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Molecole intelligenti per purificare l'acqua

Federica Costantino, ricercatrice dell’università di Brescia, è al lavoro su un’innovativa tecnologia per purificare l’acqua con una grande efficienza e un impatto ambientale pressoché nullo.

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Acqua pulita, un diritto inalienabile

Il sesto Obiettivo di sviluppo sostenibile dell’Onu lo dice a chiare lettere: entro il 2030 bisogna assicurare acqua pulita e servizi igienico-sanitari adeguati a tutti gli abitanti del pianeta. Un traguardo che ad oggi appare ancora lontanissimo. Nel 2020, circa 2 miliardi di persone non disponevano di acqua potabile gestita in modo sicuro; quasi un terzo, cioè 771 milioni, aveva difficoltà addirittura a procacciarsi l’acqua potabile di base. 

 

La disponibilità delle scarse risorse idriche mondiali è ancor più limitata per l’aggravarsi dell’inquinamento dell’acqua dolce, dovuto allo smaltimento nei mari e nei corsi d’acqua di acque reflue che non sono state trattate a sufficienza, mette nero su bianco l’Unesco, mettendoci in guardia anche dai “nuovi inquinanti” contenuti nei pesticidi, nei prodotti chimici industriali e domestici, nei detergenti e nei farmaci. 

 

Quello dell’acqua contaminata potrà sembrarci un problema distante, visto che abbiamo la fortuna di vivere in un paese industrializzato dove vigono legislazioni molto restrittive in merito. Eppure, anche noi ne siamo coinvolti in prima persona. 

 

Emblematico il caso dei PFAS (Sostanze Perfluoro Alchiliche) che la fabbrica chimica Miteni di Trissino, in provincia di Vicenza, ha scaricato per anni nell’ambiente. Da lì sono finiti nelle falde e nell’organismo degli abitanti della zona. Non è un caso se in inglese sono stati ribattezzati “forever chemicals”.

 

Nanoparticelle che distruggono gli inquinanti

Una possibile soluzione arriva dalle nanoparticelle, al centro di un progetto di ricerca nato in Italia ma già approdato Oltreoceano. A guidarlo è Federica Costantino, dottoranda presso l’università Cattolica di Brescia. 

 

“Mi occupo di sintetizzare nanoparticelle all'interno di polimeri, i nanocompositi, che esposti alla luce si attivano per degradare le specie che contaminano l'acqua”, spiega al Giornale di Brescia. In altre parole, i fotoni (le radiazioni elettromagnetiche della luce) stimolano alcune molecole “intelligenti” che, come risposta, innescano processi ossidativi in grado di degradare gli inquinanti.

 

Un altro pianeta rispetto agli attuali metodi di purificazione dell’acqua, che assorbono o coagulano gli inquinanti senza però distruggerli, e hanno comunque un loro impatto ambientale. Il progetto di Costantino, al contrario, vuole sfruttare proprio il processo di distruzione degli inquinanti per ottenere idrogeno, per mezzo della fotocatalisi. Un’energia pulita che permette di fare a meno dei combustibili fossili.