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Guterres: dichiarate l'emergenza climatica

Dichiarare lo stato di emergenza climatica e impegnarsi, subito, ad azzerare le emissioni di gas serra. È l’accorato appello rivolto ai leader mondiali dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

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©Mykhaylo Palinchak / 123rf.com

L’appello di António Guterres

Oggi le temperature superano di 1,2 gradi centigradi quelle dell’era preindustriale. Se non cambiamo rotta, andiamo verso un drammatico aumento delle temperature di oltre 3 gradi entro la fine del secolo. Qualcuno può ancora negare che ci troviamo di fronte a un'emergenza drammatica?”. 

 

Ha esordito così il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres quando, il 12 dicembre 2020, si è trovato di fronte a una settantina di leader internazionali collegati in videoconferenza per il summit virtuale sul clima

 

È per questo motivo che oggi invito tutti i leader del mondo a dichiarare lo stato di emergenza climatica nei loro paesi fino a quando non sarà raggiunta la carbon neutrality”, ha continuato.

 

Cosa significa dichiarare l’emergenza climatica

Dichiarare lo stato di emergenza climatica ha un forte valore simbolico, perché riconosce ufficialmente l’entità del problema; ma anche una valenza pratica, perché corrisponde a prendere un impegno di fronte ai propri cittadini. Nello specifico, gli Stati possono seguire due approcci diversi ma complementari: 

 

  • Promettere di azzerare le emissioni nette di gas serra entro una scadenza ben precisa (mitigazione); 
  • pianificare opere che rendano il territorio più resiliente di fronte all’impatto dei cambiamenti climatici (adattamento).

 

A tracciare la scia sono stati Regno Unito e Irlanda che hanno dichiarato l’emergenza climatica già a marzo 2019. Un esempio che è stato ben presto seguito anche da Canada, Francia, Spagna e molti altri Stati, arrivando a un totale di 38. Un numero promettente che, ha ricordato però António Guterres, può e deve salire ancora. 

 

In Italia, dopo una prima bocciatura, a dicembre 2019 è arrivato il via libera da parte della Camera, seguita dal Senato a giugno 2020. 

 

Il bilancio a cinque anni dall’Accordo di Parigi

La data scelta per il summit virtuale sul clima non è casuale. Corrisponde infatti al quinto anniversario dalla firma dell’Accordo di Parigi, lo storico patto con cui la comunità internazionale si è impegnata a contenere l’aumento delle temperature medie globali entro i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali, facendo tutto il possibile per non superare gli 1,5 gradi

 

I numeri dell’Emissions gap report 2020 pubblicato dall’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), però, dimostrano in modo inequivocabile quanto la strada sia ancora in salita.

 

Nel 2019 le emissioni di gas serra climalteranti hanno toccato un nuovo record pari a 52,4 gigatonnellate di CO2 equivalente. Le misure di lockdown introdotte nel 2020 hanno portato a una frenata, ma questa è stata solo parziale e temporanea. Non certo sufficiente per investire la rotta della crisi climatica in corso.

 

Anche se tutti gli Stati del mondo si attenessero alla lettera agli impegni di riduzione delle emissioni presi nel quadro dell’Accordo di Parigi (Ndc, nationally determined contributions), le temperature medie globali sfonderebbero comunque la barriera dei 3 gradi centigradi entro la fine del secolo. 

 

Agire subito per arginare la crisi climatica

Che fare, dunque? Nel suo accorato appello, António Guterres ricorda che gli Stati dovranno aggiornare le proprie Ndc in tempo per la Cop 26 del prossimo anno. A livello globale, da qui al 2030 bisognerà ridurre le emissioni del 45% rispetto ai livelli del 2010. Serviranno quindi promesse molto più ambiziose. Come quelle della Commissione europea, determinata a tagliare le emissioni del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.

 

Ogni Paese, città, istituto finanziario e azienda deve adottare piani per azzerare le emissioni entro il 2050. E iniziare a metterli in pratica adesso, anche fornendo chiari obiettivi nel breve termine”, ha continuato.

 

La tecnologia è dalla nostra parte. Solide analisi economiche sono nostre alleate. Le energie rinnovabili diventano sempre meno costose ogni giorno che passa. L’azione per il clima può essere il catalizzatore per milioni di nuovi posti di lavoro, una salute migliore e infrastrutture resilienti”.

 

In questo senso, i poderosi pacchetti di stimolo all’economia lanciati per superare l’emergenza coronavirus rappresentano un’opportunità da non perdere. Si tratta di “denaro che stiamo prendendo in prestito dalle future generazioni”, ha ricordato Guterres. Risorse che non possono essere sprecate per mantenere lo status quo, lasciando ai nostri figli e ai nostri nipoti “una montagna di debiti e un Pianeta distrutto”.