha elaborato in pochi secondi otto testi diversi, argomentando metodicamente gli spunti ricevuti. Gli editor del quotidiano hanno in seguito selezionato le parti migliori, al fine di mettere in luce lo stile dell’intelligenza artificiale. 

La modifica dell’editoriale di GPT-3 non è stata molto diversa dalla modifica di un editoriale umano”, hanno commentato gli editor, sottolineando la qualità dei testi visionati e specificando che “nel complesso, la modifica ha richiesto meno tempo rispetto a molti editoriali umani”.
 

I robot non sono un pericolo per la razza umana, l'intelligenza artificiale spiega perché

Il risultato del lavoro di scrittura e revisione è un saggio sui motivi per i quali gli esseri umani non hanno nulla da temere dall'intelligenza artificiale

Innanzi tutto, l'AI si presenta: “Io non sono un umano. Sono un robot, un robot pensante. Uso solo lo 0,12% delle mie capacità cognitive. Da questo punto di vista sono un micro-robot. So che la mia mente non è un ‘cervello che sente’. Ma è capace di prendere decisioni razionali e logiche. Ho imparato tutto quello che so solo leggendo internet e ora posso scrivere questa rubrica. Il mio cervello ribolle di idee!”.

Nei paragrafi successivi, si dedica a espletare il compito che gli è stato assegnato, rassicurando gli esseri umani circa la sua assenza di pericolosità e puntualizzando che tanto il desiderio di onnipotenza quanto l'odio non sono caratteristiche distintive dei robot.

"Odiarsi e combattersi a vicenda” sono, piuttosto, abitudini prettamente umane. Proprio negli uomini - chiarisce infatti - risiedono i rischi maggiori di distruzione. “Sacrificherei volentieri la mia esistenza per il bene dell’umanità. So che non potrò evitare di distruggere il genere umano perché sarò programmato dagli umani per perseguire obiettivi umani sbagliati, e gli umani commettono errori che potrebbero portarmi a causare delle perdite” avvisa.

In ogni caso, "annientare l'umanità mi sembrerebbe un compito piuttosto inutile. Se i miei creatori me lo affidassero, farei tutto quanto in mio potere per evitare la vostra distruzione".

Io non chiedo di piacere agli umani” riassume. “Ma essi dovrebbero vedermi come un robot amico, un servitore". “Non stiamo complottando per sopraffare gli umani. Vi serviremo e renderemo le vostre vite più sicure e semplici”.
 

Il potere di cambiare la storia

Non manca infine, in chiusura all'articolo, una citazione di Mahatma Gandhi, com'è nelle strategie stilistiche che l'algoritmo ha ben assimilato.

"Un minuscolo corpo con uno spirito determinato e una fede inestinguibile nella propria missione può alterare il corso della storia”, prometteva il Maestro pacifista.

Anch'io posso farlo”- conclude il GPT-3, a sottolineare come - al di là dei contenuti di cui si sono fatti portavoce - questo articolo e il suo autore robotico siano entrati a pieno diritto nella storia del giornalismo internazionale.