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Coronavirus, il lockdown indiano

India, un Paese vicinissimo alla Cina, con più di un miliardo di abitanti gomito a gomito l'uno con l'altro. Come sta applicando il lockdown e come stanno reagendo i cittadini?

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©Nikhil Patil -123RF

India: un miliardo di abitanti in lockdown

Fino ad adesso l’epicentro del dramma rappresentato dal coronavirus è stato in Europa, e stupiva vedere un Paese immensamente sovraffollato come l’India, così vicino alla Cina, ovvero al primo focolaio, non subire una vera e propria onda d’urto dovuta al virus.

Eppure adesso, dopo un paio di mesi, anche in India è stato imposto il lockdown con motivazioni e modalità uniche nel loro genere, perché nonostante le somiglianze demografiche e geografiche tra l’India e la Cina, le differenze sono molte e sostanziali.  

Al momento l’India sta vivendo il lockdown da fine marzo 2020 e non si sa fino a quando durerà. Ma è possibile imporre un tale status ad una democrazia che tiene insieme più di un miliardo di persone?
 

Differenze tra Cina e India

Infatti è questo il primo punto cardine. La Cina è stato il primo Paese a dover fare i conti col COVID 19 e, sebbene anche la Cina vanti più di un miliardo di abitanti, si tratta di un regime dittatoriale monopartito che può permettersi di sospendere i diritti dei cittadini ed imporsi con maniere rigide.

Ciò non è applicabile in India, poiché si tratta di una federazione di ben ventinove stati, la democrazia più popolosa al mondo che deve tenere in considerazione le opinioni di un’infinità di parti.

E questo, in momenti di emergenza critica, può risultare difficoltoso e lento, due condizioni in cui gli elementi di crisi tendono a sfuggire di mano, specie se l’elemento di crisi è un virus contagioso.
 

L'India non è solo l'Hymalaia

Nonostante la vicinanza geografica con la Cina, l’India non ha risentito subito del COVID 19, perché, tra i due Paesi, c’è la più grande catena montuosa del mondo (l'Hymalaia) con temperature minime talvolta inferiori ai -30 gradi centigradi, e virus e batteri non amano questi tipi di ambienti.

I primi casi registrati hanno avuto origine da turisti italiani in visita in India, e subito messi in quarantena e contenuti. Ma in un paese così densamente popolato e con un livello igienico medio veramente basso, le misure preventive avrebbero dovuto essere più alte e più rigorose.

Ma l’India non è solo Himalya.
Così, dopo i primi casi, il governo centrale ha imposto un lockdown totale che si estende di settimana in settimana.
 

Dettagli del lockdown indiano

Cosa si intende per lockdown totale? Nessuno può lasciare la propria città o il proprio villaggio, ben vigilato da posti di blocco tenuti in piedi da una polizia che non va per il sottile ed è autorizzata ad usare le maniere forti per evitare che un individuo determini la rovina di interi villaggi.

All’interno di villaggi e città è consentito ad un solo membro per famiglia di uscire, massimo due volte a settimana, per fare la spesa nei pochissimi negozi aperti.

Nessuno può uscire senza mascherina ed il cibo è razionato. Oltre ai negozi alimentari e di beni di prima necessità, solo le banche sono aperte e le aziende agricole, che continuano a produrre.

Il lockdown non fa sconti a nessuno e a tutte le aziende è stato imposto di chiudere fisicamente i battenti.
 

La ruota del dharma e il lockdown "accettabile"

Per via della brutalità di trattamento delle forze dell’ordine, il lockdown è ampiamente rispettato e molti volontari ed ONG distribuiscono cibo a chi non può uscire di casa.

D’altra parte, nelle megalopoli indiane esistono grandi bidonville dove i più indigenti, spesso neanche registrati all’anagrafe, vivono (e muoiono) accatastati gli uni sugli altri ed è impossibile fare previsioni su tali aree.

Molti individui e gruppi etnici o religiosi lamentano una sospensione dei diritti umani mentre d’altro canto molti altri sono consapevoli che l’India potrebbe rappresentare una bomba atomica mondiale se il COVID 19 si diffondesse liberamente.

Da notare che, a differenza dei Paesi occidentali, l’India presenta una naturale attitudine al ritiro e al silenzio, tipica della contemplazione, ed un’atteggiamento di accettazione che sebbene a noi appaia fatalista, rappresenta uno dei vanti dello spirito nazionale.

L'equanimità dello yogi che accetta i frutti della ruota del Dharma e non lascia che i risultati della vita influenzino il proprio stato interiore. Grazie a queste caratteristiche, è più facile accettare il lockdown senza sentire il bisogno di uscire, svagarsi, sfogarsi e dare ruota libera al proprio ego.

Come si dice: "se non puoi andare fuori, allora immergiti all'interno", ed in questo l’India ha solo da insegnare.