Il mercato nero delle piante rare: etica e rischi per la biodiversità
Il traffico illegale di piante rare impoverisce gli ecosistemi e mette in pericolo la sopravvivenza di molte specie.

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- Piante rare: perché sono così ricercate
- Il commercio illegale e i suoi numeri
- Impatti sulla biodiversità e sugli ecosistemi
- Questioni etiche e culturali
- Cosa possiamo fare come consumatori responsabili
Piante rare: perché sono così ricercate
Da sempre l’essere umano è affascinato da ciò che è raro e insolito, non solo per la sua bellezza ma anche per il senso di esclusività e prestigio che trasmette.
La ricerca di qualcosa di introvabile o poco comune riguarda spesso oggetti, come abiti, gioielli, ma si estende anche ad alimenti, minerali, animali e piante.
Le piante rare hanno un fascino per chi le colleziona perché possono avere foglie o fiori con colori e forme particolari, oppure un portamento insolito ma soprattutto per la loro scarsità. Tra le piante rare sono infatti incluse specie difficili da propagare o che crescono molto lentamente o in zone remote.
Esempi di piante rare sono le orchidee selvatiche, specialmente quelle che fioriscono per pochi giorni all’anno, oppure anche cactus e piante grasse dalla crescita lenta.
Ciò che passa spesso in secondo piano è che le piante rare possono derivare da prelievi illeciti in natura che mettono in pericolo la sopravvivenza di molte specie.
Il commercio illegale e i suoi numeri
Delle oltre 40mila specie protette, circa 34mila sono piante e il commercio illegale di vegerali non è un fenomeno poco diffuso.
Al contrario, secondo il World Wildlife Crime Report dell’ONU si stima che il traffico globale di flora e fauna selvatica valga fino a 23 miliardi di dollari l’anno.
Ad esempio, in Italia, nel 2020, la Guardia di Finanza sequestrò oltre mille cactus del genere Copiapoa provenienti dal deserto di Atacama, in Cile, per un bottino del valore di circa un milione di euro.
Piante ornamentali come orchidee, cactacee, cicadee e piante carnivore sono tra le più sensibili alle mode del mercato e spesso vengono sottratte ai loro ambienti naturali per essere vendute a collezionisti o rivenditori.
Gran parte del commercio avviene ormai online, dove è facile mascherare l’origine delle piante e difficile per le autorità intervenire.
Impatti sulla biodiversità e sugli ecosistemi
Ovviamente prelevare piante selvatiche dal loro ambiente naturale non è un atto innocente e privo di impatti. Il commercio illegale di piante porta infatti a estrarre piante in massa che può causare estinzione della specie, può favorire l'erosione del suolo in ambienti aridi e può impoverire nicchie ecologiche che sostengono altri organismi.
Quando una pianta rara viene raccolta in natura non si rischia quindi "solo" l’estinzione di quella specie, ma si compromette l’intero equilibrio dell’ecosistema.
Le orchidee, ad esempio, vivono in simbiosi con funghi specifici del suolo e, senza di loro, non possono germogliare ma se le piante madri vengono eliminate, anche questi funghi scompaiono.
A lungo andare, quindi, il bracconaggio vegetale può causare erosione del suolo, perdita di variabilità genetica, perdita di impollinatori e squilibri negli ambienti più fragili, come i deserti e le foreste tropicali.
Questioni etiche e culturali
Oltre a danneggiare la natura, il mercato nero delle piante rare colpisce anche le comunità che vivono nei territori d’origine.
In Turchia, per esempio, la raccolta delle orchidee selvatiche per produrre salep, una bevanda tradizionale, porta ogni anno all’estirpazione di milioni di tuberi e, in alcune regioni, le popolazioni locali hanno già visto sparire intere specie.
Casi simili si verificano anche in Iran, in Madagascar e in America Latina, dove la raccolta e l’esportazione illegale di piante privano i Paesi di risorse uniche.
Possedere un esemplare raro sottratto al suo ambiente naturale può sembrare un gesto di amore per le piante, ma in realtà contribuisce alla loro distruzione.
Cosa possiamo fare come consumatori responsabili
Per evitare di acquistare piante che provengono dal commercio illegale, è bene informarsi e comprare solo da vivai affidabili, che vendono piante propagate in serra o da seme, non raccolte in natura.
In generale meglio diffidare di venditori online che offrono esemplari selvatici presentati come wild, da collezione o rari dal prezzo molto basso, poiché potrebbero derivare da prelievi illegali.
Per tutelare in modo attivo le piante si possono anche segnalare eventuali annunci sospetti alle autorità o alle piattaforme su cui sono pubblicati e sostenere con donazioni e condivisione i progetti che proteggono habitat e specie minacciate.
Inoltre, in Europa molte specie sono tutelate dalla Convenzione CITES, che regola il commercio internazionale di flora e fauna ed esiste una documentazione che attesta l’origine delle piante e che può essere richiesta al venditore.