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La sacralità della malattia

La malattia, dice Hamer, è un simultaneo squilibrio a livello psichico, cerebrale e organico dovuto ad un trauma emotivo.
Senza conflitto non vi è malattia: rendersene conto è il primo passo verso la guarigione.

La sacralità della malattia

Se analizziamo la  parola ‘malattia’ e la sezioniamo in due parti, ci rendiamo conto che è formata dalla parola ma = madre e lat = latte.

La malattia assume, allora, significato di LATTE MATERNO, alimento che nutre e che tiene in vita preparandoci ad affrontare l’esistenza, non solo da un punto di vista strettamente fisico e materiale, ma contemporaneamente da un punto di vista emotivo, psichico e spirituale.

Grazie al nutrimento (latte) il neonato, per altro in modo del tutto istintivo, cresce e si trasforma, allo stesso modo in cui grazie alla malattia tutti noi cresciamo e ci trasformiamo. 

La malattia può allora essere vista come mezzo per tras-formarci e crescere, per comprendere che qualcosa non sta procedendo nella giusta direzione, quella che il nostro sé vorrebbe per noi.

Prima che sopraggiunga la ‘malattia’, dal profondo del cuore emergono sensazioni di straniamento, insoddisfazione, tristezza, nervosismo, apatia, sbalzi umorali, depressione, paura: questi sono i messaggi che potrebbero farci cambiare rotta senza bisogno di ‘cadere’ nella rete della malattia.

Ma, spesso cerchiamo di minimizzare i segnali, o addirittura di metterli a tacere, con anestetici di ogni natura: chimica, fisica, emotiva.

 

Il silenzio, il miglior amico del cuore

Nel baccano il cuore saltella, o al più s’infila sotto le coperte. Talvolta, il baccano fa bene al cuore, lo fa sentire vivo, pulsante, imperatore di un regno che deve essere ogni giorno difeso e protetto. Ma, ogni tanto, il cuore abbisogna di assoluto Silenzio, del Vuoto, per potersi ricaricare e innalzare al di sopra della materia.

Luce, infinito, spazi sconfinati: di questo si ciba, oltre che di amore. E, affinché l’amore sia sempre il benvenuto, il cuore deve potersi lasciar avvolgere dal silenzio che allontana il frastuono.

A noi occidentali, può apparire strano un approccio di questo tipo, dal momento che la nostra civiltà ci impone il caos, il troppo, l’eccesso. Così fuori, per le strade; così tra le mura domestiche, negli uffici, nei locali.

La televisione è perennemente accesa nelle case, o al più la radio, il computer, lo stereo, e si fa il possibile per tappare ogni possibile ‘buco di silenzio’ con parole, azioni, frasi fatte e scontate… il silenzio spaventa, minaccia, intimidisce. Poiché non ci siamo abituati.

Un antichissimo detto cinese, dice: ”Pregare significa parlare con Dio. Meditare significa ascoltarlo. Fidati del silenzio”. 

 

Tutto il nostro corpo pensa, quindi anche il nostro cuore

Uno dei maggiori contributi alla riunificazione della dicotomia umana in medicina, è dovuto al lavoro e alla visione pionieristica di Candace Pert, neurofisiologa, direttrice dell’istituto di biochimica cerebrale del NIMH - National Institute for Mental Health - la quale ha scoperto le endorfine e un vasto numero di neuropeptidi, le molecole che trasmettono le informazioni nel sistema nervoso.

Ha, inoltre, evidenziato che i neuropeptidi sono i mediatori sia delle informazioni che delle emozioni e sono attivi praticamente in tutte le cellule del corpo: nel sistema nervoso, nel sangue, nel sistema immunitario e nell’intestino. Dunque, è possibile affermare che: Ogni stato d’animo è fedelmente riflesso da uno stato fisiologico del sistema immunitario.

 Con le scoperte della Pert la concezione puramente meccanicistica del corpo umano è stata scardinata completamente. Innanzitutto, i neuropeptidi devono essere considerati delle ‘molecole psichiche’ in quanto non trasmettono solo informazioni ormonali e metaboliche ma emozioni e segnali psicofisici.

Ogni stato emotivo (gioia, ansia, paura, piacere, terrore) con le sue moltitudini sfumature chiamate sentimenti, è veicolato nel corpo da specifici neuropeptidi. Contrariamente alle aspettative scientifiche, questi neuropeptidi e i loro recettori sono stati rinvenuti in ogni parte del corpo, e non soltanto nel sistema nervoso:

L’INTERO CORPO PENSA / OGNI CELLULA, O PARTE DEL CORPO, “SENTE” E PROVA EMOZIONI, ELABORA LE PROPRIE INFORMAZIONI PSICOFISICHE e le trasmette ad ogni parte attraverso una fittissima rete di comunicazioni di estrema varietà/ TUTTO IL CORPO È VIVO, INTELLIGENTE E COSCIENTE / OGNI CELLULA PROVA PIACERE O DOLORE ed elabora strategie metaboliche per il benessere collettivo. 

Questo concetto può apparire sfuggente alla nostra normale comprensione e a quella coscienza umana, così intrisa di concetti razionali, seppur scientificamente opinabili. Ma, talvolta è facile perdersi nel bicchiere d’acqua dell’ovvietà. Jovanotti in una sua vecchia canzone cantava “Io penso positivo perché sono vivo, perché son vivo” e non si sbagliava di tanto!

 

Come il dialogo tra terapeuta e paziente può essere il primo passo verso la guarigione?