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Nasce "Med Index": l'etichetta olistica

Tra le etichette tradizionali e il Nutriscore, c'è anche chi propone una terza via, cioè un'etichetta che comunichi anche le dimensioni di sostenibilità. Questa proposta prende il nome di Med Index.

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©stnazkul/123rf.com

Alla ricerca di un’etichetta alimentare

Sappiamo bene che, fin dalla prima infanzia, una corretta alimentazione è il caposaldo di una buona salute. Sappiamo anche che purtroppo i dati vanno ancora in tutt’altra direzione. Nell’Unione europea, il 59% degli adulti e il 28% dei bambini e degli adolescenti è in sovrappeso (in Italia quest’ultima percentuale arriva addirittura al 37%). Si stima che nel 2017, sempre nell’Unione europea, 950mila decessi (su un totale di 4,65 milioni) siano stati provocati da patologie figlie di una dieta scorretta. 

 

Ci sono tanti motivi per cui una persona non mangia correttamente. Motivi economici, legati alla disponibilità degli alimenti, ma anche motivi culturali. È questo il motivo per cui le istituzioni dell’Unione discutono da tempo sull’opportunità di introdurre un’etichetta nutrizionale uguale per tutti i Paesi membri, una misura che dovrebbe entrare in vigore entro la fine del 2022. Per ora si scontrano due approcci diversi:

 

  • Il Nutriscore, proposto dalla Francia, è un sistema che dà un punteggio sintetico ai valori nutrizionali di un alimento, da un minimo di E a un massimo di A. Viene anche chiamato “etichetta a semaforo” perché, per risultare immediatamente comprensibile, usa la stessa gamma cromatica del semaforo stradale. La sua estrema semplicità è al tempo stesso il suo più grande pregio e il suo più grande difetto: Coldiretti per esempio lo critica aspramente perché finisce per bocciare alimenti cardine della dieta mediterranea come l’olio extravergine di oliva che, per sua natura, è un grasso.

 

  • Il Nutrinform Battery, caldeggiato dall’Italia, è una sorta di batteria che indica le percentuali di energia (espressa in Kcal), grassi, grassi saturi, zuccheri e sale apportati da una porzione dell’alimento, rispetto alla dose giornaliera raccomandata. Le informazioni dunque sono molto più complete e, proprio per questo, vanno lette da una persona che abbia le competenze minime per saperle interpretare.

 

Una terza via: il Med Index

C’è anche chi propone una terza via. Le ricercatrici della Società italiana di medicina ambientale e dell’università di Bari hanno messo a punto un nuovo strumento, chiamato Med Index, e l’hanno descritto con un articolo pubblicato dal Journal of Functional Foods.

 

Il Med Index è un indice olistico che va oltre il puro e semplice conteggio di calorie e macronutrienti. Svariati studi scientifici dimostrano infatti che la qualità di ciò che si mangia incide in modo altrettanto importante sulla salute: esempi da manuale sono l’olio extravergine di oliva e la frutta secca a guscio che, nonostante il loro rilevante apporto di calorie e grassi buoni, hanno un comprovato effetto di riduzione del rischio cardiovascolare.

 

Oltre all’aspetto nutrizionale, inoltre, entra in gioco quello di sostenibilità. Attraverso il secondo Obiettivo di sviluppo sostenibile, infatti, la comunità internazionale si è impegnata non soltanto a sconfiggere la fame, ma anche a “raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”. È dunque giusto – anzi, necessario – che i cittadini riescano a capire se la frutta che vogliono mettere nel carrello sia stata coltivata a suon di pesticidi, oppure se un succo confezionato abbia generato enormi scarti di produzione.

 

Cosa misura il Med Index

Nel concreto, dunque, il Med Index ha una forma di piramide (per ricordare la piramide alimentare) e rappresenta in modo sintetico una lunga serie di parametri:

 

  • Al vertice c’è il numero di porzioni, espresse graficamente anziché in grammi.
  • Nella fascia centrale, invece del numero di calorie, c’è un’indicazione su quanta attività fisica serve per bilanciarle.
  • Nella fascia più in basso sono rappresentate le tre dimensioni della sostenibilità: nutrizionale, ambientale e sociale. Ciascun bollino ha un colore che può essere giallo (buono), verde (più buono) o il migliore (blu). La scelta cromatica evita volutamente di creare una dicotomia, un po’ troppo semplicistica, tra “promosso” e “bocciato”.

 

Ciascuna dimensione della sostenibilità è a sua volta valutata sulla base di svariati indicatori. Per quanto riguarda il valore nutrizionale, per esempio, si monitora la stagionalità, il rispetto della biodiversità, l’equilibrio tra macronutrienti, la presenza di probiotici e prebiotici ecc. Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, invece, contano l’uso di pesticidi, la certificazione biologica, la tracciabilità ecc. Infine ci sono i parametri sociali, come il rispetto dell’equità di genere e delle normative sul lavoro, gli investimenti in ricerca e sviluppo ecc.