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Counseling e lavoro corporeo

La combinazione del trattamento corporeo con il counseling (colloquio verbale) risulta altamente efficace: il lavoro corporeo fa sì infatti che il cliente si riesca a sentire più profondamente, facendo accedere alla coscienza nuove parti di sé, mentre il colloquio porta a comprendere davvero quello che è successo durante il trattamento corporeo e permette di integrarlo nella vita di tutti i giorni.

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Chi è un counselor? Un professionista che aiuta a vedere più chiaramente e ad affrontare meglio i problemi che una persona si trova a vivere nel presente. Il counseling è un insieme di abilità, atteggiamenti e tecniche per aiutare una persona ad aiutarsi. Si parte dal presupposto che la persona abbia già in sé le risorse necessarie e durante la seduta ci si propone di creare le condizioni migliori per farle emergere. La seduta è in pratica un colloquio centrato sul cliente, in cui il counselor lo aiuta a relazionarsi meglio con gli altri e con le differenti parti di sè.

Il counseling non è psicoterapia e non va ad analizzare i vissuti passati del cliente o a ricercare nella sua infanzia le cause dei disagi odierni. L’attenzione è posta sul “come” piuttosto che sul “perchè” dei problemi relazionali che si incontrano (approccio fenomenologico).

Anche quando combiniamo al counseling il lavoro corporeo (trattamenti con il cliente che riceve disteso passivamente sul lettino da massaggio, ma anche in movimento attivo, in piedi) l’ottica rimane quella del counseling: il lavoro è impostato sulla base del bisogno specifico che il cliente esprime e limitando il numero degli incontri. La durata del ciclo di incontri può essere molto variabile, ogni persona fa storia a se’, ma per problemi semplici io nella mia esperienza personale come operatore ho avuto risultati significativi già nell’arco di tre sedute, nella maggioranza dei casi limitando gli incontri ad un massimo di dieci.

La combinazione del trattamento corporeo con il counseling (colloquio verbale) risulta altamente efficace: il lavoro corporeo fa sì infatti che il cliente si riesca a sentire più profondamente, facendo accedere alla coscienza nuove parti di sé, mentre il colloquio porta a comprendere davvero quello che è successo durante il trattamento corporeo e permette di integrarlo nella vita di tutti i giorni. Ci si riesce così ad appropriare meglio della trasformazione che si è verificata quasi “da sè” durante il trattamento sul lettino, cioè a sentire come “proprio” e radicato nei sensi e nel corpo il nuovo modo di sentire e di vivere gli eventi significativi che è scaturito dal lavoro somatico.

Così operando si riesce ad accelerare molto il processo di cambiamento, riducendo il numero di sedute, evitando di parlare eccessivamente dei fatti della vita e soprattutto rifuggendo ogni tentazione di interpretarli ma vivendo le cose che effettivamente avvengono. Questo è reso possibile dal semplice fatto che le sentiamo nel corpo.

Luca Manghi