Mounjaro, Wegovy e Ozempic: cosa sono e come funzionano
Negli ultimi anni i farmaci agonisti del recettore del GLP-1 (Glucagon-Like Peptide-1), come Ozempic, Wegovy e Mounjaro, hanno radicalmente modificato il trattamento del diabete di tipo 2 e dell’obesità. Nati come terapie metaboliche, questi farmaci sono oggi al centro di un utilizzo sempre più esteso.
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Cosa sono Mounjaro, Wegovy e Ozempic
Ozempic e Wegovy contengono entrambi semaglutide, un agonista del recettore del GLP-1 (Glucagon-Like Peptide-1), ma differiscono per indicazione clinica, schema posologico e dosaggio massimo: Ozempic è approvato principalmente per il trattamento del diabete di tipo 2, mentre Wegovy è formulato specificamente per il trattamento dell’obesità e del sovrappeso associato a comorbidità. La molecola è la stessa, ma l’obiettivo terapeutico e l’intensità dell’effetto sono diversi.
Mounjaro contiene invece tirzepatide, una molecola di nuova generazione che rappresenta un’evoluzione concettuale rispetto ai GLP-1 agonisti “classici”. Tirzepatide è un agonista duale che agisce sia sul recettore del GLP-1 sia su quello del GIP (Glucose-Dependent Insulinotropic Polypeptide), un’altra incretina intestinale coinvolta nella regolazione della secrezione insulinica e del metabolismo energetico. Questa doppia azione consente un’interferenza più ampia e profonda sui circuiti ormonali che governano glicemia, appetito e utilizzo dei nutrienti, ed è probabilmente alla base dei risultati di perdita di peso mediamente superiori osservati negli studi clinici.
Dal punto di vista biochimico, questi farmaci sono ormoni peptidici sintetici, progettati per mimare incretine fisiologiche prodotte dall’intestino in risposta all’assunzione di cibo. A differenza del GLP-1 endogeno, che viene rapidamente degradato dall’enzima DPP-4 e ha un’emivita di pochi minuti, semaglutide e tirzepatide sono stati modificati strutturalmente per resistere alla degradazione enzimatica e rimanere attivi nell’organismo per giorni. Questa caratteristica consente la somministrazione settimanale e un’azione continua sui recettori bersaglio.
L’effetto di questi farmaci non si limita al pancreas o all’intestino. I recettori del GLP-1 (e del GIP) sono espressi anche nel sistema nervoso centrale, in particolare in aree coinvolte nella regolazione della fame, della sazietà e del comportamento alimentare. È attraverso questa azione neuroendocrina integrata che i farmaci GLP-1 riescono a ridurre l’appetito, aumentare il senso di pienezza e attenuare il cosiddetto food noise, cioè l’occupazione mentale costante legata al cibo.
Benefici clinici: ciò che la scienza conferma
Negli ultimi quindici anni, l’efficacia dei farmaci agonisti del recettore del GLP-1 è stata valutata in decine di studi clinici randomizzati e controllati, che coinvolgono complessivamente centinaia di migliaia di pazienti. I risultati sono tra i più solidi mai ottenuti nel campo della terapia metabolica.
1. Controllo glicemico
I GLP-1 agonisti determinano una riduzione significativa e sostenuta dell’emoglobina glicata (HbA1c), in media compresa tra 1 e 1,5 punti percentuali, con punte superiori in alcuni sottogruppi. Questo effetto è mediato da un aumento della secrezione insulinica glucosio-dipendente e dalla soppressione del glucagone, un meccanismo che spiega il basso rischio di ipoglicemia quando questi farmaci vengono utilizzati in monoterapia o in associazione a farmaci non ipoglicemizzanti.
Oltre al valore medio della glicemia, gli studi mostrano una riduzione della variabilità glicemica, un parametro sempre più riconosciuto come rilevante per la prevenzione delle complicanze microvascolari.
2. Perdita di peso clinicamente rilevante
Nei trial condotti su persone con obesità, con o senza diabete, la perdita di peso media varia dal 10 al 20% del peso corporeo iniziale in circa 68–72 settimane, a seconda del farmaco e del dosaggio. Percentuali di questa entità erano, fino a pochi anni fa, ottenibili quasi esclusivamente con la chirurgia bariatrica.
Dal punto di vista clinico, una riduzione del peso superiore al 10% è associata a miglioramenti significativi di pressione arteriosa, profilo lipidico, insulino-resistenza, steatosi epatica e infiammazione sistemica. È importante sottolineare che la risposta non è uniforme: esiste una variabilità interindividuale, che riflette la complessità biologica dell’obesità.
3. Benefici cardiovascolari
Uno degli aspetti più rilevanti, e spesso meno compresi dal grande pubblico, riguarda l’impatto cardiovascolare. Studi di outcome su larga scala hanno dimostrato che alcuni GLP-1 agonisti riducono in modo significativo il rischio di eventi cardiovascolari maggiori (infarto miocardico, ictus, morte cardiovascolare) in persone con diabete di tipo 2 e alto rischio cardiovascolare.
Più recentemente, dati emergenti suggeriscono benefici anche in persone con obesità senza diabete, indicando che l’effetto protettivo potrebbe non dipendere esclusivamente dal miglioramento glicemico, ma anche da azioni dirette su infiammazione, funzione endoteliale e metabolismo lipidico.
4. Miglioramento della qualità di vita
Accanto agli endpoint “duri”, gli studi riportano miglioramenti consistenti in parametri spesso trascurati, ma centrali per la vita quotidiana dei pazienti. La perdita di peso e il miglior controllo metabolico sono associati a una maggiore mobilità, riduzione del dolore articolare, miglioramento dei sintomi dell’apnea ostruttiva del sonno e aumento della capacità funzionale.
Inoltre, molti pazienti riferiscono un miglioramento del benessere psicologico e della percezione di controllo sul proprio comportamento alimentare. Questo aspetto, pur più difficile da quantificare, è sempre più riconosciuto come un elemento chiave dell’efficacia clinica, soprattutto in una patologia cronica e stigmatizzata come l’obesità.
Indicazioni ufficiali e contesto di appropriatezza
Le indicazioni approvate includono:
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diabete mellito di tipo 2
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obesità o sovrappeso con comorbidità
Il beneficio massimo si osserva quando il trattamento è inserito in un percorso multidisciplinare, che includa monitoraggio medico, supporto nutrizionale e attenzione alla salute psicologica.
Effetti collaterali e rischi da non sottovalutare
Gli effetti avversi più comuni comprendono:
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nausea, vomito, diarrea
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dolore addominale
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affaticamento
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alterazioni dell’umore
Sono inoltre riportati eventi più seri come pancreatite, calcoli biliari e ipoglicemia. L’uso senza supervisione aumenta il rischio di dosaggi inappropriati e di gestione autonoma di effetti collaterali potenzialmente pericolosi.
Carenze nutrizionali e massa muscolare
La forte soppressione dell’appetito può portare a un apporto insufficiente di:
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proteine
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vitamine e minerali essenziali
In assenza di un adeguato supporto nutrizionale, la rapida perdita di peso può determinare una riduzione significativa della massa muscolare, un fattore critico per la salute metabolica e la longevità.
La questione del recupero del peso
Le evidenze disponibili indicano che, alla sospensione della terapia con agonisti del recettore del GLP-1, la maggior parte delle persone tende a recuperare una quota significativa del peso perso. Questo fenomeno non è un fallimento del trattamento, ma l’espressione dei ben noti meccanismi biologici di adattamento che difendono il peso corporeo nel tempo.
Durante l’assunzione del farmaco, i segnali neuroendocrini che stimolano la fame e favoriscono il recupero del peso vengono efficacemente modulati. Alla sospensione, tali segnali riemergono, riportando l’organismo verso il suo peso di equilibrio. Questo andamento è coerente con la fisiologia dell’obesità, oggi riconosciuta come una patologia cronica, complessa e recidivante.
In questa prospettiva, i GLP-1 agonisti non dovrebbero essere considerati terapie temporanee, ma potenzialmente trattamenti di lungo periodo, analogamente a quanto avviene per altre condizioni croniche come diabete, ipertensione o dislipidemia. La decisione di proseguire o meno la terapia deve basarsi su una valutazione clinica individuale del rapporto beneficio–rischio, e non sull’aspettativa che il peso perso possa essere mantenuto spontaneamente dopo la sospensione.
Il recupero ponderale osservato dopo l’interruzione del farmaco rafforza quindi un messaggio centrale: nell’obesità, come in molte altre malattie croniche, il trattamento efficace è spesso continuativo, e la sospensione non è un obiettivo terapeutico in sé.
Alternative naturali per il controllo del peso
Con “alternative naturali” si intendono interventi non farmacologici basati su alimentazione, movimento e regolazione dei ritmi biologici. È fondamentale chiarire che nessuna alternativa naturale è in grado di replicare l’effetto dei farmaci GLP-1 in termini di potenza, durata d’azione e modulazione dei circuiti neuroendocrini della fame. Tuttavia, alcune strategie supportate da evidenze scientifiche possono contribuire in modo significativo al controllo del peso e, soprattutto, alla salute metabolica nel lungo periodo.
Un’alimentazione ricca di alimenti vegetali e fibre favorisce la sazietà e aiuta a preservare la massa muscolare durante il dimagrimento. L’attività fisica regolare, in particolare l’allenamento di forza, migliora la sensibilità insulinica e contrasta la perdita di massa magra, un determinante chiave di salute e longevità. Il sonno adeguato e la gestione dello stress influenzano direttamente gli ormoni che regolano fame e appetito, come leptina e grelina, mentre il supporto psicologico può ridurre comportamenti alimentari disfunzionali e fame emotiva.
Alcuni nutrienti e composti alimentari possono stimolare in modo transitorio la secrezione endogena di GLP-1, ma l’effetto è modesto e di breve durata, senza un impatto paragonabile a quello farmacologico. Per questo motivo, le strategie naturali non vanno intese come sostituti dei farmaci, ma come strumenti fondamentali di supporto, in grado di migliorare la sostenibilità dei risultati, la salute complessiva e il rapporto con il cibo.